La riforma Sport tra dipartimento e legge delega
Sta facendo discutere parecchio il testo unico di riforma dello sport inviato giovedì dal ministro Spadafora al Governo. Un documento di 123 pagine, che «contiene - ha spiegato - norme generali e innovazioni importanti per centinaia di migliaia di lavoratori sportivi e atleti». Ma che ha aperto il dibattito su molti argomenti trattati. In particolare ha destato qualche perplessità l'inserimento di un dipartimento (un unicum) che prima non esisteva e che non era nemmeno previsto: sostanzialmente si passa da un ufficio dello sport composto da 15 persone a una struttura con almeno 3 direzioni generali, per un totale di circa 45 impiegati, con conseguente ampliamento dei poteri del Coni, che acquisisce molti di quelli che fino a oggi erano stati demandati a “Sport e Salute”. Quest'ultima continuerebbe a gestire il denaro, ma uscendo ridimensionata, paradossalmente a seguito delle decisioni di un ministro dello stesso partito che aveva fatto la riforma solo un anno fa: «Immaginiamo - fanno sapere in via ufficiosa dalla società che sia una bozza iniziale su cui lavorare, anche perché in controtendenza con la legge delega approvata un anno fa e la legge di bilancio che riordinava il sistema dei meccanismi sportivi».
Il Coni invece ottiene la pianta organica, beni immobili e mobili, oltre a godere di una rimodulazione degli importi che potrebbero portare a un aumento della sua dotazione sulla base del 32% delle entrate fiscali dello sport, da aggiungere ai 40 milioni di euro annui fissi. Alcuni di questi inevitabilmente verranno tolti dai fondi destinati a enti di promozione, società di base e varie discipline sportive. Una modifica che "corregge" senza alcuna votazione la cifra precedente approvata in Parlamento, sebbene la ripartizione (almeno in teoria) potesse essere modificata solo in sede di prima applicazione. Lo stesso Spadafora, subito dopo la sua nomina, spiegava che i fondi per il Coni non sarebbero stati modificati. Adesso invece è arrivata questa novità, "compensata" dal fatto che i mandati possibili passino da 3 a 2.
Proprio su questo tema, tra l'altro, è arrivata l'accusa pubblica da parte dell'onorevole Sbrollini (Italia Viva): «Le scadenze delle presidenze del Coni e delle Federazioni non erano previste negli accordi di maggioranza e Spadafora non può adesso tentare il blitz». In generale, insomma, ci sarà ancora da lavorare un po' su questo testo.