«RIGORI COSÌ SOLO IN ITALIA»
Il tecnico dell’Atalanta contesta la gestione della regola relativa ai falli di mano in area Gasperini: Se negli altri campionati non li danno, vuol dire che noi ci inventiamo queste interpretazioni
L'Atalanta è andata davvero a un passo dal riaprire la lotta scudetto attraverso un'autocandidatura che per quanto visto allo Stadium sarebbe stata semplicemente meritata. Poi però ci sono stati quei due tocchi di mano galeotti, che hanno permesso alla Juve di pareggiare grazie al solito glaciale Cristiano Ronaldo dal dischetto. Insomma, due mani che hanno aiutato la Juve a cucirsi ancora un pezzo di scudetto sul petto. Con Gian Piero Gasperini che se la prende non tanto con il regolamento, quanto con l'interpretazione che se ne fa solo in Italia. Per quanto soprattutto il rigore fischiato per il tocco di mano di Martin De Roon, quello dell'1-1, lasci parecchia amarezza al tecnico atalantino: «Purtroppo l'interpretazione del regolamento è questa, soprattutto in Italia, quindi è rigore. Ne sono stati dati una quantità incredibile nel nostro campionato, solo nel nostro campionato. Se dalle altre parti non è così, vuol dire che noi ci inventiamo queste interpretazioni del regolamento. Io parlo di interpretazione e non di regolamento. Comunque stavolta è toccata a noi, non possiamo farci niente. Ma ribadisco, è un'interpretazione sbagliata del regolamento, non è il regolamento». E col sorriso, amaro, conclude: «I rigori ci sono, fine».
LA PARTITA. Ma il 2-2 non può togliere nulla ai meriti di una squadra semplicemente impressionante, plasmata da un Gasperini autentico fuoriclasse per cosa sta dimostrando la sua squadra. Perché la prestazione è stata super: «Siamo stati in grado di reggere la loro forza d'urto che è notevole. Io esco da questa partita molto contento da questa prestazione». Il campionato poteva riaprirsi: «Abbiamo sempre detto che per noi un risultato importantissimo era la qualificazione alla Champions per il secondo anno di fila, ci mancano cinque punti ma due li abbiamo persi in questo finale di partita. La posizione poi fa parte di una questione di prestigio, ma l'obiettivo è la Champions e ci siamo quasi». I rimpianti semmai sono per la prima parte di stagione: «Abbiamo perso qualche punto pagando la doppia competizione, ma forse come tutti. Però più che altro abbiamo pagato gli scontri diretti, dove gli episodi ci hanno sempre punito. Ma non abbiamo mai puntato allo scudetto, quest'anno abbiamo fatto 35 punti all'andata, il nostro valore è qualcosa in più, purtroppo è successo qualcosa che ci ha impedito di tenere un ritmo più importante. L'anno prossimo? Non possiamo pensare allo scudetto, restando in Champions già diamo molto fastidio. Ma i traguardi ce li poniamo di volta in volta».
IL CASO. E al momento della partenza dalla stazione di Treviglio c'è stato anche un episodio che ha fatto molto discutere nel pre-partita. Una situazione in cui avevano sbagliato tutti. Chi provoca, chi reagisce. Un tifoso con la maglia del Napoli, aveva infatti provocato Gasperini così: «Cosa fate a Torino, vi scansate?». Ottenendo per tutta risposta una reazione piccata dal tecnico: «No, vai via...pedala c... ne!». Parole non belle, ma seguite all'offesa forse massima per un uomo di sport. Ma a cui ha fatto seguito un insulto ben più grave da parte di un dirigente (il team manager Moioli), che al tifoso del Napoli ha urlato: «Testa di c...o, terrone del c...o», concludendo il tutto anche con una bestemmia. Caso aperto dalla Procura Federale ma chiuso così al termine della partita dallo stesso Gasperini: «Già risolta come situazione, abbiamo già invitato a Zingonia il personaggio coinvolto. Hanno aperto un'indagine dalla Procura Federale? Non credo che sia un problema».
«Aperta un’inchiesta sul tifoso del Napoli offeso? Non credo sia un problema...»