MAL DI RONALDO
AUMENTANO I DUBBI SUL FUTURO IN BIANCONERO DI CR7
è Il di campione nuovo nella portoghese fase di riflessione L’uscita dalla Champions l’ha riempito di pensieri negativi. Ha ancora due anni di contratto, ma le sirene qatariane lo allettano Cristiano, Paulo e gli affari di Cazzetti
Dalle mie parti li chiamano “gli interessi - o gli affari - di Cazzetti”. Sono le operazioni ad alto quoziente di autolesionismo che inevitabilmente si risolvono con un notevole danno per chi le effettua. Il signor Cazzetti - si narra nel Bolognese - bruciò la casa per vendere la cenere che un tempo veniva usata per lavare la biancheria. Il “mitico” mi è tornato in mente leggendo che Dybala potrebbe essere messo di nuovo sul mercato.
Attimi di insofferenza, una caratteristica imprescindibile per tutti i big e che non fa sconti a nessuno. A quanto sembra, non ne sta facendo neppure a Cristiano Ronaldo e alla Juventus. Che sono in eccellente compagnia. Messi, Neymar, Ibrahimovic: tutti i più grandi, alcuni anche alzando la voce, hanno mostrato durante la loro carriera quel “mal di pancia” tipico del calciatore che vorrebbe cambiare aria o quantomeno che il suo habitat si adattasse alle sue esigenze e non viceversa.
Lo stesso Cristiano Ronaldo già in passato aveva manifestato idee simili. A Madrid, dopo la 13ª Champions League, s’impuntò con Florentino Perez per lasciare il Real. Questioni fiscali, poca tutela da parte della Casa Blanca, necessità di stimoli sportivi diversi dopo nove anni di trionfi madrileni. Si è detto di tutto, ma quell’intervista, dopo la finale vinta con il Liverpool e con la coppa praticamente in mano sembrò paradossale, fantascientifica. Eppure poco dopo passò alla Juventus, lasciando tutti di stucco. Storia moderna, che non ha bisogno di essere ripassata, ma che serve per spiegare ciò che prova Cristiano in questi giorni.
L’OSSESSIONE. Soffre la stagione che ha vissuto quest’anno, il suo linguaggio del corpo più volte non ha concesso fraintendimenti. Spesso mal servito, spesso poco al centro di quella brutta copia del “Sarrismo” applicato alla Juve. Nonostante tutto, ha segnato 31 gol, se consideriamo solo il campionato. Sono i trofei, però, che interessano a Ronaldo. Anzi, il Trofeo: la Champions. Perché quella ti aiuta vincere il Pallone d’Oro e la lotta a distanza con Messi, al momento, dice 6 per la Pulce argentina e 5 per il superuomo portoghese.
PSG ALLA FINESTRA. Il lavoro di persuasione che dovrà fare Andrea Pirlo non è facile e rischiano di non bastare nemmeno il suo curriculum da calciatore, la sua immagine universalmente riconosciuta, per convincere CR7 a rinnovare i suoi voti in bianconero. La nuova era juventina rischia dunque di partire senza la sua stella più brillante, nonostante la voglia della società di trattenerlo.
Chi può permettersi però un ingaggio simile? Chi può dargli la possibilità di competere per i trofei che da sempre insegue? Solo una squadra e non è neanche difficile immaginarla: il Paris Saint-Germain. Le voci dalla Francia rimbalzano da settimane: ha cominciato a mettere la pulce nell’orecchio France Football, la rivista che assegna il Pallone d’Oro. Si parlava di insofferenza del campione che poi s’è ritrovato fuori agli ottavi della Champions, la “sua” competizione. Ed è anche per questo che il lavoro di Jorge Mendes, il procuratore a cui Ronaldo
regalò un’isola greca per il suo matrimonio, è delicato, silenzioso e certosino. Un taglia e cuci che non deve rompere equilibri, perché Cristiano sposta e tanto. E se un giorno dovesse mai decidere di trasferirsi a Parigi, gli toccherebbe fare i conti con altri colleghi di reparto ai quali di certo non manca la personalità.
Conti, però, che deve fare anche il Psg, perché è pur vero che ha uno Stato intero, il Qatar, alle spalle, ma è altrettanto noto come la pandemia e il blocco totale del campionato francese abbiano influito negativamente sulle casse societarie. Convivenze difficili, ma non impossibili. Questione di equilibri sottili, che solo i grandi club possono permettersi di gestire. Un CR7, tirando le somme, non è per tutti.
I contatti ci sono ma perfino il Psg deve fare i conti con la crisi da pandemia
Anche se la società non intende lasciarlo andare, l’agente sta tessendo la sua tela