Corriere dello Sport

Il cambio nella mente

- di Alberto Dalla Palma

La svolta nell’intervallo, Conte deve aver cambiato qualcosa per forza, ma nella testa della squadra, davvero impresenta­bile per un tempo. L’Inter era sotto di un gol: troppo goffa la papera di Handanovic perché uno come Belotti non ne approfitta­sse, dal sogno del secondo posto al fianco della Lazio all’incubo del quarto in un turno molto favorevole. Il tecnico nerazzurro deve essere entrato nella testa dei suoi giocatori trapanando a martello, come solo lui e pochi altri sanno fare, tanto che in meno di un quarto d’ora l’Inter capovolge il verdetto e mata un Toro che sembra una pecora, all’improvviso senza forze e senza cuore. Un assist perfetto di Lautaro consente a Young di agganciare il pareggio qualche istante dopo il ritorno in campo: se i granata avessero resistito di più, forse tutto sarebbe stato più complicato, invece questo gol improvviso e inatteso anche per l’interista più fedele cambia completame­nte la partita. L’Inter aumenta il ritmo, circonda e asfissia gli avversari e poi li mette ko con altri due colpi durissimi: prima il gol di Godin, molto simile a quello di Young, con il difensore prontissim­o a mettere in porta l’assist di Sanchez da fondo campo, poi il guizzo di Lautaro, che non segnava da cinque partite e si portava sul groppone il peso di una sola rete nelle ultime dodici. L’argentino esulta, come lo stesso Conte, che non ha dovuto fare mosse particolar­i, dal punto di vista tattico, per modificare una squadra davvero preoccupan­te: deve aver lavorato sulla psiche, perché non basta il crollo fisico del Torino per spiegare una lettura così diversa della partita da parte dei suoi giocatori. L’Inter del primo tempo è bruttissim­a: è vero, punita solo dalla papera di Handanovic, ma comunque incapace di offendere, di avvicinare Lautaro e Sanchez al tiro, che arriva solo con Young. Fa riflettere la terza esclusione di Eriksen nelle ultime quattro partite: solo l’inutile finale per il danese, a giochi ormai chiusi, a conferma che qualche cosa non funziona tra il talento strappato al Tottenham e Conte, che aveva provato a ritagliarg­li il ruolo di trequartis­ta per esaltarlo. Esperiment­o, al momento, fallito ma che lascia aperto un inquietant­e interrogat­ivo: possibile che il talento di Eriksen, che avrebbe dovuto essere l’anti Juve, non emerga? Agganciato il secondo posto, al fianco della Lazio, l’Inter potrebbe anche lanciare un assalto imprevedib­ile a Sarri e Ronaldo, dopo il crollo con il Bologna e il pareggio di Verona. Pensare allo scudetto sembra folle, ma di questi tempi non si sa mai, si gioca ogni tre giorni e di certezza ce n’è solo una: l’Atalanta.

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