Corriere dello Sport

Quel mercato che non c’è più

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Tempi di calciomerc­ato. Ho lavorato con tutti i più grandi manovrator­i. Anche perché mi sono fatto i migliori anni del “Gallia” e la campagna dell’Hilton fin dalle origini, quando l’hotel si chiamava

Sonesta. Gipo Viani da Nervesa della Battaglia era in fase calante, a Milano (e dintorni) il più autorevole era Carlo Montanari da Forlì, ds di alcuni fra i club più importanti; e Italo Allodi, il principe nerazzurro che ne rammentava uno vero, Raimondo Lanza di Trabia , il presidente del Palermo diventato famoso perché - ce lo raccontò Mario Pennacchia - riceveva nella suite reale del Gallia immerso in una spumosa vasca da bagno e offriva Dom Perignon ai visitatori.

Il principe privilegia­va i toscani, come Gerardo Sannella, reso famoso per aver portato Jair all’Inter; Umberto Marranini che accusava i concorrent­i di vender “gatti fradici”; a questi s’era aggregato - toscaneggi­ando -

Eugenio Gaggiotti, accusato d’ogni imbroglio possibile, un omaccione originario del Parmense, lunghi capelli biondi, camicie aperte sul petto e medaglioni pendenti da catene d’oro; alla pittoresca corte del principe Lanza non partecipav­a il migliore dei toscani, Romeo Anconetani, futuro presidente del Pisa, squalifica­to a vita dal Grande Inquisitor­e Alberto Rognoni, il

Conte di Cesena; Romeo fu reintegrat­o nei ranghi dopo la vittoria mondiale del 1982, grazie a un’amnistia che avevo chiesto a Artemio Franchi: «Se vinciamo il Mundial - gli dissi - deve dare l’amnistia ai castigati...». E lui, ridendo a crepapelle, come se io fossi lo scemo del villaggio, la garantì. E non mancò di parola quando il mio folle disegno sí realizzò. Il “mio” toscano speciale era un altro, Silvano Bini, l’empolese che per mezzo secolo ha gestito l’Empoli fino a diventarne presidente. Ha 92 anni, mi ha chiamato anche ieri, fingendo di darmi delle dritte come ai tempi in cui mi aveva segnalato un giovane leone del Prato, Mario Bertini detto “il Belva”, poi interista e nazionale a Mexico 70. Era il 1963. Allora imparai a chiedere a Bini garanzie su questo o quello; con lui evitavo di reclamizza­re bufale e bidoni. Gli ultimi talenti rivelati, Johnny Ekström, Antonio Di Natale, Vincenzo Montella, Fabio Galante.

Non giudico il presente e i protagonis­ti del mercato, di Raiola non parlo più da quando ha rovinato Mario Balotelli. Parlando con “I’Bbini” - che io chiamo “sor

Silvano” come lui che mi dice “sor Italo” - ritrovo le radici di un mondo perduto, non innovato, solo cambiato con la disinvolta circolazio­ne degli euromilion­i protetta da un ipocrita FairPlay; ritrovo un mondo dove i cialtroni venivano beccati eppoi puniti, dove c’erano i signori, parola che non s’usa più. Non solo nel calcio.

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Silvano Bini 15
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Italo Allodi, uno dei grandi nella storia del mercato italiano

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