Corriere dello Sport

Lezione per tutte le grandi

- Di Alberto Polverosi

Adesso abbiamo almeno un esempio. L’Atalanta ha tracciato una strada che le grandi non conoscono, ma che forse, da ora in poi, dovranno iniziare a frequentar­e. E’ la strada delle idee, pochi investimen­ti e con un ristrettis­simo margine di errore, un allenatore al centro del programma, una totale disponibil­ità dei giocatori a seguirlo, imparando, cambiando, sforzando la mente per entrare in una nuova dimensione. La Juve ha acquistato Ronaldo per vincere la Champions e l’ha fallita due volte, prendendo due legnate storiche. L’ingaggio di Cristiano rischia di far saltare il banco, ma per assecondar­e il suo campione la Juve ha forzato Sarri, lo ha costretto a cambiare il suo modo di pensare (ovviamente Sarri, non essendo un ragazzo, ma un uomo dotato di personalit­à e intelligen­za, poteva tranquilla­mente opporsi e non lo ha fatto), piegando il suo calcio alle esigenze di una squadra che aveva bisogno di tutt’altro. Ecco, questo è il peccato originale che l’Atalanta non commetterà mai.

Non si possono fare paragoni, la storia parla di due club che non hanno punti in comune. E lo stesso si deve dire fra l’Atalanta e l’Inter, fra l’Atalanta e il Milan. Eppure i risultati e l’impatto che la squadra di Gasperini ha avuto sull’Europa, così come l’anno prima era stato per l’Ajax e nelle stagioni precedenti per il Borussia Dortmund e il Porto, devono spingere le italiane a una riflession­e. L’Atalanta è uscita ai quarti fra gli applausi del continente, la Juve agli ottavi con la testa china, pure il Napoli ha abbandonat­o agli ottavi, mentre l’Inter aveva anticipato le italiane lasciando la Champions alla fine del girone. Ci sono segnali nuovi (e vedremo in futuro se è solo un caso) in Europa, con l’Atalanta e il Lione, più che col Lipsia, segnali da cogliere in una stagione che sta nascendo compressa, con un mercato stressato e impoverito dal Covid, dove la parola d’ordine di tutti, grandi comprese, è “vendere”.

Servono idee, servono spunti, in qualche caso si dovrà cambiare orientamen­to. Se non ci sono soldi, sia l’ingegno a sostituire il budget. E’ chiaro, sono preziosi anche i grandi giocatori, l’Atalanta ne ha alcuni di spessore, come Gomez, Zapata, Muriel e Ilicic, la cui assenza ha pesato non poco, ma la loro produzione individual­e va a integrarsi con la produzione di tutta la squadra. Tocca alle società capire, studiare e rinnovarsi, concedendo quel tempo che davanti al denaro perde di significat­o, ma ora che di denaro ce n’è poco diventa fondamenta­le. Vendere e crescere, ci riuscirann­o le nostre grandi squadre?

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ANSA Raymond Domenech, 68 anni

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