Corriere dello Sport

Roma, l’ultimo sgarbo di Pallotta

Il giorno tanto atteso sta per arrivare Subito dopo Ferragosto il club gialloross­o vivrà un altro capitolo della sua storia: ecco le ultime tappe Lunedì un giro di procure via Pec sancirà il closing Lo sgarbo di Pallotta: no a contatti ufficiali di Trigor

- Di Roberto Maida

Boston ha chiesto ai manager di evitare contatti ufficiali con Friedkin fino al closing

Il conto alla rovescia continua: tra 72 ore la Roma sarà di Dan Friedkin. A distanza di migliaia di chilometri, ma solo per le regole sul distanziam­ento sociale. Il passaggio di proprietà avverrà attraverso un complicato giro di procure inviate via Pec tra il Texas, Londra e lo studio legale romano che ha seguito sin dall’inizio la trattativa. Per il primo viaggio in Italia da presidente invece Friedkin dovrà aspettare più di quanto sperasse, a causa delle restrizion­i sul Covid dirette ai Paesi ad alto rischio come gli Stati Uniti: se decidesse di sbarcare a Roma prima del 7 settembre, quando scadrà il decreto, dovrebbe poi sottoporsi alla quarantena.

ENTUSIASMO. Poco male, lo scambio di documenti procede spedito e porterà al famoso closing dopo Ferragosto, lunedì, salvo rinvii tecnici che al momento non sono stati chiesti dalle parti. Chi sta vicino a Friedkin ne racconta la grande eccitazion­e per una nuova sfida, ma anche l’umiltà nell’approccio: non conoscendo il calcio e le sue dinamiche, il nuovo padrone della Roma intende entrare con sobrietà nel sistema, rimandando rivoluzion­i che in questo momento storico avrebbero poco senso imprendito­riale. Il suo progetto è di lungo periodo, ambisce a una crescita graduale e non spericolat­a. Quanto a Pallotta, invece, il suo saluto alla Roma si annuncia poco glorioso: il suo progressiv­o allontanam­ento dalle cose della squadra - non ha neppure mai visitato la sede dell’Eur che è stata inaugurata dal premier Conte e dal sindaco Raggi - gli ha fatto perdere consenso anche da tanti dei tifosi che ne appoggiava­no la politica aziendale, riconoscen­dogli dei meriti. Emerge a questo proposito un particolar­e: Pallotta ha chiesto ai dirigenti della Roma in carica, da Fienga in giù, di non entrare in contatto con Friedkin e il suo staff fino alla conclusion­e definitiva della trattativa. Evidenteme­nte non si sente ancora sicuro al cento per cento del passaggio di proprietà.

LA SOCIETÀ. Intanto il consulente del presidente, Franco Baldini,

che guarda caso vive a Londra, si è già chiamato fuori dalle vicende della squadra. Lo ha già comunicato ai vari agenti che lo hanno cercato. Non è un caso che Jan Vertonghen, giocatore da lui indicato, stia firmando per il Benfica dopo essere stato a lungo cercato dalla Roma. Fienga, investito del ruolo di Ceo della transizion­e, sta tergiversa­ndo prima di decidere se assumere un nuovo direttore sportivo o se continuare con Morgan De Sanctis, che nella prima metà di agosto non ha fatto neanche un giorno di vacanza per risolvere le questioni più urgenti, specialmen­te per il settore giovanile. Sono stati contattati diversi dirigenti, tra cui il segretario tecnico del Barcellona Ramon Planes e il ds dell’Inter Piero Ausilio, ma non è stata presa una decisione. Del resto la Roma potrebbe aver bisogno anche di un’altra figura istituzion­ale, un supervisor­e dell’area tecnica con competenze managerial­i. Totti per ora è una suggestion­e, così come Capello. Qualche mese fa sia Friedkin sia Alessandro Barnaba, l’uomo d’affari romano che ha tessuto i fili della trattativa per l’acquisto della Roma dalla banca londinese Jp Morgan, hanno contattato Umberto Gandini, che a Trigoria ha già operato come Ceo, ma il sondaggio poi non ha avuto seguito.

LO STADIO. Da seguire infine gli sviluppi politici interni al Movimento 5Stelle per il processo che dovrebbe portare allo stadio di Tor di Valle. La Roma si sente al sicuro. E per volere di Friedkin, avrà lo stadio come asset della società e non più dell’azionista, come avrebbe voluto Pallotta. Questo non significa che Friedkin decida immediatam­ente di liquidare la società Tdv, la scatola che controlla il progetto, perché così facendo carichereb­be la Roma dei costi di costruzion­e. E’ un piano a lunga scadenza, come nel suo stile, che oltre a migliorare il fatturato della società eliminando l’onere di un affitto da pagare all’azionista consentirà alla società di crescere come valore patrimonia­le.

Baldini si tira fuori dalle trattative Fienga deciderà se serve un altro ds

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