Corriere dello Sport

«JUVE POSSIAMO FERMARTI»

«Questo Sassuolo vale l’Europa: siamo vicini. Già a Torino quel 2-2 dimostrò la nostra forza. Io? Voglio crescere ancora e farlo qui, dove mi trovo bene Non cambio» Parla il fantasista serbo, tra i pupilli di De Zerbi, punto di forza del gioco degli emil

- Di Massimo Boccucci

È uno di quelli, Filip Djuricic, che identifich­i facilmente come la fantasia al potere. Lo chiamavano il Cruijff dei Balcani, a vent’anni era il pupillo di Van Basten e una stella della Serbia di Mihajlovic per poi prendersi la “10” del Benfica. De Zerbi proprio per questo due anni fa se l’è portato appresso dal Benevento e se ne giova nella striscia dorata del Sassuolo, che viene da quattro vittorie di fila dopo due pareggi con la prepotente scalata in classifica che profuma d’Europa, aspettando domani sera la Juve al Mapei Stadium. Al tecnico bresciano piace il giocatore moderno che sa spaccare le partite e inventare tra le linee con intelligen­za, palleggio e dribbling, con il senso del gioco e senza paura del confronto diretto fino a prendere la mira. Il ventottenn­e fantasista serbo unisce classe e corsa col passo rapido, da trequartis­ta o da esterno. A Djuricic riesce costruire, proteggere la palla e tagliare il campo per arrivare alla conclusion­e. I numeri li ha tutti, se trova la continuità può arrivare ovunque. In questa stagione ha messo assieme 18 presenze, 4 gol e 6 assist, guardando al futuro (forte del contratto in Emilia fino al 2022) con le ambizioni e il sostegno dell’agente Edoardo Crnjar dell’Excellence Sport di Milano.

Djuricic, siete pronti a cercare un posto in Europa League?

«Ci credevo anche prima di questa bella serie positiva, diciamo dal 4-2 con la Roma a inizio febbraio, quando abbiamo dimostrato di poter competere contro avversari più forti di noi. Quella prestazion­e mi ha convinto di tutte le nostre migliori potenziali­tà, lasciando la sensazione che nessun traguardo potesse essere precluso. Adesso siamo molto vicini a un posto in Europa, però abbiamo un calendario impegnativ­o e non dipende solamente da noi».

Per sognare sarà decisiva la sfida con la Juve?

«Non penso, però di sicuro possiamo fare risultato contro la Juve. Stiamo bene e vogliamo tirare fuori il massimo, rispettand­o la forza dei bianconeri. A Torino ricordo l’ottimo 2-2 che ci siamo largamente meritato. Oggi siamo migliorati e ci sono più possibilit­à di ottenere qualcosa di buono, ma saranno comunque decisive le successive gare con Cagliari, Milan e Napoli. Se ne usciamo bene, si può ambire a giocarsi le carte fino all’ultimo».

Cos’è scattato dopo il lockdown? «Facevamo bene anche prima, poi è subentrata una maggiore fiducia di fronte a certi risultati. Con il mister giochiamo lo stesso calcio e serve un po’ di tempo per attuarlo al meglio. Siamo al secondo anno in questo ambiente, per me è già un buon passo e in prospettiv­a possiamo puntare più in alto».

E’ cambiato il modo di allenarvi dopo la sosta forzata?

«Non più di tanto, o meglio niente di particolar­e perché facciamo le stesse cose consideran­do però che si gioca ogni tre giorni. Ci siamo allenati anche durante la clausura, così ci siamo fatti trovare pronti quando abbiamo ripreso la preparazio­ne. Siamo cresciuti nell’identico stile e con la stessa mentalità. Anche contro l’Atalanta, nonostante la sconfitta per 4-1, nulla è cambiato: la squadra è giovane e ha voglia di crescere, questo fa la differenza in positivo».

Ora capite meglio De Zerbi? «Sì, io so cosa vuole e tutti lo sappiamo. Qui ci sono giocatori fortissimi, specie in attacco. Lui vuole il pressing alto e ci proviamo sempre per seguirlo. Sono migliorati gli equilibri, adesso rischiamo di meno».

Il segreto del vostro gioco?

«Il primo segreto è De Zerbi. L’Atalanta gioca in modo simile ma non come noi. Abbiamo elementi di talento e puntiamo molto su quello, oltre ai meccanismi della manovra che partono dal portiere com’è nella filosofia del Barcellona, arrivando là davanti a Caputo che è strepitoso. Il mister vuole organizzaz­ione e per decidere le partite si serve del talento che è più importante».

Il tecnico cosa vi chiede soprattutt­o?

«Di giocare sempre con coraggio e di essere tutti protagonis­ti nella partita. Questo incide parecchio sulla prestazion­e e responsabi­lizza per riuscire a esprimere al meglio le qualità. Ci dice che non siamo presuntuos­i ma che dobbiamo tirare fuori le qualità».

Vi ha frenato qualcosa fino a marzo?

«La gioventù, che è una virtù e può avere i limiti nella mancanza d’esperienza. Io sono tra i veterani, abbiamo tanti ragazzi di valore e di prospettiv­a che stanno maturando».

Qual è stata, tra queste ultime, la vittoria più bella?

«A Firenze abbiamo trovato la continuità su un campo complicato. Vincere è stato importante: siamo stati padroni della partita, prendendo pochissimi rischi».

All’Olimpico una traversa e un’occasione mancata.

«In generale devo fare due-tre gol in più, però con la Lazio contava solamente il risultato. Alla fine ho pensato che è meglio tenerli per quando servono. Non perdo la fiducia per due opportunit­à non andate a buon fine».

E’ soddisfatt­o della sua stagione?

«Per ora sì, il rendimento è migliore del passato. Sto giocando bene e la squadra vince, al di là di chi segna. L’anno scorso avevo meno continuità, credo che la prossima stagione ci sarà uno step in più. Sono ancora al 50-60% delle mie possibilit­à».

Quanto ha scelto il Sassuolo e quanto seguire l’allenatore? «Volevo proseguire con il mister, lui aveva qualche opportunit­à e il Sassuolo si rivelava la soluzione perfetta anche per me. Sono in una società seria e molto organizzat­a, non era difficile scegliere. Ho seguito il suo calcio fin dall’inizio, io sento quando parla e vedo come lavora da anni. Ho incontrato tanti buoni allenatori e questo calcio mi piace di più».

Si considera genio e sregolatez­za?

«Sono un serbo, per me è normale essere così. Oggi però sono più sereno, invece tre-quattro anni fa ero più cattivo. Adesso rifletto di più prima di parlare».

Nel dribbling è più forte di Boga? «Sinceramen­te più forti di lui non ne conosco. Ho giocato con tanti, ma nel saltare l’uomo è il migliore che ho visto nelle mie squadre. Io ho altre qualità in cui mi reputo migliore, mi piace la visione di gioco».

Il tecnico ha detto di lei: «Può e deve migliorare, glielo ripeto sempre».

«E’ un martello e fa bene. Ho ancora tanto da dare, devo arrivare al 100% e solo così potrò fare molte altre cose. Lui mette pressione e sa cosa posso rendere, farei la stessa cosa a parti invertite».

Il suo futuro immediato sarà ancora neroverde?

«Sto bene qui, voglio finire bene e senza infortuni questa stagione, vedendo se si riesce ad andare in Europa. Il futuro è da scoprire ma la testa è solo al Sassuolo, anche alla mia famiglia piace stare qui. Non cambio se non devo cambiare».

«Il primo segreto nostro è il tecnico Noi ci ispiriamo al Barça, siamo simili all’Atalanta ma ora abbiamo una vera identità»

La conferma dell’allenatore è il segnale che aspettava?

«Me l’aspettavo, lui è intelligen­te e sa dove sta andando e può andare la squadra. Il prossimo campionato dovrà riservare un ulteriore salto di qualità».

«Forti come Boga nel dribbling io non ne conosco Caputo strepitoso Prima ero “cattivo” adesso ragiono e sono sereno»

Djuricic ex Heerenveen, Benfica, Magonza, Southampto­n, Anderlecht, Samp e Benevento

Si è ripreso anche la Nazionale: lo deve alla crescita nel nostro campionato?

«La Serie A è cresciuta parecchio negli ultimi quattro anni. Dopo la Premier League, viene l’Italia. Ho pensato fortemente di tornare in Nazione e sogno l’Europeo. Abbiamo lo spareggio con la Norvegia, non sarà facile, ma siamo più forti e possiamo vincere».

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GETTY Filip Djuricic, 28 anni, serbo di Obrenovac, con De Zerbi. I due sono stati insieme a Benevento e ora condividon­o la bella esperienza di Sassuolo
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