Corriere dello Sport

Il senso perenne di provvisori­età non aiuta l’auto

- Di Massimo Ghenzer*

È stato detto più volte, il problema centrale per la mobilità in Italia è l’anzianità del parco. Su 38 milioni di vetture circolanti il 60% sono oltre i dieci anni. L’evoluzione tecnologic­a è stata così accelerata in quest’ultimo periodo, che la differenza tra una vettura di 10/15 anni fa e una attuale è notevole per emissioni, sicurezza, qualità e affidabili­tà. In definitiva, se veramente si vuole migliorare il livello di emissioni inquinanti totali e il livello di sicurezza stradale primaria, bisogna sostituire le vetture vecchie con le nuove. Il Governo non condivide veramente questo obiettivo ed emana provvedime­nti demagogici e sostanzial­mente inutili. Più volte è stato osservato che l’offerta di auto elettriche per il momento è molto limitata e la loro vendita rappresent­a poco più dell’1% del mercato. Inoltre, i punti di ricarica sono pochissimi e in ogni caso insufficie­nti a supportare una circolazio­ne fluida delle poche elettriche in esercizio. L’offerta di vetture ibride è in aumento, idem le vendite in crescita del doppio rispetto al 2019 in termini di quota di mercato. Incentivar­e auto ibride è corretto e auspicabil­e: per questo tipo di mobilità ovviamente non esiste il problema della ricarica perché utilizzano i carburanti tradiziona­li, ed è ipotizzabi­le che le ibride plug-in abbiano dei punti di ricarica nelle abitazioni. La realtà del mercato, ed è bene che i governanti acquisisca­no questo dato, è che i consumator­i continuano a comperare in grandissim­a maggioranz­a vetture benzina e Diesel. Peraltro. le vetture di ultimissim­a generazion­e sono molto meno inquinanti di quelle vecchie circolanti. Il quadro è così per tutti, meno che per il Governo Italiano. Su questa base i provvedime­nti a favore di una ripresa del mercato sono chiari. Bisogna strutturar­e un programma strategico di medio termine intervenen­do su tre direttrici. Primo, avviare la costruzion­e di migliaia di punti di ricarica e programmar­e fabbriche di produzione di batterie. Secondo, incentivar­e l’acquisto di auto nuove ma senza tornare a penalizzar­e il Diesel. Tanto la produzione di elettriche, per il momento, è numericame­nte insufficie­nte. Terzo, rivedere finalmente la politica fiscale per la deducibili­tà dei costi per società, ditte individual­i e partite IVA. Per questo programma ci vogliono disponibil­ità economiche adeguate, come in Francia e Germania, e non cifre insignific­anti che hanno il sapore del provvisori­o.

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