Sì allo “sblocca-stadi” basta l’ok del Comune
L’emendamento è stato ritenuto “ammissibile” dalle Commissioni
Lo chiamano già "emendamento sblocca-stadi" perché potrebbe mettere alle corde la burocrazia, accelerando gli interventi di modifica o rifacimento ex novo degli impianti italiani. Le commissioni Affari Costituzionali e Lavoro del Senato hanno ritenuto «ammissibile» l'emendamento presentato da Matteo Renzi nell'ambito del Decreto Semplificazioni. In particolare, l'ex premier e leader di Italia Viva aveva chiesto la possibilità per un club di avviare i lavori senza l'autorizzazione della Soprintendenza, riducendo così le tempistiche e l'impatto dei vicoli.
È una rivoluzione che i presidenti-imprenditori attendono da anni, in città dove sono stati avviati degli iter (Milano, Genova, Bergamo, Parma, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Lecce e Cagliari) e in quelle che vorrebbero provarci.
IL RITARDO. «Se si ha l’autorizzazione del Comune, si può fare l’impianto aggirando il parere della Soprintendenza - aveva dichiarato il senatore Renzi, trovando subito il sostegno dell'amministratore delegato di via Rosellini, Luigi De Siervo - Se noi mettiamo gli stadi in mano ai Soprintendenti, il calcio italiano non avrà mai la possibilità di competere con gli stadi inglesi o tedeschi». La Lega Serie A in un report di inizio luglio aveva denunciato il ritardo del nostro Paese nei confronti dei competitor europei: altrove ci vogliono al massimo tre anni dall'ideazione alla realizzazione, qui assistiamo invece a delle vere odissee (come lo stadio della Roma, progetto in piedi da 9 anni). Solo per restare al massimo campionato, sono 10 gli impianti costruiti prima del 1946 e solamente 3 hanno visto la luce nel nuovo millennio. Le nostre società incassano in media 15 milioni a stagione dal botteghino, mentre in Inghilterra ne guadagnano 38, in Germania 30 e in Spagna 26. Secondo i proponenti, con il "DL Semplificazione" partirebbero diversi cantieri, con la creazione di almeno 20 mila posti di lavoro e un gettito fiscale per l'erario di 1,5 miliardi.