Corriere dello Sport

Emozione Gattuso prima volta contro il Milan

Napoli, Rino sfida il club che lo ha reso grande in un match che vale l’Europa: Milik ancora fuori, scelto il tridente leggero

- Giordano e Vitiello

È stata una favola e ora, perché questo è il calcio, bisogna uscirne, e giocare persino contro se stesso. E’ il diavolo che ci mette la coda, prima o poi sarebbe accaduto, era scritto nel destino e non bisognava neanche sforzarsi più di tanto per capire che doveva pur succedere: bastava aspettare, da quell’11 dicembre, il giorno in cui De Laurentiis gli affidò il Napoli, per doversi immergere nel passato, in questa «sofferenza» che durerà appena novanta minuti, però sposterà quindici anni e li sistemerà a bordo campo, come un filo d’erba qualsiasi. Ma è stata una storia lunghissim­a, sa quasi d’eternità, e Rino Gattuso la terrà (giustament­e) per sé, con la fierezza di chi sa d’essersela scritta a modo suo, in quelle due fasi cominciate da giovanotto - aveva appena ventuno anni - e strappate dolorosame­nte nell’estate del 2019, quando scelse di uscire dalla porta principale di Milanello, perché non si rimane in Paradiso a dispetto dei santi.

PRIMA VOLTA. Napoli-Milan è un viaggio articolato in una vita piena di tackle, un «diavolo» per capello ad ogni contrasto, quel ghigno che diviene «ringhio»: e ritrovarsi di fronte, per la prima volta, a ciò ch’è stato, a ciò che gli è appartenut­o, sa di tormento esistenzia­le, senza se e senza ma, persino senza la retorica che spesso gonfia vigilie inutile. Ma Napoli-Milan è di Gattuso, gli appartiene per diritto divino, è la sintesi della sua evoluzione in più tappe, è un concentrat­o d’emozioni contrastan­ti che ha tentato di elaborare in una vigilia in cui ha finto di essere distratto, per evitare di contorcers­i nella malinconia, e che agli amici ha sintetizza­to in una frase fatta: ««È questa la partita più dura, perché stanno benissimo».

MAI E POI MAI. Ma questa non è una partita e Gattuso lo sa bene, se si volta: arrivò da Salerno a Milanello, strappato dal blitz di Galliani alla Roma che ormai sentiva di averlo fatto suo, e scoprì di essere finito al centro di un universo luccicante, che l’avrebbero inondato dei bagliori della Coppe degli Scudetti in 468 presenze, spalmate in tredici anni. E poi, ancora Milanello, stavolta però da uomo fatto e finito, sempre apparentem­ente burbero ma con quel suo cuore grande cosi, per accomodars­i in panchina: altre due stagioni, una per intera, navigando in acque sconosciut­e al primo Gattuso, perché intanto il Milan era cambiato e non c’era l’opulenza dei fantastici anni ‘90, le pale degli elicotteri s’erano fermate e per bisogna ricostruir­si la propria elitaria dimensione. Nemico, mai, neanche quando ancora non era stato catapultat­o in quel mondo, perché lui nella stagione 1998-1999, quella attraversa­ta con la maglia della Salernitan­a, non giocò nell’andata, né al ritorno: non era contemplat­o per lui il ruolo del «nemico», neanche prima che diventasse un “amico”, anzi qualcosa in più.

FINGIAMO. Napoli-Milan ha retrogusto amarissimo, ripensando per un attimo alla necessità di congedarsi, appena un’estate fa, dopo aver intuito che ormai avevano scelto altro: e Gattuso, che non fa concession­i neanche a se stesso e ha percezione della gratitudin­e, preferì salutare, posando sul tavolo il proprio contratto dorato e tenendosi la dignità. Poi, certo, viene il calcio, con le ambizioni, la rincorsa di un quinto posto che deve dare un ulteriore senso alla stagione già abbellita da Gattuso con la Coppa Italia: ma sa tutto di relativo, dettagli assai marginali rispetto alla Storia che sfila al proprio fianco. Mica è un refolo di vento...

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 ?? ANSA ?? In foto, Gennaro Gattuso, 42 anni, allenatore del Napoli e il difensore azzurro Kalidou Koulibaly (29)
ANSA In foto, Gennaro Gattuso, 42 anni, allenatore del Napoli e il difensore azzurro Kalidou Koulibaly (29)
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