FIORENTINA, 5 CARTE AL TAVOLO DI IACHINI
Non si segna, ma ora c’è anche Kouame che ha sùbito sfiorato il gol Dalla ripresa della stagione la Viola si conferma incapace di trasformare azioni e gioco in risultati
Con sette partite rimaste da giocare è sicuramente tardi e forse “inutile” affannarsi a risolvere il problema-gol, nel senso che la Fiorentina deve solo pensare a mettersi al sicuro al più presto ottimizzando le risorse offensive per lo stretto necessario ai punti che valgono la salvezza, quindi può rimandare le soluzioni vere. Ma che sia stato uno dei problemi della stagione - bissando in qualche modo quella precedente in cui Benassi con 7 gol è risultato essere il miglior marcatore in assoluto - lo dimostrano i numeri. E tra pre e post pausa non c’è differenza, anzi, da quando il campionato ha ripreso il suo percorso le cose se possibile sono peggiorate, sempre prendendo i numeri come parametro d’insindacabile giudizio. Ecco, piuttosto queste tre settimane dovranno essere utili per le valutazioni definitive su come e dove intervenire in sede di mercato per evitare un tris che sarebbe poco gradito.
RETROVIE DEL GOL. Già, i numeri. Intanto quelli generali, cioè parziali alla 31ª giornata chiusa giovedì sera in Serie A: con 37 reti all’attivo, la squadra viola è al 15° posto a pari merito con il Torino e peggio hanno fatto soltanto Spal (23), Brescia (28), Udinese (30) e Sampdoria (36). Giusto per la cronaca, comanda fuori concorso l’Atalanta con 85, poi sopra i 60 gol ci sono Juventus, Lazio e Inter, però, il termine di paragone non può essere rappresentato da queste formazioni. C’è altro, invece, da mandare a memoria. Considerando i due autogol a favore e il gol segnato da Boateng che poi a gennaio è andato in prestito al Besiktas, dei 34 gol attuali col marchio Fiorentina soltanto 16 portano la firma degli attaccanti (6 ciascuno Chiesa e Vlahovic, 3 Ribery, 1 Cutrone); e sempre non a caso, al momento in testa alla classifica dei marcatori viola troviamo anche Pulgar a cui è “bastato” fare 6 su 6 dal dischetto per essere uno dei tre cannonieri scelti delle 31 giornate in archivio: il che, essendo un centrocampista, va a suo merito ma anche a discapito di chi per ruolo è chiamato ad avere confidenza con la porta avversaria. Chiaramente, non è una questione di colpe da assegnare e di responsabilità da suddividere in parti non uguali: è la realtà descritta finora dal campionato che va presa come spunto formidabile per il futuro quanto mai prossimo.
TENDENZA DA INVERTIRE. Eppure, fermo restando che il conteggio dei gol realizzati dalle punte in rosa o da inserire in rosa fa sempre la differenza ed è un fattore discriminante da tenere in cima alle considerazioni nella costruzione di un gruppo, il parco attaccanti della Fiorentina sulla carta è composto da una buonissima miscela di qualità, varianti (a seconda delle esigenze tattiche), estro e forza. Semmai, Ribery escluso, paga un bel dazio all’esperienza. Ma al campione francese e agli altri tre succitati, a cui vanno aggiunti Sottil per caratteristiche e, soprattutto, Kouame di nuovo nella contesa a tutti gli effetti con il quarto d'ora disputato contro il Cagliari, spetta il compito di invertire una tendenza che con la ripresa del campionato ha puntato con decisione verso il basso quando ci si aspettava il contrario.
MALE AL RIENTRO. Prova ne siano sempre i numeri riferiti alle cinque gare disputate da calendario (sono esclusi i recuperi proprio per mettere tutte le squadre sullo stesso piano): la Fiorentina ha segnato 5 gol come la Roma, dietro c’è soltanto la Spal con 3, mentre ad esempio il Sassuolo 3 gol li ha segnati di media a partita. Di queste 5 reti viola, 2 sono di Pulgar e 1 di Pezzella (che hanno prodotto 4 punti grazie alla vittoria sul Parma e al pareggio con il Brescia), 1 a testa di Cutrone e Ribery. Mancano quelli di Chiesa e Vlahovic che, viceversa, all’inizio avevano dato un aiuto consistente a Iachini a rialzare la Fiorentina appena arrivato sulla panchina viola. Tanto tempo fa.
Di qui alla fine della stagione il numero e la varietà di uomini fanno ben sperare