«Scommetto su Pirlo, è nato per allenare»
«Alla Juve non sono pazzi, hanno scelto un predestinato Sono convinto che saprà proporre un calcio di qualità Sembra timido ma è un vero leader»
«Io sono convinto che esistano predestinati in ogni campo e Pirlo è uno di questi. Ovviamente avrà bisogno di aiuto, sotto forma di energia e di sostegno. Non credo proprio che alla Juventus dall’oggi al domani qualcuno sia impazzito». Cesare Prandelli non ha dubbi: Pirlo è l’uomo giusto.
Cesare Prandelli, ammetta che non se lo aspettava neppure lei. «Pirlo allenatore della Juventus? No, anche perché non avevo mai sentito Andrea tirare fuori un fiato sul fatto di voler fare questo mestiere».
Anzi, nell’autobiografia del 2013, di cui lei ha scritto la prefazione, Pirlo stesso sosteneva che non ci avrebbe scommesso un centesimo.Verochesetteannisonotanti. «Ha cambiato idea, suppongo, perché ha cambiato vita. E’ stato a New York, è diventato commentatore, ha visto una marea di partite dall’esterno. Altro che storia emozionante, è una storia unica».
Finirà anche bene?
«Io sono convinto che esistano predestinati in ogni campo e Pirlo è uno di questi. Ovviamente avrà bisogno di aiuto, sotto forma di energia e di sostegno. Non credo proprio che alla Juventus dall’oggi al domani qualcuno sia impazzito. Se la società accreditata da tutti di serietà e capacità di programmazione prende una decisione così, affidarsi a un allenatore all’esordio, significa che hanno scelto l’uomo. Lo conoscono a fondo, hanno abitato nella sua stessa casa per anni, hanno parlato di calcio con lui. Li ha convinti con le idee. In questi casi, predestinato uguale strada spianata».
È un rischio enorme.
«Per lui di sicuro. Ma se vuoi allenare bisogna che tu sia capace di affrontare sotuazioni del genere. Sono rischiose anche la Serie C o l’Under 23. Poi voglio conoscere qualcuno che dice no grazie davanti a una squadra strepitosa come quella che gli daranno».
La Juventus una scommessa l’ha già persa: quella con Sarri. «Bisogna capire se Sarri sia stato coinvolto in un progetto tecnico. Ha sempre avuto mezzali che andavano in profondità senza palla, in questa Juve tutti volevano la palla addosso. Non ha scelto lui i giocatori, penso. Vediamo se Pirlo sarà più fortunato. I predestinati si riconoscono anche dalla buona sorte».
Da quali qualità s’intuisce che Pirlo può diventare un buon allenatore?
«La capacità di interpretare ciò che succede in campo. Lui lo capiva prima degli altri. Vedeva lo smarcamento, il movimento della squadra, per anni giocando davanti alla difesa si è addestrato a guardare tutti, dal portiere alla punta. Non conosco la sua visione tattica, però suppongo voglia produrre calcio di qualità. Creare e ricreare azioni. L’ho allenato quattro anni in Nazionale e posso garantire che per intuizione e conoscenza era già un allenatore».
Vi confrontavate sull’impostazione delle partite?
«Mi confrontavo con tutti. Lui si presenta come una persona chiusa, invece chiunque lo conosca nel privato sa quanto sia comunicativo, ironico, dunque intelligente. Aggregava. Un leader silenzioso, niente caciara. Spiegava agli altri come organizzare un’azione e gli davano retta».
Ma vedere uno che arriva di colpo in cima, in una squadra di personalità probabilmente difficili da gestire, non svilisce il ruolo del tecnico?
«Non ci sto. In quattro-cinque settimane un allenatore deve dare un’impronta al gioco. Sarà lui a prendere le decisioni, se ne avrà la personalità».
Intanto Buffon gli ha già mandato un messaggio ammiccante.
«Io ho giocato tre anni a Cremona con Mondonico. Eravamo molto amici. Me lo sono ritrovato come allenatore. Le persone intelligenti sanno rispettare i ruoli. Nel calcio c’è molta più professionalità di quanto s’immagini».
Consigli per Pirlo?
«Quando ero un ragazzino Mazzone mi ha detto: l’allenatore bravo è quello che riesce a farsi comprare i giocatori bravi. Sembrava una frase buttata lì. Venticinque anni dopo è diventata la descrizione più nitida del lavoro di tecnico. Credo che alla Juve farsi comprare giocatori bravi sia abbastanza facile».
Secondo lei, in definitiva, che cosa ha convinto la Juventus a scegliere questa strada?
«I grandi campioni fanno sempre fatica a togliersi la maglia. E quando sembra se la siano tolta in realtà la portano sotto i vestiti. Pirlo se l’è tolta più velocemente di altri. E questo ha colpito la società. Hanno colto la maturità dell’uomo. Detto questo, non so se a Pirlo sarà concesso tempo per prendere le misure al compito o se invece pretenderanno subito che vinca la
Champions League. Per me sarebbe già un successo riuscire a vedere nel giro di qualche settimana una squadra riconoscibile, con il marchio di Andrea».
Vediamo come sarà l’allenatore Pirlo. Ma quanto è stato grande davvero il giocatore?
«Tanto da inventare sé stesso. Mi convinsi che poteva giocare davanti alla difesa quando lo vidi nel Brescia di Mazzone, dietro Baggio. Lui ha preso un ruolo che era materiale da mediani difensivi e l’ha trasformato in qualcos’altro. Nonostante ciò, ha continuato a recuperare più palloni di Gattuso. Sa quale può essere il lato negativo di questa vicenda? Che a qualche altro presidente italiano salti in mente di fare come
Agnelli. Ma di predestinati come Pirlo non ne esistono tanti».
Intanto oggi in Champions League non c’è né la Juve di Sarri né quella di Pirlo. C’è l’Atalanta.
«Nelle partite secche può mettere in crisi qualunque squadra. Cinquanta e cinquanta di possibilità con il Psg, per cominciare. È sfacciata, un rullo compressore pensante. E avrà dietro una città intera, con tutto quello che è accaduto. Meriterebbe di andare avanti, lo meriterebbero i bergamaschi. Che di solito lavorano fino alle dieci e mezzo, ma questa volta saranno davanti alla televisione, ne sono certo. Peccato manchi Ilicic: lui e Gomez sono giocatori straordinari, che dettano i tempi. Se l’Atalanta è passata da provinciale ottimamente organizzata a squadra europea il merito è di Gasperini, che ha abituato i giocatori all’intensità continua e irrinunciabile dell’allenamento. Per questo correvano prima del lockdown e correndo ne sono usciti. Il resto è chiacchiera».
E se l’Atalanta dovesse arrivare in semifinale?
«Mai mettere il freno a mano ai sogni».
«Un pensiero per l’Atalanta: il club e la città meritano di andare avanti E con le partite secche tutto diventa possibile»