SIMEONE FAVORITO PRONTO A CAMBIARE
L’Atletico Madrid, dopo due finali perse, vuole scrivere una pagina nuova Il Cholo è costretto ad attaccare: «Vincere è la nostra unica opzione Correa e Vrsaljko mancheranno»
Dimenticate il Cholismo, almeno in parte. La gara secca, per giunta contro un Lipsia sulla carta più debole, è una sfida da approcciare con coraggio, sin dal primo minuto. Simeone è stato chiaro: «Non è importante vincere, ma è l’unica maniera per andare avanti in Champions». La formula delle Final 8 non permette di fare calcoli, non snatura del tutto l’Atletico, ma lo costringe inevitabilmente a una prestazione all’attacco, sperando che a Joao Felix, l’aria di casa, faccia bene.
LE ASSENZE. Il Cholo deve fare i conti con qualche assenza pesante, come quelle di Angel Correa e Vrsaljko, entrambi positivi al Covid-19 e rimasti a Madrid, in isolamento domiciliario: «Ci mancano due giocatori importantissimi. Non avere con noi Sime ci fa male, aveva dato tutto nelle partite con il Liverpool pur non essendo al 100%. Idem per “Angelito”, uno tutto cuore: i numeri parlano per lui». Al Cholo, a meno di sorprese dell’ultim’ora, mancherà anche Thomas, almeno per il quarto di finale contro i tedeschi. Niente scuse, però: «Sarà una partita di fondamentale importanza contro un rivale e un allenatore fantastico - ha proseguito l’argentino - Il Lipsia attacca tanto e sempre in maniera diversa. Abbiamo grande rispetto per loro». L’occasione, però, è troppo ghiotta per non sfruttarla: «L’impresa di Anfield è una pagina della nostra storia, ma questa è un’altra partita» ci tiene a precisare il Cholo, che la Champions l’ha persa due volte in finale.
IL PORTIERE. L’ultima, nel 2016, contro il Real Madrid, quando in porta c’era Oblak: «Ci sembra strano che ci vedano come favoriti per la vittoria - ha spiegato con un po’ di imbarazzo il portiere sloveno - Questa di Lisbona è una nuova formula, con partite secche e a porte chiuse. Può succedere davvero di tutto. L’esperienza pregressa in partite di Champions come questa, davvero, non conta: viviamo tutti una situazione nuova».
OBIETTIVO DA LUZ. Si gioca al José Alvalade, lo stadio dello Sporting, ma la finale sarà al Da Luz, l’impianto del Benfica in cui l’Atletico perse la prima Champions dell’era Simeone, sempre con il Real Madrid, nel 2014, l’anno della “Decima” griffata Ancelotti. Due i reduci di quella disfatta (4-1): Koke e Diego Costa, ora leader di una squadra che insegue la prima “Orejona” e dunque la gloria eterna. Questo Atletico, però, è un’altra storia, non c’è il rischio di incontrare di nuovo i Blancos in finale e, anzi, c’è un ex madridista che l’ha spinto fino a questo punto della Champions: Marcos Llorente, eroe inaspettato della rimonta di Liverpool con una doppietta. Il centrocampista, trasformato in attaccante, è diventato unico punto fermo di un reparto che potrà cambiare tanto in corso d’opera. Diego Costa è in ballottaggio con Morata, Carrasco con Joao Felix, uno a cui tutto l’ambiente colchonero chiede di dimostrare sul campo i 127 milioni spesi l’anno scorso per strapparlo al Benfica. Le soluzioni, insomma, non mancano. E nemmeno la voglia di arrivare al Da Luz e toccare, finalmente, il cielo con un dito.