«DAI, PERUGIA FUORI IL CUORE»
Alla vigilia della gara verità il patron esce allo scoperto
Santopadre: «Basta critiche Battiamo il Pescara, abbiamo tutto per riuscirci»
«Via le facce da funerale. Non siamo retrocessi e non retrocederemo. Ne sono sicuro. La squadra, venerdì sera, butterà sangue ottenere la vittoria». Massimiliano Santopadre, dopo la strategia del silenzio (suo marchio di fabbrica) prende la parola, si sfoga. Un momento è furioso, in un altro accorato, in un altro sparge ottimismo a piene mani. Sceglie, per dire la sua, la conferenza, quasi un monologo, via etere e lunga una dozzina di minuti, assicurando che la sua missione, in questo momento, é «salvare la categoria». E giura che non mollerà. Né venerdì, né dopo. Cioè resterà comunque in sella, sebbene sempre più tifosi vorrebbero un cambio di gestione, dopo anni di "governo" Santopadre. «Ho commesso - confessa errori, ma per amore della società. Sono in lotta da marzo, da quando è arrivata la pandemia, per salvare la mia gente, i miei dipendenti, quelli che mi vogliono bene. La data del 14 agosto non è data da segnare in nero, non sarà la fine della mia vita e non sarà la fine del Perugia. Ricordo a tutti che io combatto da quando avevo 13 anni e stavo nel mercato di via Sannio, a Roma. Le battaglie non mi spaventano. Combatterò, come sempre, a testa alta. Venerdì sera andrò in panchina, accanto ai miei giocatori. Sarà una guerra e l'affronteremo da guerrieri. Difenderò i miei fino all'ultimo».
LA CITTÀ SI MOBILITA. Anche nelle ultime ore, oltre che in altre momenti di questa tribolatissima stagione, in varie zone della città, sono spuntati striscioni di dura contestazione contro il presidente e i calciatori. «Non accetto che mi si dica che devo togliermi il Grifo, simbolo della città e della squadra, dal petto. Io il Grifo lo porto nel cuore, oltre che essermelo tatuato sul braccio. Anzi me ne farò disegnare un altro in pieno petto. Io ho dedicato dieci anni della mia vita al Grifo e lo amo molto più di quelli che mi criticano. Non temo le contestazioni, fanno parte del calcio. Ma essere stato scaricato, mi ha offeso. Ci ho messo, in questi anni, faccia, cuore, soldi. Lunga vita al Perugia».
FACCIA A FACCIA. Prima della gara di Pescara un gruppo di ultra era andato a Cascia per parlare, a brutto muso, con i giocatori. E il presidente assicura di avere gradito quel confronto. «Sono salutari, questi scambi di opinione. Io ho apprezzato, ed anche i giocatori, il gruppo di tifosi ultra che è salito a Cascia. I fan hanno rivolto ai calciatori un discorso da uomini e il messaggio è stato recepito. Purtroppo a Pescara, dopo un grande primo tempo, è successo quello che avete visto. Ma ora possiamo vincere. Evidentemente è nel mio destino lottare. E lo farò ancora per tirarmi fuori da questa brutta situazione». Sul comportamento poco sportivo dei pescaresi che hanno gettato il pallone in campo per interrompere l'azione del Perugia, è categorico: «Ricorso? Ma quale ricorso... Non ne faccio, io. Io penso piuttosto alla partita di venerdì (domani, ndc). E sono sicuro che la vinceremo. Siamo stati travolti da un vortice, ma la mia squadra è forte ed ha nelle sue corde, la vittoria. Occorre vincere i corpo a corpo, i duelli: ci riusciremo».