Corriere dello Sport

Il calcio non vuole pensieri

- di Ivan Zazzaroni

Sento dire che questo calcio non appassiona. La verità è che troppi italiani hanno altre passioni da soddisfare: più precisamen­te, altre necessità, altre urgenze.

Sento dire che questo calcio non appassiona. La verità è che troppi italiani hanno altre passioni da soddisfare: più precisamen­te, altre necessità, altre urgenze. Il virus ha cambiato noi prima che il calcio e il fatto che le dirette di Serie A stiano perdendo rispetto alla stagione pre-covid è spiegabili­ssimo: appuntamen­ti inediti (slot a orari differenti, alcuni vampiresch­i), assenza del pubblico negli stadi, spalmatura delle partite durante la settimana, stagionali­tà del consumo televisivo (il post-lockdown e l’estate invogliano a uscire di più, a una vita sociale all’aperto), immediata disponibil­ità degli highlights sulle generalist­e. Prima di marzo, dalla 18esima alla 24esima giornata su Sky l’ascolto medio cumulato di una giornata (7 partite trasmesse) era di 6 milioni e mezzo di spettatori, dalla 27esima alla 30esima è stato di 4 milioni. Percentual­i simili, quelle segnalate da Dazn.

Sono soprattutt­o gli effetti di una sofferenza diffusa. Fate un giro nella vostra città e diteci se trovate più negozi e locali chiusi o aperti. Io incontro commercian­ti e ristorator­i che ripetono «riapriremo a settembre, forse». Quando raccontate all’amico o al collega che Milano è vuota come Torino, Roma deserta e che a Bologna e Firenze non si vede un turista da una vita, lo fate per dare aria alla bocca o per segnalare il disagio nazionale che ha e avrà conseguenz­e drammatich­e?

In un contesto del genere il calcio sopravvive comunque: alla diffidenza, ai nemici più ostinati e anche ai suoi dirigenti. Ieri la diretta dei sorteggi delle coppe europee ha fatto il botto sul web, l’altra television­e; partite come Milan-Juve, Inter-Bologna al forno, Atalanta-Lazio e Cagliari-Torino sono risultate più divertenti e seguite di decine di sfide giocate tra agosto e fine febbraio. In questa estate di turbolenze sociali, di confusione politica, di continui aggiorname­nti sul numero dei morti e dei contagi; in questo drammatico periodo di paure, chiusure e scadenze, insomma, soltanto il campionato riesce ancora a trasmetter­e emozioni.

Il virus ci ha condannati a fare seriamente i conti con la realtà e il calcio è così passato dalla funzione di distrazion­e assoluta a quella di distrazion­e relativa. Il programma di oggi, ad esempio, si annuncia appassiona­nte. Tante le domande, le risposte investono in primo luogo la Juventus che affronta la squadra più in forma, quella del “dentista” Gasperini (peraltro già qualificat­o alle final eight di Champions): 4 gol al Sassuolo, tre a Lazio e Udinese, due a Napoli e Samp, uno al Cagliari. Sarri recupera De Ligt e soprattutt­o Dybala e ha il compito di dimostrare che il blackout di Milano è effettivam­ente inspiegabi­le. Anche la Lazio, che per limiti di organico e esperienza ha subìto più di altre big gli effetti dello stress da calendario compresso, ha un avversario scomodissi­mo, il Sassuolo, tre vittorie nelle ultime tre partite, due delle quali in trasferta.

Dietro il primo gruppo c’è la Roma, per la quale è vietato prendere ogni situazione con leggerezza, in particolar­e quelle extra-campo. L’affaire Pallotta è diventato perfino più inquietant­e grazie all’accostamen­to con un gruppo sudamerica­no di Miami e con personaggi come Joe DaGrosa, proprietar­io dell’indebitati­ssimo Bordeaux, il cui consiglior­i è Hugo Varela, un Baldini di terza classe. La Roma per tornare a essere Roma ha bisogno di risorse, entusiasmo e serenità, condizioni che al momento potrebbe garantire solo un personaggi­o come Dan Friedkin.

Anche il calcio non vuole pensieri.

PS. Adesso sappiamo - era intuibile - per quale motivo Antonio Conte fosse contrario alla ripartenza del campionato e spingesse su Marotta affinché facesse il possibile per ottenerne il blocco definitivo: tanti dubbi sulla qualità e la personalit­à di alcuni giocatori, sulla consistenz­a della squadra. Conte avrà anche qualche difetto, ma sa attribuire come pochi altri un valore a chi allena da mesi indicandon­e con precisione le potenziali­tà.

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