«NEL SOGNO DI IMPERIA SERIETÀ E AMBIZIONE»
Dopo il balzo in D il patron racconta la rinascita del club nerazzurro, che poggia su basi solide e rapporti importanti Eugenio Minasso svela: «Cresciamo con Igea Banca nostro partner principale che ha tanti soci nel calcio»
L’Imperia scrive una nuova pagina della sua storia a un passo dai cent’anni. Questa è decisamente a colori, per rinverdire un passato che l’ha vista grande nei campionati professionistici e poi, tutto a un tratto, trascurata tra fallimenti e faticose ripartenze.
Il cuore nerazzurro pulsa ininterrottamente passione dal 1923, in una delle piazze più calde della Liguria. Nel momento in cui è stata interrotta la stagione a causa della pandemia, la squadra si trovava al primo posto nel girone A d’Eccellenza, con un punto di vantaggio rispetto alla rivale Sestri Levante. Nel doppio confronto l’Imperia ha prevalso (vittoria 2-0 all’andata in casa e pareggio 1-1 al ritorno), meritando sul campo il salto in Serie D. Il sorpasso, decisivo, è arrivato all’ultima giornata disponibile.
SI PUÒ SOGNARE. Oggi sulla Riviera di Ponente si sogna, grazie a un organigramma societario strutturato come meglio non potrebbe: dal presidente Fabrizio Gramondo al suo vice Fabio Ramoino, passando per il Dg Daniele Ciccione, il direttore tecnico Bencardino e il ds Chiarlone, fino ad arrivare al patron, Eugenio Minasso, ex parlamentare entrato a far parte di questo progetto all’alba della passata stagione. Minasso è un tifoso che ha messo passione e risorse a disposizione della città, creando una vera favola di provincia. «Questa in passato era una grande città industriale che nel tempo si è trasformata, investendo molto sul turismo. Anche l’Imperia ha cambiato forma e oggi torna finalmente in un livello calcistico più consono. Lo meritano la città, il nostro pubblico che ha sempre riempito lo stadio, i calciatori, la dirigenza e il mister Lupo che è stato calciatore nella grande Sampdoria di Boskov»
Come si è avvicinato a questa realtà?
«Ero un collaboratore della Sanremese, con cui c’è un derby accesissimo. È stato mio figlio (giocatore dell'Imperia, ndc) a farmi avvicinare a questa realtà. Il presidente Gramondo mi ha convinto a dare una mano e col sostegno di diversi sponsor, con in testa Banca Igea, abbiamo rilanciato il progetto Imperia»
Una squadra di liguri. Quanto conta l'appartenenza? «Tantissimo. Nella passata stagione abbiamo chiamato calciatori provenienti dalla Serie D che sono scesi di categoria perché hanno creduto nel progetto nerazzurro. Li stiamo confermando praticamente tutti. Siamo liguri e dunque risparmiamo sul vitto e sull'alloggio (ride, ndc) ma volevamo soprattutto dare un’immagine differente: valorizzare la nostra terra e i suoi giovani talenti. Ci siamo riusciti e sono convinto che, senza il Covid, avremmo comunque vinto il campionato»
Obiettivi?
«Vogliamo confermarci a buoni livelli in Serie D e continuare a coinvolgere i nostri tifosi. Al Nino Ciccione si potrebbe giocare anche la Serie C, ma non vogliamo fare il passo più lungo della gamba. La città si sta appassionando, se qualche investitore vuole entrare nel progetto per portarci ancora più in alto, è il benvenuto»
Ce l'ha un sogno nel cassetto? «Creare una società in stile Barcellona, dove la squadra è di tutti i cittadini e chi vuole può comprarsi una quota diventando socio»
Un pensiero al professionismo lo state facendo?
«Non le nascondo che il sogno c’è. Banca Igea ha soci importanti come il patron dell’Ascoli Pulcinelli e Mirri del Palermo. Abbiamo rapporti stretti con Lotito, conosco bene Antonio Percassi dell’Atalanta. E poi c’è qualche ex che ha fatto tanta strada come l'attuale responsabile del settore giovanile del Genoa, Michele Sbravati (portò l'Imperia in C2 nel 1999, ndc) e il ds del Napoli, Giuntoli, che ha indossato pure lui questa maglia. Avremmo dei canali per permettere a tanti giovani delle squadre di Serie A e Serie B di venire a giocare da noi. Il nostro è un nome importante con una grande storia e certi palcoscenici li sentiamo nostri. Vorremmo dare alla regione una quarta squadra per cui tifare oltre a Genoa, Sampdoria e Spezia».
Qualedifficoltàvipreoccupamaggiormente nell'ottica della ripartenza?
«Le porte chiuse ci penalizzerebbero. Per il bilancio ma soprattutto per il calore che la piazza sa darci ogni domenica. Con la nostra gente sugli spalti ci sentiamo più forti e non ci precludiamo alcun obiettivo»
«Progetto fondato sul territorio: oltre Samp, Genoa e Spezia c’è spazio per noi I talenti della regione un valore aggiunto»
Avete già annunciato delle conferme: e i nuovi colpi?
«Trucco, Scannapieco, Capra, Sancinito, Donaggio sono stati confermati, ma non sono gli unici che resteranno. Poi c'è Luca Carletti, un 2002 del Padova molto promettente, e altri 2000 e 2001 pronti per la Serie D. Abbiamo una schiera di giovani che può darci un grande contributo. Ci stiamo chiaramente guardando attorno per rinforzarci, a breve annunceremo i nuovi acquisti. Vorremmo creare un mix tra giovani e calciatori più esperti per continuare a essere competitivi».
«Creare un club radicato nel tessuto sociale? Il Barça è il modello ideale: ogni tifoso può diventare socio»