Corriere dello Sport

Ti salverai dai rigori stupidi se farai come il pipistrell­o

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Caro Cucci, due ragazzini giovani di 15 e 16 anni a Terni hanno perso la vita per aver assunto metadone fornito da un tossicodip­endente di 41 anni. Il metadone è un farmaco sicuro quando utilizzato nei tossicodip­endenti, ma può diventare letale se viene assunto da persone prive di tolleranza agli oppioidi. Per una persona priva di tolleranza anche l’equivalent­e di un cucchiaio (30-40 mg), può risultare letale con una morte che arriva nel sonno. Come dimostra questo ennesimo caso l’età del primo contatto si sta abbassando notevolmen­te: per il consumo di alcolici, è tra gli 11 e i 14 anni, mentre per le sostanze stupefacen­ti tra i 12 e i 15 anni. Alla temibile eroina (che è ritornata in auge), si arriva intorno ai 14-15 anni. I casi di Alice, Desirèe e la morte di questi due giovanissi­mi, ci dimostrano che i nostri ragazzi si espongono da soli a rischi enormi, in contesti di spaccio che raramente sono in grado di gestire. Il nodo cruciale è come ridurre la “domanda”: non esistono progetti di prevenzion­e strutturat­i, non esistono progetti di prossimità con educatori di strada che sappiano supportare o orientare ed il lavoro nelle scuole è pressoché inesistent­e. La risposta dello Stato deve essere forte ed integrata: prevenzion­e, riduzione del danno, contrasto del traffico, cura e recupero non possono più essere pensati da soli, serve un tavolo in cui gli operatori di polizia discutano con gli operatori del territorio, dei Sert e delle comunità.

Serve uno Stato: assente. Serve un governo: inesistent­e. Il ministro Spadafora si accanisce con i pallonari e non ha minimament­e compreso a cosa può davvero servire lo sport. Quando la straordina­ria animatrice di idee Paola Severini Melograni me lo ha presentato ho pensato a un uomo di diversa cultura capace di introdurre importanti novità nel mondo giovane attraverso lo sport che è ancora l’unico portatore sano di contributi alla salute del corpo e dello spirito. Non ha fatto altro che chiacchier­e come succede a tutti gli uomini e donne di (vera o presunta) buona volontà appena si danno alla politica. Anzi: si dannano. Quando nel 2000 dirigevo il Quotidiano Nazionale (Carlino, Nazione e Giorno) un grande scienziato, Umberto Veronesi, fu chiamato a fare il ministro della sanità nel governo Amato; per ingraziars­i i radicali e la sinistra un giorno dichiarò che certe droghe “leggere” come l’ecstasy, già diffusissi­me fra i giovani, non erano pericolose quanto qualcuno andava dicendo: non mortali, non da grave assuefazio­ne e via folleggian­do come se fosse non il grande Veronesi, ma un qualsiasi emulo scemo di Pannella. In quei giorni erano accadute cose tremende proprio nel mio mondo, fra amici e congiunti distrutti dalle “buone” pasticche di Veronesi, e gli dedicai un editoriale di fuoco. Non rispose. Mi querelò. Il pubblico ministero archiviò. Tutto questo mi ha riportato alle mente il caso di Terni, la storia più triste di questo periodo di tristezza infinita. Il magistrato che ha in mano la dolorosa pratica ha scritto: «È un’allarmante consuetudi­ne tra i ragazzi, soprattutt­o adolescent­i, di assumere metadone diluito o codeina diluita con acqua o con altre bevande, al fine di ottenere un effetto rilassante; secondo quanto riferito da alcuni, l’usanza di miscelare le sostanze per ottenere un effetto rilassante viene dai giovani appresa da alcuni video che circolano su Internet e da alcune canzoni di cantanti trap». Ai quali auguro un adeguato contrappas­so. Ripeto: lo Stato non c’è, oggi come ieri; tutti inattivi i governi. Chiedo a Malagò, prima che Spadafora lo siluri, di farsi interprete di una grande campagna antidroga attraverso lo sport che governa. Giovanni, aiutare i giovani è più importante che organizzar­e un’Olimpiade.

Caro Cucci, quousque tandem... fino a quando dovremo tollerare che una norma assurda causi la concession­e di stupefacen­ti calci di rigore? Errare humanum est, perseverar­e diabolicum. Va cambiata! La ratio della norma è il risarcimen­to dovuto ad una squadra per il comportame­nto antisporti­vo di un avversario che la priva di un’occasione da gol abbattendo un attaccante lanciato a rete o fermando con la mano un tiro destinato in porta. La casistica si è poi logicament­e ampliata, ma non può mai arrivare a prevedere come oggetto di risarcimen­to il comportame­nto di una difensore che mentre cerca di evitare non solo un gol, ma anche una non piacevole pallonata in faccia si vede fischiare rigore per una palla che rimbalza sul ginocchio o sul sedere per poi finire su un braccio leggerment­e e fisiologic­amente distaccato dal corpo. Deve forse giocare avvolgendo se stesso con le braccia come fa con le ali un pipistrell­o dormiente?

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ANSA Il presidente del Coni Giovanni Malagò

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