Spadafora: Ci sono presidenti eletti quando circolava la lira
«Miniamo l’autonomia? Vogliono la politica fuori, ma con deputati e senatori nelle federazioni: è conflitto d’interessi». Sport & Salute agirà sul territorio
La battaglia alla Casta è appena cominciata, ma nelle intenzioni di Vincenzo Spadafora non dovrà trasformarsi nel presupposto per mandare all’aria l’intera riforma. Il Ministro dello Sport, comunque, non le ha mandate a dire ai presidenti da rottamare: «Dicono che stiamo minando l’autonomia del mondo dello sport perché dopo 12 anni gli chiediamo di lasciare il campo. Lo trovo assurdo. Abbiamo 16 federazioni guidate da persone che sono lì da quasi 30 anni e anche se hanno portato ottimi risultati è giusto formare nuovi dirigenti. Quando li hanno eletti c’erano ancora la lira e le Torri Gemelle». Il secondo sassolino - anche questo "tolto" in diretta Facebook - riguarda l’incompatibilità: «Vogliono tutti la politica fuori dallo sport, ma lo sport è dentro la politica con deputati e senatori che fanno i presidenti di federazioni. È un conflitto d’interessi».
Parole che qualcuno ha interpretato come un attacco diretto e ingiustificato. Come Luciano Rossi, presidente della Federazione Tiro al Volo, in carica dal 1993: «Io sono stato eletto, altri sono nominati (riferimento al ministro ndr) - le sue parole all’Ansa - Nel 2016 avevo 3 avversari e mi hanno confermato con il 93% dei voti. Qui vogliono mortificare un settore che funziona, cancellando storie e organizzazioni. Vedo un accanimento “ad personam” verso Malagò e altri. Se siamo da rottamare facciamolo stabilire ad atleti e società»
LA LEGGE. Poi Spadafora è entrato nel merito della nuova legge delega, spiegandola ai propri follower. Non l'ha presentata come una contro-riforma, come era stata descritta nel momento in cui è circolata la prima bozza: anzi, ha rassicurato sulla volontà di mantenere il sistema creato appena un anno dal governo gialloverde e dall'ex sottosegretario Giorgetti (la gestione della cassa alla neonata Sport e Salute presieduta da Cozzoli, la preparazione degli atleti di competenza del Coni di Malagò), presentando altre novità. Una riguarda proprio la gestione della governance: il Coni non perderà i finanziamenti (40 milioni) e nemmeno il personale (garantiti oltre 100 dipendenti), ma rinuncerà ai comitati provinciali e regionali. L’interlocutore sul territorio sarà Sport e Salute, rassicurata così dopo la preoccupazioni iniziali: «E’ la struttura centrale di tutta la riforma». Ma si tratta di un «testo aperto» come ha precisato il titolare del dicastero, auspicando la massima collaborazione dei partiti politici. Oggi incontrerà Leu e Italia Viva, domani il Pd e presto anche il Movimento 5 Stelle. «Ci vogliono coraggio e ambizione» ha spiegato. Non è escluso che possa esserci a breve un confronto con le opposizioni.
LAVORATORI, DONNE, SICUREZZA. Nelle 124 pagine del testo unico si istituisce un nuovo dipartimento: da un ufficio per lo sport di 15 persone ad almeno 3 direzioni generali, per un totale di 45 impiegati. La direzione (che a molti continua a non piacere) è la seguente: «È giusto, gestendo soldi pubblici, che lo Stato e il governo possano esprimere il proprio indirizzo sullo sport come avviene nel resto d’Europa». La riforma punta a una nuova considerazione di lavoratori sportivi e laureati in scienze motorie. «Ci sarà l’estensione di tutte le tutele lavoristiche e previdenziali a chi opera nello sport - ha spiegato Spadafora - e introdurremo il docente di educazione fisica nella scuola primaria». Oltre al limite dei tre mandati per i presidenti – due per il numero uno del Coni – verrà disciplinata la figura dell’agente sportivo (accesso alla professione, diritti, compensi) e si detteranno le linee sul professionismo femminile («Non ci sarà più la distinzione di genere, ma dobbiamo trovare le risorse economiche per finanziarlo»). Oggi in Italia sono professionisti solamente gli uomini di calcio (Serie A, B e C), pallacanestro (A1), ciclismo e golf. Ampio spazio nel testo anche al tema sicurezza, con particolare riferimento agli stadi. «Istituiremo procedimenti accelerati per la costruzione e la riqualificazione degli impianti sportivi. In Italia siamo parecchio arretrati» ricorda il ministro (il 76% degli stadi in Serie A è stato costruito prima del 1946). Il vincolo sportivo - quel rapporto giuridico che lega un giocatore a un club in forza del quale l'atleta è obbligato a svolgere la propria attività agonistica esclusivamente con la società con cui si tessera - verrà cancellato anche tra i dilettanti.
Comitati regionali e provinciali chiusi Donne, lavoratori e sicurezza i focus