ZENGA: CAGLIARI ONORA LA MAGLIA
Il tecnico oggi festeggerà la sua centesima panchina in A: «Potevo farne di più...» «Ci sono ancora ventuno punti in palio, abbiamo il dovere di giocare sempre al massimo»
Una maglia che va onorata fino in fondo e un grande rispetto per il club, per i tifosi e per i compagni. Questi devono essere i punti cardine sui quali basare le motivazioni da parte dei giocatori di un Cagliari che, arrivato a quota quaranta, ha in tasca la salvezza matematica, ma è anche relativamente lontano dalla zona Europa per cercare di spingere sull'acceleratore. Il rischio di un calo di tensione tiene in ansia il popolo rossoblù anche se con un tecnico come Walter Zenga in panchina, questo pericolo sembra essere lontano.
NUOVI STIMOLI. «Ci sono sette partite ancora da giocare e ventuno punti in palio, quindi hai il dovere di puntare sempre ad ottenere il massimo. Soprattutto quando hai una maglia come la nostra e un emblema da difendere». Quasi batte i pugni sulla scrivania il tecnico isolano che di gettare la spugna proprio non ne vuole sapere anche perché oggi festeggerà la sua centesima partita da allenatore in Serie A. «Un bel traguardo ma non dimenticherò mai l'emozione della prima panchina. Se fossi stato più bravo a gestirmi in maniera differente e ad essere più paziente prendendo altre decisioni, allora ne avrei festeggiato molte di più, ma sono felice sia di essere arrivato alle cento in A e anche a quasi cinquecento totali». Per lui, di nuovo in sella dal 18 maggio dopo oltre due mesi di attesa dal momento del suo arrivo in Sardegna, il rammarico è grande nel non poter presentare un Cagliari perfettamente rispondente alle sue idee, ma la continua emergenza e la gare così ravvicinate, gli impongono prima di tutto di badare al sodo. Per tutto il resto, ed è per questo che Zenga dovrà lottare, ci sarà tempo nel prossimo campionato dove spera ancora di essere in sella. «Quello che più mi dispiace - la conferma di Zenga - è il fatto di non poter curare i particolari, di non poter intervenire sui dettagli, nelle piccole cose che danno la differenza e sulle quali poi lavorare, in condizioni normali, in settimana o durante il ritiro. Ora abbiamo poco tempo e non ci sono queste possibilità. Io soddisfatto? Mai. Ma non per la squadra ma su me stesso perché appena finisce una gara mi chiedo sempre se potevo fare qualcosa di meglio. Penso che se un allenatore è soddisfatto, allora non è sul pezzo». L'incontentabile Zenga proverà, dunque, a spingere ancora sull'acceleratore per chiudere in bellezza e regalare un buon piazzamento ai tifosi.
IL LECCE E LIVERANI. Il tutto in un percorso che non sarà certo privo di insidie, a cominciare dalla gara di questa sera contro il Lecce. «Sappiamo che con noi si giocano tanto ma ancora di più si giocheranno negli scontri diretti importanti che li attendono dopo. Stiamo parlando di una squadra viva che che ha fatto gare sopra le righe, come ad esempio l'ultima contro la Lazio. Una bella compagine con interpreti non indifferenti e allenata da un ragazzo che conosco molto bene». Ha avuto poco tempo per vivere con Liverani il rapporto tecnico-giocatore, ma nonostante questo, Zenga,
conserva un ottimo ricordo del suo “rivale” di questa sera. «Ha giocato con me, dopo la rottura del crociato, appena otto minuti della mia ultima partita ma aveva già la testa da allenatore. A inizio carriera non è stato molto fortunato ma credo che da Terni in poi sia rinato e quando vedo una persona che ha tenacia, che non si abbatte e che non parte mai sconfitto, tanto di cappello». E il Cagliari dovrà dimostrare di avere grande forza di volontà e freschezza per riuscire a tornare alla vittoria. «Ci vorrà una prestazione di grande livello e sto cercando di preparare la squadra a fare questo. Gli acciacchi? Pian piano stiamo recuperando tutti. Joao? Finché cammina gioca, perché ho in lui una fiducia illimitata».