FURLANI La famiglia con le ali
Erika e Mattia, fratelli da copertina (e Luca...) Protagonisti nel salto in alto, sono allenati da papà e mamma. A Rieti hanno subito stupito
Se ci pensa, Erika Furlani ancora sorride. «Ero alle prese con le mie prime gare internazionali. Parlavo con mia madre e a un certo punto le dissi: “Chissà se un giorno gareggerò insieme a Mattia”». È successo sabato, in quella Rieti dove la famiglia Furlani si trasferì nel 2010 dai Castelli Romani per inseguire un sogno. Difficile immaginare un sabato più bello: Erika, 24 anni, che al terzo tentativo valica 1,94, superando di due centimetri e dopo tre anni il primato personale e tentando poi l’1,96 che vale la qualificazione olimpica; il fratello Mattia, 15 anni, che alla seconda prova passa 2,08, miglior prestazione italiana tra i cadetti. Festa per l’affiatato clan Furlani, a cui si aggiunge anche il terzo fratello, il 19enne Luca che invece si dedica al salto in lungo. Quei balzi riproposti in tutte le salse sui social formano una bella storia da consegnare nel giorno in cui gli occhi erano tutti per i 100 di Marcell Jacobs.
COACH. Nella lunga lista dei ringraziamenti che ci propone, Erika si sofferma sui tecnici: «Sergio Baldo delle Fiamme Oro ha sempre creduto in me, aiutandomi in un periodo difficile ora alle spalle, e un ringraziamento speciale va alla mia coach Kathy Seck». E se le chiediamo come mai citi sua madre, ex velocista senegalese, con nome e cognome, lei risponde: «È normale! In campo è la mia allenatrice. Assieme a papà (l’ex altista azzurro Marcello; ndr) segue anche mio fratello. Ci siamo divisi i compiti, siamo in tanti», scherza. «Chi è più severo tra i due? Sicuramente mamma - amla mette candidamente Mattia - visto che mi segue più in generale, mentre papà cura la tecnica». Sabato i Furlani si sono assegnati un altro compito: quello del tifoso. «Ci siamo sostenuti a vicenda ma mai mi sognerei di darle consigli o commentare un suo salto puntualizza diligentemente il ragazzo - non ho la competenza di un allenatore». Ma è tifoso anche di Gimbo Tamberi: «Mi ispiro molto a Gianmarco, ha una tecnica unica. Vorrei diventare come lui!»
RIETI. «Il sognatore ha i piedi ben saldi su una nuvola», diceva Flaiano. La “nuvola”, in questo caso, è il capoluogo sabino, dove la famiglia ha posto basi importanti. Un trasferimento benedetto soprattutto per Erika, perché «avere tutto a disposizione è fondamentale». Fisioterapista, piscina, infine campo. Nel tempo libero, grande passione per la moda. Ma al ritorno a casa c’è ancora l’atletica? Qui i pareri dei fratelli sono discordanti. Lei: «L’atmosfera è molto tranquilla perché riusciamo a scindere. In casa non si parla di atletica, a meno che non ci mettiamo a seguire qualche gara in tv o in streaming. Altrimenti sarebbe stressante. La maggior parte dei miei amici è estranea da questo mondo, così come il mio fidanzato Lorenzo». Lui, che a Rieti studia all’Istituto Tecnico Economico “Luigi di Savoia”, invece sorride: «Parliamo di uno sport soltanto. Neanche l’ombra di basket (disciplina che praticava inizialmente; ndr) o di calcio (che invece praticava Luca; ndr)».
FUTURO. Quando le chiediamo pareri sul tema del razzismo, Erika preferisce non esprimersi. Meglio concentrarsi allora sulle prossime tappe della carriera, a partire dal meeting di Savona. «Ottenere il personale alla prima gara mi fa ben sperare e giovedì mi tocca una gara dura contro Trost, Vallortigara e Pieroni. Cosa vorrei dal futuro? Cerco di guadagnarmi un posto per Tokyo». Ultimamente si è anche cimentata in un mini-raduno in Portogallo con lo staff dell’ex saltatrice spagnola, olimpionica a Rio 2016, Ruth Beitia, che «mi è servito per correggere alcuni errori. Ruth, poi, è una persona eccezionale. Eleganza e classe». Quanto a Mattia: «Voglio sempre migliorare il mio personale e quindi ritoccare il primato di categoria. Si punta sempre più in alto». Che poi, alla fine, è da sempre la filosofia nonché il motto del clan Furlani.
Erika: «Tokyo 2021 il grande obiettivo» Mattia: «Tamberi è la mia ispirazione»