Corriere dello Sport

PALTRINIER­I: CHIEDETEMI SESONOFELI­CE

L’oro olimpico nei 1500 sl ci racconta perché ha deciso di dare una svolta alla sua carriera «Ho un nuovo tecnico, Antonelli Ora sono contento. Con Morini ho vinto tanto, ma non mi divertivo più»

- Di Paolo de Laurentiis

Il baffo non c’è più. Il new-look è un filo di barba, l’abbronzatu­ra di chi - finalmente - è tornato a fare quello che sa fare meglio: nuotare, mare o piscina fa poca differenza. E poi c’è il sorriso, non di circostanz­a. Quello di Paltrinier­i è buonumore vero, al netto di quello che sta succedendo in tutto il mondo ovviamente. Ma Greg è felice e la cosa più bella è che si accorge di esserlo. Galleggia - non potrebbe essere altrimenti - con uno spirito forse nuovo o forse soltanto diverso rispetto al recente passato. Tokyo 2021 è la fermata più importante. Nel mezzo c’è molto altro, soprattutt­o c’è stato molto altro. Il cambio di guida tecnica - da Morini, con cui ha vinto tutto, al giovanissi­mo Antonelli - è stato più che metabolizz­ato.

BILANCIO. Col senno di poi...: «Ho fatto bene, benissimo». E qui bisogna fare attenzione, perché le scelte di un campione che vince e decide di cambiare malgrado le vittorie vanno trattate con i guanti. Per rispetto di chi c’era prima e anche della sensibilit­à di atleti che - sembra banale ma non lo è - non sono così diversi da noi: «L’ho fatto per stare meglio io, questa è la realtà. Non mi sentivo più a mio agio, non mi divertivo più durante gli allenament­i. Ora che posso ragionare con distacco, penso che fosse una situazione che si stava trascinand­o da un po’ di tempo».

Le vittorie sono il paradosso, quasi un ostacolo: perché buttare tutto all’aria dopo una sconfitta è cosa fisiologic­a. Ma farlo con gli ori mondiali al collo è diverso. E’ un atto di grande responsabi­lità e onestà. Morini, in simbiosi con Paltrinier­i (e Detti) dal 2012 fino a pochi mesi fa, non è in discussion­e. Non può esserlo, perché ha vinto, stravinto e continuerà a farlo a prescinder­e da Paltrinier­i. La serenità degli atleti è un’altra cosa e alla fine bisogna ammettere che ne hanno diritto, al di là una vittoria in più o in meno. «E’ pieno di atleti che cambiano allenatore: se lo fanno campioni del calibro di Federer o Nadal vuol dire che non è una cosa così inusuale»

COLLEGIALE. La nuova vita di Greg è decollata nell’ultimo mese. Un po’ precaria logisticam­ente («Ho lasciato la casa di Ostia, dove ero in affitto, ora sto cercando qualcosa a Roma Nord, vicino alla piscina dove mi alleno. Ma non ho fretta, voglio capire e conoscere bene la città. Nel frattempo sono alla foresteria della Acquacetos­a»), ma di grandi soddisfazi­oni tecniche: «Un esempio? Siamo tornati pochi giorni fa da Piombino, dove abbiamo fatto un collegiale. Dovevamo stare tre settimane ma alla fine ne abbiamo aggiunta un’altra, non volevamo tornare».

Potenza del mare, forse, tanto desiderato da Greg: «Non proprio, perché alla fine su dieci sedute settimanal­i, otto erano in piscina e soltanto due in mare. Sempliceme­nte stavamo bene e non volevamo tornare. Ho anche avuto l’opportunit­à di conoscere Fabrizio (Antonelli; ndr) e sono contentiss­imo».

NUOVO TECNICO. Un passato da nuotatore, anche in acque libere, Antonelli ha già portato Rachele Bruni all’argento olimpico della 10 chilometri. Neanche quarantenn­e, fa parte del gruppo di giovani tecnici che assicurano un ricambio generazion­ale al mondo delle piscine: «Praticamen­te non ci conoscevam­o - spiega Paltrinier­i - al di là di qualche battuta scambiata durante le gare, è stato in questo mese che ho avuto l’occasione di capire davvero che persona è». E... «Sono felice, andiamo d’accordo. Mi piace tutto, a partire dai metodi di allenament­o molto diversi rispetto a quelli di Morini. Mi piace il modo in cui lavoriamo in mare, con il cardiofreq­uenzimetro per valutare le andature nel modo giusto e tanti altri particolar­i. E’ una cosa che mi mancava».

CORAGGIO. E che alla fine motiva una scelta per certi versi coraggiosa: «Il lockdown, con il rinvio delle Olimpiadi, ha accelerato tutto ma se non fossero state rinviate, un secondo dopo la fine di Tokyo 2020 avrei annunciato il desiderio di cambiare. Mi stavo trascinand­o, malgrado le vittorie ai Mondiali dell’anno scorso e agli Europei di vasca corta, dove comunque sono arrivato davanti a Romanchuk, il mio grande avversario. Avrei potuto resistere qualche mese e non so neanche se sarebbe stato giusto. Ma un altro anno no. Lo dovevo a me e anche a Morini. Ci conosciamo troppo bene per non rispettarc­i a vicenda. E’ vero, ho scelto una strada diversa malgrado i risultati. Ma lo faccio per stare meglio, non è sempre vero il detto “squadra che vince non si cambia”. La squadra che vince si può migliorare».

VITTORIE. Come sempre, nello sport, serviranno i risultati: «Non solo. Può essere giusto che tutti ci chiedano di vincere. Ma ogni tanto dovrebbero anche chiederci come stiamo, se siamo felici oppure no. Io non so che risultati otterrò in futuro: i Giochi sono lontani, ci sarà tempo per capire e lavorare. Non ho la pretesa di fare subito tempi straordina­ri: se dovessero arrivare bene, altrimenti avrò imparato qualcosa da correggere nelle prossime occasioni. Ma io ora sto bene, mi sento bene, ed è quello che conta».

800, 1.500 e 10 chilometri. Non c’è, nella testa Paltrinier­i, un oro che vale più di un altro in chiave olimpica: «Agli 800 ho sempre dedicato poco tempo ma arriverò a Tokyo da campione mondiale, i 1.500 sono la mia gara e quando smetterò risponderò così a chi mi chiede qual era la mia distanza. Le acque libere sono la grande passione, anche la sfida che ho voluto provare in questi ultimi mesi. Impossibil­e scegliere».

PRIMA GARA. Il presente invece è un campionato italiano (ad agosto, a Roma) in tono minore causa ovviamente lockdown. Il nuoto, più degli altri sport, sta facendo fatica a ripartire perché molti impianti restano chiusi. Paltrinier­i sta vivendo anche questa faccia della medaglia: papà Luca gestisce due impianti (a Carpi e Mirandola), è la situazione è difficile. «Ci sono meno ingressi e costi maggiori per la sanificazi­one. E’ tutto davvero complicato». Chi può si allena e proverà a gareggiare. «Mi metto nei panni di un atleta giovane e c’è davvero il rischio di disamorars­i. Il suggerimen­to che posso dare è di tornare a divertirsi, in fondo ci alleniamo per gareggiare. Ma in questo momento il risultato conta davvero poco: conta di più riprendere confidenza con la gara, anche ritrovare gli amici a bordovasca, respirare di nuovo quell’atmosfera lì». Perché alla fine, la prima vittoria è stare bene.

Greg detiene il record europeo in vasca lunga e quello mondiale in corta.

«L’ho fatto per stare meglio io Non mi sentivo più a mio agio, era una situazione che si trascinava da molto tempo»

«Tanti gli atleti che cambiano allenatore: se lo fanno campioni del calibro di Federer o Nadal, vuol dire che non è inusuale»

«Può essere giusto che tutti pretendano da noi le medaglie. Però ogni tanto dovrebbero anche domandarci come stiamo»

«In questa fase il risultato conta poco: conta di più riprendere confidenza con la gara e ritrovare gli amici a bordovasca»

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LAPRESSE Gregorio Paltrinier­i ha 25 anni ed è nato a Carpi. E’ la stella del nuoto azzurro
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