RIECCO IL MAGNIFICO DUO
Dopo 24 anni si riforma a Pesaro (da dirigenti) la coppia che dominò sotto canestro «Quel giorno che la polizia fermò me, Ario e Myers»
La coppia che ha dettato legge sotto i tabelloni con la Scavolini a cavallo degli anni Novanta conquistando due volte il tricolore in tre anni (‘88 e '90) si ricostituisce dietro la scrivania della Vuelle Pesaro. Walter Magnifico torna, stavolta come dirigente, a far coppia con l'amico e compagno di reparto Ario Costa, ora presidente. la prima immagine che gli viene in mente ripensando a loro due con la canotta biancorossa è significativa: «Mi sono reso conto che in occasione delle vittorie scudetto, Ario è stato il primo che sono andato ad abbracciare. A Pesaro, nell'88, infilò una tripla a fil di sirena. Mentre ci stringevamo venimmo travolti dalla folla, tanto che lui da terra sferrò un cazzotto per liberarsi da uno che gli era caduto sopra provocandogli una brutta distorsione: nello spogliatoio dovette infilare la caviglia dentro un secchio col ghiaccio. Due anni dopo a Varese le foto ci ritraggono mentre lui mi salta in braccio. Non so come ho fatto a reggerlo: pesava 110 kg... D'altronde, quando sgomiti fianco a fianco contro i più forti americani del campionato, visto che a volte le società avevano due lunghi stranieri, è naturale voler festeggiare per primo con chi soffriva accanto a te per reggere l'urto».
ANNI D’ORO. In Nazionale hanno vissuto altri anni aurei, ma la sfortuna gli ha impedito di dividere le più grandi gioie. «Nell'83 mancai il trionfo di Nantes perché ero militare e fui spedito a giocare i Mondiali in Algeria: anche noi vincemmo l'oro, per di più contro gli Usa, ma mi spiacque non condividere quel successo con Ario. L'anno dopo, io partii per le Olimpiadi di Los Angeles mentre lui, reduce da un intervento al tendine d'Achille, non recuperò in tempo. L'azzurro ci ha ripagati separatamente, ma ci ha fatto conoscere molto prima dei tempi di Pesaro. Lui era già grosso, con queste braccia infinite, io ancora magrolino e un po’ timoroso. In Nazionale esordimmo insieme a Roma nell'80, all'All Star Game per festeggiare l'argento di Mosca».
Per la causa della Nazionale furono coinvolti insieme in un episodio surreale. «Nel '92 partiamo da Pesaro per un raduno azzurro assieme a Myers con un'auto presa a noleggio, un'Alfa 164 rossa targata Latina, guidava Ario. In autostrada veniamo inseguiti dalla polizia, con un agente che si sporge fuori dal finestrino con la paletta e ci costringe ad accostare. Scendiamo e ci fanno: e voi chi cavolo siete? C'era stata una rapina a Rimini e l'auto dei ladri era uguale alla nostra. Carlton non ha più aperto bocca fino a Milano!».
E sua vita di oggi? «Con moglie, tre figlie e una nipotina, sto come un pascià tra le mie donne. Ma questo rientro a Pesaro avviene al momento giusto, si respira un'atmosfera positiva».
«Fummo inseguiti perché avevamo l’auto uguale a quella di una rapina!»