Il cambio nella mente
La svolta nell’intervallo, Conte deve aver cambiato qualcosa per forza, ma nella testa della squadra, davvero impresentabile per un tempo. L’Inter era sotto di un gol: troppo goffa la papera di Handanovic perché uno come Belotti non ne approfittasse, dal sogno del secondo posto al fianco della Lazio all’incubo del quarto in un turno molto favorevole. Il tecnico nerazzurro deve essere entrato nella testa dei suoi giocatori trapanando a martello, come solo lui e pochi altri sanno fare, tanto che in meno di un quarto d’ora l’Inter capovolge il verdetto e mata un Toro che sembra una pecora, all’improvviso senza forze e senza cuore. Un assist perfetto di Lautaro consente a Young di agganciare il pareggio qualche istante dopo il ritorno in campo: se i granata avessero resistito di più, forse tutto sarebbe stato più complicato, invece questo gol improvviso e inatteso anche per l’interista più fedele cambia completamente la partita. L’Inter aumenta il ritmo, circonda e asfissia gli avversari e poi li mette ko con altri due colpi durissimi: prima il gol di Godin, molto simile a quello di Young, con il difensore prontissimo a mettere in porta l’assist di Sanchez da fondo campo, poi il guizzo di Lautaro, che non segnava da cinque partite e si portava sul groppone il peso di una sola rete nelle ultime dodici. L’argentino esulta, come lo stesso Conte, che non ha dovuto fare mosse particolari, dal punto di vista tattico, per modificare una squadra davvero preoccupante: deve aver lavorato sulla psiche, perché non basta il crollo fisico del Torino per spiegare una lettura così diversa della partita da parte dei suoi giocatori. L’Inter del primo tempo è bruttissima: è vero, punita solo dalla papera di Handanovic, ma comunque incapace di offendere, di avvicinare Lautaro e Sanchez al tiro, che arriva solo con Young. Fa riflettere la terza esclusione di Eriksen nelle ultime quattro partite: solo l’inutile finale per il danese, a giochi ormai chiusi, a conferma che qualche cosa non funziona tra il talento strappato al Tottenham e Conte, che aveva provato a ritagliargli il ruolo di trequartista per esaltarlo. Esperimento, al momento, fallito ma che lascia aperto un inquietante interrogativo: possibile che il talento di Eriksen, che avrebbe dovuto essere l’anti Juve, non emerga? Agganciato il secondo posto, al fianco della Lazio, l’Inter potrebbe anche lanciare un assalto imprevedibile a Sarri e Ronaldo, dopo il crollo con il Bologna e il pareggio di Verona. Pensare allo scudetto sembra folle, ma di questi tempi non si sa mai, si gioca ogni tre giorni e di certezza ce n’è solo una: l’Atalanta.