Corriere dello Sport

«Quante notti a giocare con lui a briscola...»

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- «La prima volta che lo vidi eravamo a Forlì, ad un collegiale della Nazionale jr, in preparazio­ne agli Europei. Era il 1978. Walter aveva un carattere umile e tranquillo, ma molto determinat­o: ci somigliava­mo parecchio come indole - ammette Costa, presidente della VL - e ci prendemmo subito. Lui magrolino e pallido, io più grosso e pacioccone».

Sono passati più di quarant'anni e questi due sono ancora insieme, a dirigere le operazioni del club al quale hanno donato il meglio della loro carriera e sicurament­e anche il loro cuore, la Vuelle. In cambio, Pesaro li ha adottati: che Magnifico sia pugliese, di San Severo e Costa ligure, di Cogorno, è solo un dettaglio, perché qui hanno messo le radici. «Siamo anche diventati nonni - sorride Ario - lui ha una nipotina, Mia, io un maschietto, Tommaso. Prima o poi andiamo in piazza e ci scattiamo una foto coi passeggini».

Hanno diviso tutto, tranne le stanze: per 12 anni Costa è stato in camera con Gracis, Magnifico invece con Zampolini. Sono stati gli italiani storici di quella Scavolini e sono ancora legatissim­i: «Zampo era il più burlone, ideava degli scherzi pazzeschi - ricorda Ario -. Una volta incollò gli stivaletti del professor Nikolic nel pavimento dello spogliatoi­o con una colla potentissi­ma così che le suole rimasero lì. Aza si arrabbiò tantissimo, ma non ha mai saputo chi fosse il colpevole».

L'uomo che credette in loro come lunghi italiani, puntando su esterni americani, fu Giancarlo Sacco, il coach che li portò sul tetto d'Italia Valerio Bianchini. «Il Vate era un motivatore incredibil­e, ci gasava come nessuno utilizzand­o la sua cultura per raccontarc­i storie che poi adattava al basket. A volte era talmente carico che non ricordava le cose. Una volta si girò verso la panchina negli ultimi minuti di una gara e mi urlò: “Ario, questo è il tuo momento, vai in campo e spacca tutto”. E io: “Coach ci andrei anche, ma son già fuori per cinque falli». Insieme ne hanno viste di tutti i colori, azzurro compreso: «Ricordo i ritiri infiniti di Sandro Gamba, 30-40 giorni. La sera giocavamo a briscola io e Walter, con il comodino fra i nostri letti come tavolino. Ma l'unico mazzo che avevamo trovato era mini, quelle cartine nelle nostre manone erano ridicole».

Avere coinvolto di nuovo Magnifico in società riempie Ario di orgoglio: «E' da un anno che ci penso, perché lo sentivo più vicino, anche se lui è sempre rimasto innamorato della Vuelle e mi incoraggia­va nei momenti difficili. I suoi consigli saranno preziosi per i nostri giovani. Insieme possiamo portare in giro per l'Italia l'immagine vincente della Vuelle dei bei tempi, perché per me Walter è veramente il giocatore simbolo di quel periodo». Tanto che nel 2016 è stato Costa a proporre il ritiro della maglia n.6 indossata da Magnifico.

«Ora siamo nonni: ci ritroverem­o in piazza portando i passeggini»

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