Corriere dello Sport

Non ci resta che Conte

- Di Alberto Dalla Palma

E’ difficile accettare un verdetto così duro ed è difficile accettare come questo verdetto è arrivato perché ad un certo punto stavano andando a casa Neymar, Icardi e Mbappé, proprio come Ronaldo qualche giorno fa. I giganti parigini spazzati via da Pasalic, da Gosens, dal piccolo Gomez, come in una favola.

Èdifficile accettare un verdetto così duro ed è difficile accettare come questo verdetto è arrivato perché ad un certo punto stavano andando a casa Neymar, Icardi e Mbappé, proprio come Ronaldo qualche giorno fa. I giganti parigini spazzati via da Pasalic, da Gosens, dal piccolo Gomez, come in una favola. Che è finita in cinque minuti, ma erano gli ultimi e così fa ancora più male. L’Atalanta ha abbandonat­o la Champions a un passo dalla semifinale ma resta comunque nella storia: era partita perdendo le prime tre partite del girone, è arrivata a domare il Psg fino a quando i fuoriclass­e di Tuchel non hanno deciso di mettersi a giocare tutti insieme. E a quel punto sono diventati devastanti e immarcabil­i. Prima si erano solo esibiti come dei giocolieri al circo: Neymar da solo contro tutti e quanta tenerezza ci ha fatto Icardi, sempre pronto ad aspettare il pallone e sempre condannato a non riceverlo, perché quando la palla finisce sui piedi del brasiliano l’azione inizia e finisce. Ieri sera sempre male (per i francesi), fino all’assist per l’1-1 di Marquinhos. Neymar, in avvio, aveva anche sbagliato due gol clamorosi, uno più facile dell’altro, soprattutt­o per uno come lui. Ma alla fine è stato decisivo, come Mbappé, che era entrato iniziando una battaglia personale che stava favorendo solo l’Atalanta, ormai aggrappata alla prodezza di Pasalic e a un passo dal sogno di entrare tra le prime quattro d’Europa. I due fuoriclass­e del Psg hanno fatto la differenza, negli ultimi dieci minuti, cioè quando si sono messi a giocare per la squadra: a quel punto per gli uomini di Gasperini c’è stato poco da fare, perché hanno sempre perso il confronto diretto con gli avversari, cadendo in inferiorit­à numerica in tutte le azioni decisive. Ha vinto la qualità, hanno vinto i campioni che guadagnano, messi insieme, più di tutta la squadra nerazzurra, alla quale il calcio italiano dovrà fare i compliment­i perché in Champions ha resistito una settimana in più di Juve e Napoli e una vita più dell’Inter, che resta adesso la nostra unica rappresent­ante nelle coppe. Conte ha la possibilit­à di vincere l’Europa League, ma era partito - non dimentichi­amocelo per contendere lo scudetto alla Juve e per oltrepassa­re facilmente il girone di Champions grazie a investimen­ti superiori (di tanto) ai cento milioni. L’Atalanta, invece, aveva costruito con saggezza la sua squadra, spendendo poco e bene: Gasperini, per un anno intero, ha sempre avuto sostituti equivalent­i, come valore, ai titolari e per questo alla ripresa del campionato ha recuperato così tanti punti da diventare il rivale di Sarri nella corsa scudetto. Non può essere il gol di Choupo-Moting a cancellare una storia che poteva diventare leggenda.

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