Ciclismo, cancellati i Mondiali in Svizzera
Stop per le misure sul Covid L’Uci lavora a un piano B
Casa cercasi, dopo lo sfratto firmato Svizzera. La stramba stagione del ciclismo rischia di restare senza il suo evento clou, privata delle medaglie al collo e della celebre tenuta iridata. Non succedeva dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Anzi nel settembre del 1946 fu proprio la neutrale Svizzera, con la rassegna di Zurigo, a riaccendere i colori dell’iride dopo un periodo di buio durato ben sette anni. Prima di cominciare il sipario è già calato su Aigle-Martigny, che dal 20 al 27 settembre doveva ospitare il gran galà internazionale con undici gare in otto giorni e un percorso da fuochi d’artificio, piuttosto invitante per i nomi più altisonanti. A quasi un mese dal via è arrivata la resa, siglata dalla decisione del governo federale svizzero di vietare assembramenti superiori alle mille persone fino al 1° ottobre, oltre a una seconda ondata di contagi che sta facendo tremare il cantone di Vaud, proprio quello ospitante. Il comitato organizzatore ha potuto solo alzare bandiera bianca: «Due anni di lavoro andati in fumo - hanno commentato - c’è tanta tristezza, ma la situazione sanitaria richiede ancora cautela e precauzioni. Perdiamo un grande evento su un percorso straordinario, purtroppo gli obblighi di distanziamento sociale, di controllo dei flussi di pubblico e altre restrizioni erano diventate un ostacolo insormontabile».
ALTERNATIVA. Per trovare un’alternativa non c’è quasi tempo. Il calendario è stracolmo, difficile sforare a novembre inoltrato anche perché la continua diffusione del virus nel mondo aiuta ben poco. Nell’incertezza generale servono tanti soldi e un programma idoneo, che quantomeno permetta un’edizione striminzita, salvando le gare elite maschili e femminili, a cronometro e in linea. In piedi ci sarebbe la variante francese, con le Alpi Occidentali del dipartimento della Savoia, e la remota ipotesi italiana (Emilia Romagna e Veneto). L’Uci proverà a salvare il salvabile e, come reso noto, sta «lavorando a un progetto alternativo, in Europa, nello stesso arco temporale, e con lo stesso profilo di corsa». «Per l’Italia non ci sono possibiliità, perché non ci sono i tempi e poi per i costi elevatissimi di una rassegna iridata», così il presidente federale Renato Di Rocco e Davide Cassani, ct e presidente dell’APT dell’Emilia Romagna, allontanano l’ipotesi di un Mondiale in Italia. «Anche in caso di mondiali light, parliamo di milioni di euro che in questo momento nessuna Regione può spendere», precisano.
RISULTATI. Il forfait elvetico è la prima falla ad aprirsi nel nuovo calendario. Ma intanto si corre e in copertina continua a esserci il team olandese della Jumbo-Visma, ieri ancora sugli scudi. In Francia, nella prima tappa del Giro del Delfinato, van Aert ha sbaragliato di nuovo la concorrenza (dopo i trionfi di Sanremo e Strade Bianche) arrivando davanti a Impey e Bernal nella tappa di Saint Christo en Jarez. In crisi nera Chris Froome (86° a 5’23”), che il Team Ineos adesso potrebbe davvero lasciare a casa in vista del Tour de France, soprattutto se non arrivasse una reazione immediata. Sempre Jumbo-Visma anche al Gran Piemonte con lo show del neozelandese George Bennett, scattato sull'ultimo passaggio sulla salita de La Morra, a poco meno di una decina di chilometri dal traguardo. Beffati Ulissi e van der Poel, che ci hanno creduto fino alla fine con una rimonta mancata sullo strappo finale di Barolo, soprattutto con il disperato tentativo del corridore toscano. Dopo la fuga di Walsleben, Rosskopf, Honoré e Scotson, la corsa è esplosa nel finale con l’accelerazione di Nibali, che ha sparigliato le carte, ma si è spento subito, lanciando proprio Bennett, inseguito invano da Moscon, Izagirre, De Marchi, Valter e Stannard. Le rampe finali hanno scritto la storia, con un successo più tirato di quanto si pensasse e tanto rammarico per Ulissi: «I compagni mi hanno riportato davanti, sono partito lungo per recuperare e non è bastato. Sono deluso, ma la condizione c'è. Non mi arrendo».