LECLERC, CRESCERE NON È UNA COLPA
Austria dolce e amara per Charles, il cui errore mostra una pecca del team Deve acquisire esperienza per migliorare sensibilità, guida sul bagnato, gestione dell’aggressività Ma bisogna dargli una vera Ferrari
Non c’è più un solo elemento a giocare in favore della Ferrari che ora deve rimediare a un progetto sbagliato, riorganizzarsi in vista del cambio di regolamenti del 2022, gestire le frustrazioni di Sebastian Vettel e stuccare i piccoli buchi che inevitabilmente rendono Charles Leclerc un pilota tanto brillante – s’è visto due domeniche fa con quel podio impossibile – quanto incompleto. E’ arrivato in Formula 1 accompagnato dalla fama di nuovo Hamilton, ma ammesso che lo sia: non può avere la sua esperienza, non la sua capacità di gestire l’irruenza, su cui pure Lewis ha dovuto lavorare per anni e non senza fatica.
E’ vero che serve fare errori per imparare e non ripeterli, ma Leclerc dopo il traumatico mancato rinnovo del contratto a Vettel è venuto a trovarsi in una posizione onorevole quanto scomoda: dover crescere rapidamente per potersi prendere sulle spalle, nel giro di qualche mese, tutta la responsabilità della Ferrari. E non può certo chiedere al navigato compagno di insegnargli qualcosa.
SENSIBILITÀ. Leclerc avrà più talento e velocità e visione di gara, e tutto quel che si vuole, ma la sensibilità tecnica che ha Vettel non è ancora nel suo arsenale. Si è capito non tanto nel botto di domenica quando Charles è praticamente salito con la sua macchina sopra quella del compagno, ma nei secondi e anche minuti successivi quando il giovane s’è attaccato alla radio per dire a Xavier Marcos Padros, il suo ingegnere di macchina: «Controllate le immagini perché qualcuno da dietro mi ha toccato, ne sono sicuro». Lo ha chiesto più di una volta e quando Xavi gli ha spiegato che aveva fatto tutto da solo, toccando un cordolo che gli aveva scollato la macchina da terra consegnandola alle leggi della fisica, Charles l’asfalto sotto le ruote se l’è sentito mancare anche in senso metaforico.
Il fatto che non si sia reso conto cosa lo abbia sbatacchiato contro l’altra Rossa dimostra come la sua sensibilità sia in fase di costruzione. E vale anche per la guida sul bagnato: lui stesso aveva ammesso sabato di doversi impegnare per creare un’abilità che altri piloti hanno innata e parliamo di Hamilton, Verstappen, dello stesso Vettel e a suo tempo di Michael Schumacher. Un fatto naturale trattandosi di grandi talenti inglesi, olandesi, tedeschi: i nordici hanno molta più probabilità di correre con la pioggia fin dai kart, rispetto a un ragazzo nato al sole caldo e nell’aria scintillante di Montecarlo.
TENTAZIONE. E poi c’è la gestione dell’irruenza: la frase «ho visto un buco e mi ci sono buttato» dice tutto anche su questo fronte. Charles doveva pensarci meglio, erano passati 1’41” di gara e nessuno ci toglie dalla mente che abbia letteralmente visto rosso, non resistendo al divorante egoismo proprio dei campioni e provando a dare una memorabile lezione a Vettel che gli era davanti.
Leclerc è al primo anno da leader di una squadra importante e nobile come la Ferrari. Ma il punto vero è un altro: in GP3 e poi in GP2 ha conquistato i titoli guidando una macchina vincente. Eccola la vera differenza. C’è stato poi l’anno di apprendistato in Formula 1 con l’Alfa, e la stagione scorsa in cui, presentato da Binotto come l’apprendista al fianco del capitano Vettel, è riuscito a mostrare quanta capacità di guida, quanta intelligenza e quanta personale ambizione lo spingano.
Deve crescere e crescerà, ma con una Ferrari da sesto-ottavo posto non andrà da nessuna parte.
Dovrà scoprire tutto da solo: non può certo contare sull’aiuto di Vettel