Federico a metà strada
Tutti zitti, ho fatto un assist. Il ditino sul naso rivolto a poltroncine vuote. Se Federico Chiesa voleva rivolgersi ai giornalisti, doveva voltarsi verso la tribuna stampa, l’unico settore con qualche presenza. Uno dei suoi grandi ammiratori, il commissario tecnico Roberto Mancini, dopo un gol contro la Germania a Euro ‘88 si girò verso la tribuna stampa dello stadio di Düsseldorf e mandò a quel paese i giornalisti che, secondo lui, non comprendevano il suo talento. Ma lo fece bene, quel gesto, rotondo, diretto e plateale, un atto da ribelle vero, perché proprio in quei momenti devi tirare fuori tutto quello che hai dentro. Sennò non vale, non serve. E’ una ribellione a metà, come rischia di restare il talento di questo giocatore su cui allenatori di primo livello sono pronti a scommettere la propria reputazione.
Il ditino di Chiesa era quasi sicuramente rivolto ai giornalisti. Diciamo quasi perché dopo una delle sue ultime sconcertanti prestazioni (quella col Sassuolo), anche Pradé, rispondendo a una domanda diretta, aveva parlato di prestazioni da migliorare. La critica, dopo la ripresa del campionato, ha messo in risalto dei limiti che erano stati già evidenziati nei mesi e nelle stagioni precedenti, ovvero la difficoltà a concretizzare tutto quanto di buono mostra nelle intenzioni. Tant’è vero che ancora oggi, al quarto campionato di Serie A, non c’è ancora certezza sul ruolo ideale: attaccante esterno, seconda punta, prima punta o esterno a tutta fascia?
In ogni caso è un gesto che non può provocare reazioni nervose, soprattutto da parte di chi spera davvero, per il bene del calcio italiano, che abbia ragione chi vede in lui un pezzo del nostro futuro. Semmai fa tenerezza. E’ il moto di un ragazzo che avverte le pressioni e che non ha ancora trovato gli strumenti per gestirle. Forse è più giovane di quanto dicano le 129 partite giocate in Serie A e la sua carta d’identità. E’ vero che nel calcio bisogna crescere in fretta, altrimenti si rischia di non crescere mai, però qualcosa gli va ancora concesso. Ci sono giocatori che maturano subito e altri che vanno aspettati. Può risalire, a patto però che individui i propri obiettivi, che non sono, non possono essere, i giornalisti con le loro critiche, dai, queste sono cose infantili. L’obiettivo di Federico Chiesa deve essere il raggiungimento di una dimensione che qualche tempo fa sembrava più vicina. E’ ancora a metà strada. Come il suo gesto nel vuoto del Franchi.