Tra i pali Ospina Regia a Lobotka
- Perché fa caldo (e tanto); perché si gioca ogni tre giorni (o al massimo quattro); perché bisogna darsi un equilibrio (per affrontare squadre diverse): perché adesso va così, ed è anche giusto, anzi è inevitabile, si direbbe indispensabile, anche se poi Insigne non si è mai fermato (solo 65 minuti risparmiati, uscendo un po’ prima) e Fabian neanche (due panchine ma entrando a Verona e con l’Inter). Il turn-over è un vicolo cieco, ma rinfrescato, nel quale bisogna andare a riparare e Napoli-Milan non fa eccezione: cinque cambi, sparsi qua e là in ogni settore del campo, che per restringersi ha bisogno di gambe e di energia o magari di padronanza tecnica pure tra i pali, per trovar sfogo diverso alla manovra. Si cambia, e tanto, con Ospina che si riprende i pali, lasciati dolorosamente a Bergamo, dopo l’ennesima capocciata; con Di Lorenzo che si riappropria della corsia di destra, «abbandonata» per respirare; con Koulibaly e che va a formare con Maksimovic la coppia del centrali.
IDEA. Ma gli interventi, che pure paiono «strutturali», non stravolgono l’anima del Napoli di Gattuso, che sembra rimetta in discussione gerarchie apparentemente scolpite nel marmo: Demme rientra dalla squalifica ma in mezzo al campo potrebbe rimanerci Lobotka, che dà ritmo e verticalità e osa assai nel cercare gli angoli di passaggio; e Callejon sarà pure destinato a congedarsi, quando quest’anno orribile sarà finito, ma rimane pur sempre il punto di riferimento della fascia destra a cui Politano, dalla panchina, dovrà dare un ‘occhiata per capire come interpretare nel futuro un ruolo che non ha ancora un padrone.