Corriere dello Sport

Siete la nemesi del Psg

- di Roberto Perrone

Caro Gasperson, all’inglese, come ti meriti, perché sei stato il primo vero manager della serie A.

Caro Gasperson, all’inglese, come ti meriti, perché sei stato il primo vero manager della serie A, questa breve missiva ti giunga mentre a Lisbona, come hai giustament­e detto, “l’Atalanta è come la Nazionale”. Sì, è vero la Dea ci rappresent­a tutti, ma al sottoscrit­to un po’ di più. Te lo scrivo non con invidia, vizio di chi sa che non avrà mai quello che desidera, ma con nostalgia, sentimento di chi il desiderio l’ha cullato, accarezzat­o e poi l’ha visto svanire. Da vecchio genoano riconosco nell’Atalanta il progetto realizzato che il Grifo tentò di portare avanti nei primi anni dopo ritorno in serie A, quando, nel campionato del 2008-2009, si sfiorò l’ingresso in Champions League. Erano i tempi, passati, di un Preziosi entusiasta e visionario. Interrotto il lavoro a Zena, l’hai concluso a Bergamo. Per tutta una serie di ragioni, tra cui metto al primo posto la fiducia della società che resistette all’impulso insano (altri avrebbero ceduto) di esonerarti dopo un avvio negativo nella stagione 2016-2017. Da allora è iniziato un rinnovamen­to che ha coinvolto squadra, centro tecnico, stadio, club.

Non c’è un grande allenatore senza una grande società. E viceversa. Altrimenti l’Atalanta non sarebbe a Lisbona, spinta da tutti gli italiani. Tu e l’Atalanta rappresent­ate la nemesi del Psg. Loro comprano tutte le figurine sventoland­o davanti all’edicolante una mazzetta di denari. All’Atalanta, invece, cercate i calciatori per completare l’album con equilibrio, un pezzo alla volta. Tu rigeneri campioni che non sapevano più di esserlo, trasformi gregari che non credevano di essere campioni. Coerente come il tuo calcio egualitari­o che tratta il forte e il debole allo stesso modo. Hai un carattere fumantino. Qualcuno ti critica per questo, ma io credo che ognuno è come è, ognuno vive i momenti e il lavoro secondo la sua natura. La tua grande forza, poi, è che non ti porti il lavoro a casa e quando racconti il calcio davanti a una bella tavola imbandita - chi ama la buona cucina non delude mai - lo fai con il disincanto di chi sa che il vento soffia dove vuole, in questo ambiente, e non bisogna tirarsela troppo. Io spero che stasera soffi alle spalle dell’Atalanta, la grande squadra italiana che sostenevan­o non potessi allenare. L’unica “portoghese”, ma non nel senso che è entrata di straforo. L’unica che si è conquistat­a un invito a suon di gol, mentre le altre “grandi” sono già al mare o davanti alla tv. Con affetto e speranza.

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