SERIAL WINNER CONTE PUNTA SU SE STESSO
La definizione l’aveva data lui stesso due anni fa: ora non vuole smentirsi
Dal Siena promosso al Chelsea: Nazionale a parte, in 6 stagioni con i club ha sempre trionfato Adesso ecco l’Europa League e il sogno della sua prima Inter
Il “vincitore seriale” (sua autodefinizione del 19 maggio 2018 dopo aver sollevato l’FA Cup) si è garantito un’altra opportunità per confermare la sua nomea. Lo scatto con il quale l’Inter in 5 giorni ha battuto prima il Getafe e poi il Bayer Leverkusen ha consegnato ad Antonio Conte sia la semifinale di lunedì contro lo Shakhtar Donetsk sia la possibilità di rispettare la tradizione che lo vede chiudere con un trofeo in mano la prima stagione in un nuovo club. In questo caldo agosto non è certo in discussione il suo valore come tecnico, che resterà indubbio a livello mondiale indipendentemente dal finale dell’avventura nelle Final Eight, ma l’epilogo dell’Europa League in terra tedesca può ulteriormente appiccicare addosso a Conte l’etichetta di “vincitore seriale” che si è in parte staccata dopo le eliminazioni dalla Champions e dalla Coppa Italia, ma anche dopo la mancata rincorsa scudetto nel post lockdown.
CHE TRADIZIONE. Guardando la sua carriera da allenatore (ma anche quella da giocatore...) la definizione di “vincitore seriale” per Conte è decisamente appropriata. Con la scarpette ai piedi, alla Juventus è rimasto solo 4 stagioni su 12 senza trofei, mentre nella sua seconda vita nel calcio l’ultima annata negativa è stata quella della breve esperienza all’Atalanta, nel 200910, dove peraltro era arrivato in corsa senza riuscire a legare con capitan Doni e con l’ambiente. Da lì in poi ha centrato la promozione in A con il Siena (201011), bissando l’impresa che gli era già riuscita al Bari (2008-09), ha vinto tre scudetti in fila alla Juventus (2011-12, 2012-13 e 2013-14), più un paio di Supercoppe italiane (2012 e 2013), e, concluso il positivo biennio con la Nazionale (qualificazione per gli Europei e poi discreto piazzamento, con eliminazione ai quarti dopo i rigori contro la Germania), ha trionfato pure al Chelsea mettendo in bacheca una Premier League (2016-17) e una FA Cup (2017-18). Escludendo l’avventura sulla panchina azzurra, il totale è di 6 stagione filate con almeno un obiettivo centrato. E il tassametro corre ancora...
MERITI E ATTACCHI. Al di là delle intempestive stilettate a una dirigenza che ha grandissimi meriti per aver saputo costruire nel corso degli anni un’Inter assai futuribile grazie a operazioni intelligenti e di prospettiva, Conte sul campo ha confermato di essere un grande allenatore sia per come ha migliorato il rendimento di tanti singoli (Martinez, Lukaku, Bastoni e Barella sono solo alcuni esempi) sia per l’organizzazione che ha dato al gruppo. Se la difesa nelle ultime 6 gare ha subìto una sola rete, non è certo frutto del caso, ma del lavoro di tutti i reparti in fase di non possesso, di movimenti “codificati” che tutti sanno mettere in pratica. L’Inter di questo finale di stagione è una formazione compatta, con un gioco fluido e un discreto coraggio nella fase di pressing. Una tipica squadra... di Conte. Alzare un altro trofeo per lui farebbe scattare uno dei bonus previsti nel suo ricco contratto e gli permetterebbe di affrontare con un altro clima il discorso sul futuro. Indipendentemente da come finirà questa stagione, infatti, con il presidente Zhang ci sarà un chiarimento perché a Nanchino le accuse di una società «debole» mosse dal tecnico non sono piaciute e per Suning sarà vietato ripeterle in pubblico. Pena il licenziamento per giusta causa che sarebbe possibile già adesso, dopo le frasi di Bergamo. La proprietà vuole andare avanti con Antonio, ma solo se quest’ultimo sarà convinto di farlo e capirà che non potrà né avere un altro mercato da 180 milioni di euro, come quello del 2019-20, né decidere ogni cosa. Per quello ci sono dirigenti di esperienza e dall’indubbio valore come Marotta, Antonello, Ausilio e Baccin.
C’è la semifinale e la possibilità di confermare la sua serie positiva
Con lui crescono i singoli e il gruppo Però Zhang vorrà chiarire le sue frasi