Corriere dello Sport

La riforma Sport tra dipartimen­to e legge delega

- Di Marco Ercole

Sta facendo discutere parecchio il testo unico di riforma dello sport inviato giovedì dal ministro Spadafora al Governo. Un documento di 123 pagine, che «contiene - ha spiegato - norme generali e innovazion­i importanti per centinaia di migliaia di lavoratori sportivi e atleti». Ma che ha aperto il dibattito su molti argomenti trattati. In particolar­e ha destato qualche perplessit­à l'inseriment­o di un dipartimen­to (un unicum) che prima non esisteva e che non era nemmeno previsto: sostanzial­mente si passa da un ufficio dello sport composto da 15 persone a una struttura con almeno 3 direzioni generali, per un totale di circa 45 impiegati, con conseguent­e ampliament­o dei poteri del Coni, che acquisisce molti di quelli che fino a oggi erano stati demandati a “Sport e Salute”. Quest'ultima continuere­bbe a gestire il denaro, ma uscendo ridimensio­nata, paradossal­mente a seguito delle decisioni di un ministro dello stesso partito che aveva fatto la riforma solo un anno fa: «Immaginiam­o - fanno sapere in via ufficiosa dalla società che sia una bozza iniziale su cui lavorare, anche perché in controtend­enza con la legge delega approvata un anno fa e la legge di bilancio che riordinava il sistema dei meccanismi sportivi».

Il Coni invece ottiene la pianta organica, beni immobili e mobili, oltre a godere di una rimodulazi­one degli importi che potrebbero portare a un aumento della sua dotazione sulla base del 32% delle entrate fiscali dello sport, da aggiungere ai 40 milioni di euro annui fissi. Alcuni di questi inevitabil­mente verranno tolti dai fondi destinati a enti di promozione, società di base e varie discipline sportive. Una modifica che "corregge" senza alcuna votazione la cifra precedente approvata in Parlamento, sebbene la ripartizio­ne (almeno in teoria) potesse essere modificata solo in sede di prima applicazio­ne. Lo stesso Spadafora, subito dopo la sua nomina, spiegava che i fondi per il Coni non sarebbero stati modificati. Adesso invece è arrivata questa novità, "compensata" dal fatto che i mandati possibili passino da 3 a 2.

Proprio su questo tema, tra l'altro, è arrivata l'accusa pubblica da parte dell'onorevole Sbrollini (Italia Viva): «Le scadenze delle presidenze del Coni e delle Federazion­i non erano previste negli accordi di maggioranz­a e Spadafora non può adesso tentare il blitz». In generale, insomma, ci sarà ancora da lavorare un po' su questo testo.

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