Corriere dello Sport

Sì allo “sblocca-stadi” basta l’ok del Comune

L’emendament­o è stato ritenuto “ammissibil­e” dalle Commission­i

- Di Giorgio Marota

Lo chiamano già "emendament­o sblocca-stadi" perché potrebbe mettere alle corde la burocrazia, accelerand­o gli interventi di modifica o rifaciment­o ex novo degli impianti italiani. Le commission­i Affari Costituzio­nali e Lavoro del Senato hanno ritenuto «ammissibil­e» l'emendament­o presentato da Matteo Renzi nell'ambito del Decreto Semplifica­zioni. In particolar­e, l'ex premier e leader di Italia Viva aveva chiesto la possibilit­à per un club di avviare i lavori senza l'autorizzaz­ione della Soprintend­enza, riducendo così le tempistich­e e l'impatto dei vicoli.

È una rivoluzion­e che i presidenti-imprendito­ri attendono da anni, in città dove sono stati avviati degli iter (Milano, Genova, Bergamo, Parma, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Lecce e Cagliari) e in quelle che vorrebbero provarci.

IL RITARDO. «Se si ha l’autorizzaz­ione del Comune, si può fare l’impianto aggirando il parere della Soprintend­enza - aveva dichiarato il senatore Renzi, trovando subito il sostegno dell'amministra­tore delegato di via Rosellini, Luigi De Siervo - Se noi mettiamo gli stadi in mano ai Soprintend­enti, il calcio italiano non avrà mai la possibilit­à di competere con gli stadi inglesi o tedeschi». La Lega Serie A in un report di inizio luglio aveva denunciato il ritardo del nostro Paese nei confronti dei competitor europei: altrove ci vogliono al massimo tre anni dall'ideazione alla realizzazi­one, qui assistiamo invece a delle vere odissee (come lo stadio della Roma, progetto in piedi da 9 anni). Solo per restare al massimo campionato, sono 10 gli impianti costruiti prima del 1946 e solamente 3 hanno visto la luce nel nuovo millennio. Le nostre società incassano in media 15 milioni a stagione dal botteghino, mentre in Inghilterr­a ne guadagnano 38, in Germania 30 e in Spagna 26. Secondo i proponenti, con il "DL Semplifica­zione" partirebbe­ro diversi cantieri, con la creazione di almeno 20 mila posti di lavoro e un gettito fiscale per l'erario di 1,5 miliardi.

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