LO STADIO IN STALLO BLOCCA FRIEDKIN
Un progetto imponente varato 8 anni fa non vede ancora la luce L’incertezza frena anche il passaggio di proprietà della Roma Pallotta ora aspetta Un altro rinvio in Campidoglio: il sindaco Raggi non ha ancora la maggioranza per andare al voto
Un altro rinvio: la questione dello stadio della Roma andrebbe inserita nei manuali di ostruzionismo politico. La riunione della maggioranza in Campidoglio, prevista per ieri pomeriggio e incentrata appunto sul tema Tor di Valle, è stata spostata a lunedì prossimo. Non è tanto un lieve slittamento a irritare la Roma, e in particolare il vicepresidente Baldissoni che su questa vicenda ha puntato tutte le chips per riacquistare potere all’interno della società, quanto l’atteggiamento del Comune, che un giorno sembra farsi promotore dell’accelerazione definitiva e il giorno dopo è obbligato a una frenata. Virginia Raggi, in qualità di sindaco che ha bisogno di consensi per la rielezione, vuole correre per appuntarsi la medaglia dello stadio ma non è riuscita ancora a ottenere il numero di voti decisivo a far passare in assemblea capitolina la cosiddetta convenzione urbanistica, ovvero il contratto che governa diritti e doveri della parte pubblica (il Comune appunto) e la parte privata (Pallotta e i suoi partner).
CONTATTI. L’ottimismo registrato nei giorni scorsi, riempiti da triangolazioni telefoniche tra gli Stati Uniti e la Repubblica Ceca, con il miliardario Vitek segnalato in contatto con Dan Friedkin per discutere l’eventuale spartizione del complesso di Tor di Valle, lascia dunque il posto al nudo realismo di un incomprensibile stallo, che blocca da ormai 8 anni un progetto di enorme respiro per tutto il quadrante Sud-Ovest della città. Ormai è chiaro a tutti che ogni obiezione tecnica, ambientale, archeologica sia stata superata. Va solo risolto il dibattito politico. Solo, per modo di dire. Raggi ha fatto sondaggi anche in seno all’opposizione per assicurarsi i voti che le mancano ma per il momento i conti non tornano. Si tratta. Una volta votata la convenzione urbanistica, con la variante al piano regolatore che è poco più di un atto formale, la strada per l’apertura dei cantieri sarebbe segnata perché i passaggi successivi sarebbero più snelli.
RICADUTE. Gli sviluppi sullo stadio hanno rilevanza anche sulle trattative per la cessione della
Roma. Pallotta, aspettando novità positive entro l’estate, ha ritenuto di non considerare l’ultima proposta di Friedkin. Ma lo stesso acquirente adesso vuole attendere prima di un eventuale rilancio: per questo ha consultato Vitek, che nel giro di poche settimane dovrebbe acquisire i terreni di proprietà dell’ex socio di Pallotta, cioè Luca Parnasi. Quello che era stato deciso a dicembre, un accordo di massima superiore ai 700 milioni, non può avere senso oggi. Ma con lo stadio in ballo - escluso dalla prima trattativa - la valutazione della Roma può salire di molto. Friedkin rimane dunque alla finestra. Su tutti è il figlio Ryan, che a febbraio aveva anche trovato una casa a Roma per trasferirsi a tempo pieno, a spingere per la chiusura con Pallotta. E’ solo una questione di soldi, ormai, con altri soggetti meno determinati che si affacciano all’orizzonte. Oltre alla fantomatica cordata sudamericana che si sta facendo pubblicità sui media uruguaiani (e non solo) promettendo di portare Edinson Cavani alla Roma, si parla di un nuovo gruppo americano con base a Miami interessato a esaminare il dossier. Il mistero si infittisce, quindi.
Pallotta da parte sua freme per uscire di scena. Ma non è disposto ad arrendersi senza condizioni. Lo stadio potrebbe dargli una mano, aumentandone il potere d’acquisto. Anzi di vendita.