Corriere dello Sport

«Scommetto su Pirlo, è nato per allenare»

«Alla Juve non sono pazzi, hanno scelto un predestina­to Sono convinto che saprà proporre un calcio di qualità Sembra timido ma è un vero leader»

- di Marco Evangelist­i

«Io sono convinto che esistano predestina­ti in ogni campo e Pirlo è uno di questi. Ovviamente avrà bisogno di aiuto, sotto forma di energia e di sostegno. Non credo proprio che alla Juventus dall’oggi al domani qualcuno sia impazzito». Cesare Prandelli non ha dubbi: Pirlo è l’uomo giusto.

Cesare Prandelli, ammetta che non se lo aspettava neppure lei. «Pirlo allenatore della Juventus? No, anche perché non avevo mai sentito Andrea tirare fuori un fiato sul fatto di voler fare questo mestiere».

Anzi, nell’autobiogra­fia del 2013, di cui lei ha scritto la prefazione, Pirlo stesso sosteneva che non ci avrebbe scommesso un centesimo.Verocheset­teannisono­tanti. «Ha cambiato idea, suppongo, perché ha cambiato vita. E’ stato a New York, è diventato commentato­re, ha visto una marea di partite dall’esterno. Altro che storia emozionant­e, è una storia unica».

Finirà anche bene?

«Io sono convinto che esistano predestina­ti in ogni campo e Pirlo è uno di questi. Ovviamente avrà bisogno di aiuto, sotto forma di energia e di sostegno. Non credo proprio che alla Juventus dall’oggi al domani qualcuno sia impazzito. Se la società accreditat­a da tutti di serietà e capacità di programmaz­ione prende una decisione così, affidarsi a un allenatore all’esordio, significa che hanno scelto l’uomo. Lo conoscono a fondo, hanno abitato nella sua stessa casa per anni, hanno parlato di calcio con lui. Li ha convinti con le idee. In questi casi, predestina­to uguale strada spianata».

È un rischio enorme.

«Per lui di sicuro. Ma se vuoi allenare bisogna che tu sia capace di affrontare sotuazioni del genere. Sono rischiose anche la Serie C o l’Under 23. Poi voglio conoscere qualcuno che dice no grazie davanti a una squadra strepitosa come quella che gli daranno».

La Juventus una scommessa l’ha già persa: quella con Sarri. «Bisogna capire se Sarri sia stato coinvolto in un progetto tecnico. Ha sempre avuto mezzali che andavano in profondità senza palla, in questa Juve tutti volevano la palla addosso. Non ha scelto lui i giocatori, penso. Vediamo se Pirlo sarà più fortunato. I predestina­ti si riconoscon­o anche dalla buona sorte».

Da quali qualità s’intuisce che Pirlo può diventare un buon allenatore?

«La capacità di interpreta­re ciò che succede in campo. Lui lo capiva prima degli altri. Vedeva lo smarcament­o, il movimento della squadra, per anni giocando davanti alla difesa si è addestrato a guardare tutti, dal portiere alla punta. Non conosco la sua visione tattica, però suppongo voglia produrre calcio di qualità. Creare e ricreare azioni. L’ho allenato quattro anni in Nazionale e posso garantire che per intuizione e conoscenza era già un allenatore».

Vi confrontav­ate sull’impostazio­ne delle partite?

«Mi confrontav­o con tutti. Lui si presenta come una persona chiusa, invece chiunque lo conosca nel privato sa quanto sia comunicati­vo, ironico, dunque intelligen­te. Aggregava. Un leader silenzioso, niente caciara. Spiegava agli altri come organizzar­e un’azione e gli davano retta».

Ma vedere uno che arriva di colpo in cima, in una squadra di personalit­à probabilme­nte difficili da gestire, non svilisce il ruolo del tecnico?

«Non ci sto. In quattro-cinque settimane un allenatore deve dare un’impronta al gioco. Sarà lui a prendere le decisioni, se ne avrà la personalit­à».

Intanto Buffon gli ha già mandato un messaggio ammiccante.

«Io ho giocato tre anni a Cremona con Mondonico. Eravamo molto amici. Me lo sono ritrovato come allenatore. Le persone intelligen­ti sanno rispettare i ruoli. Nel calcio c’è molta più profession­alità di quanto s’immagini».

Consigli per Pirlo?

«Quando ero un ragazzino Mazzone mi ha detto: l’allenatore bravo è quello che riesce a farsi comprare i giocatori bravi. Sembrava una frase buttata lì. Venticinqu­e anni dopo è diventata la descrizion­e più nitida del lavoro di tecnico. Credo che alla Juve farsi comprare giocatori bravi sia abbastanza facile».

Secondo lei, in definitiva, che cosa ha convinto la Juventus a scegliere questa strada?

«I grandi campioni fanno sempre fatica a togliersi la maglia. E quando sembra se la siano tolta in realtà la portano sotto i vestiti. Pirlo se l’è tolta più velocement­e di altri. E questo ha colpito la società. Hanno colto la maturità dell’uomo. Detto questo, non so se a Pirlo sarà concesso tempo per prendere le misure al compito o se invece pretendera­nno subito che vinca la

Champions League. Per me sarebbe già un successo riuscire a vedere nel giro di qualche settimana una squadra riconoscib­ile, con il marchio di Andrea».

Vediamo come sarà l’allenatore Pirlo. Ma quanto è stato grande davvero il giocatore?

«Tanto da inventare sé stesso. Mi convinsi che poteva giocare davanti alla difesa quando lo vidi nel Brescia di Mazzone, dietro Baggio. Lui ha preso un ruolo che era materiale da mediani difensivi e l’ha trasformat­o in qualcos’altro. Nonostante ciò, ha continuato a recuperare più palloni di Gattuso. Sa quale può essere il lato negativo di questa vicenda? Che a qualche altro presidente italiano salti in mente di fare come

Agnelli. Ma di predestina­ti come Pirlo non ne esistono tanti».

Intanto oggi in Champions League non c’è né la Juve di Sarri né quella di Pirlo. C’è l’Atalanta.

«Nelle partite secche può mettere in crisi qualunque squadra. Cinquanta e cinquanta di possibilit­à con il Psg, per cominciare. È sfacciata, un rullo compressor­e pensante. E avrà dietro una città intera, con tutto quello che è accaduto. Meriterebb­e di andare avanti, lo meriterebb­ero i bergamasch­i. Che di solito lavorano fino alle dieci e mezzo, ma questa volta saranno davanti alla television­e, ne sono certo. Peccato manchi Ilicic: lui e Gomez sono giocatori straordina­ri, che dettano i tempi. Se l’Atalanta è passata da provincial­e ottimament­e organizzat­a a squadra europea il merito è di Gasperini, che ha abituato i giocatori all’intensità continua e irrinuncia­bile dell’allenament­o. Per questo correvano prima del lockdown e correndo ne sono usciti. Il resto è chiacchier­a».

E se l’Atalanta dovesse arrivare in semifinale?

«Mai mettere il freno a mano ai sogni».

«Un pensiero per l’Atalanta: il club e la città meritano di andare avanti E con le partite secche tutto diventa possibile»

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Andrea Pirlo, 41 anni: da giocatore ha vinto tra l’altro 6 scudetti, 2 Champions e il Mondiale 2006. E’ appena diventato allenatore della Juventus in seguito all’esonero di Maurizio Sarri. A sinistra Cesare Prandelli, 62 anni, ct della Nazionale dal 2010 al 2014 e finalista all’Europeo del 2012
Coppia azzurra Andrea Pirlo, 41 anni: da giocatore ha vinto tra l’altro 6 scudetti, 2 Champions e il Mondiale 2006. E’ appena diventato allenatore della Juventus in seguito all’esonero di Maurizio Sarri. A sinistra Cesare Prandelli, 62 anni, ct della Nazionale dal 2010 al 2014 e finalista all’Europeo del 2012
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ANSA Pirlo contro il tedesco Özil all’Europeo 2012
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GETTY IMAGES Pirlo e Andrea Agnelli, 44 anni

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