Corriere dello Sport

Spadafora: 800 milioni allo sport E porteremo a casa la riforma

Nodo ripartenza per i campionati Se tutto il calcio ha i protocolli, le discipline dilettanti­stiche no

- Di Giorgio Marota

Sembrano lontani i giorni in cui Vincenzo Spadafora, battendo i pugni sul tavolo di Palazzo Chigi, minacciava di rimettere la delega allo sport nelle mani del premier Conte. Le dimissioni parziali del 4 agosto (avrebbe mantenuto le politiche giovanili), rigettate, sarebbero state come una pietra tombale su una riforma criticata persino dai colleghi del Movimento 5 Stelle. Oggi il ministro si affaccia dal balcone e non vede più franchi tiratori, bensì il mare. E dalle vacanze ha rassicurat­o tutti: «Non c'è nessun problema col testo unico, solo qualche confronto. Lo porteremo a casa».

LA RIFORMA. Il termine ultimo per chiudere la partita coincide con la fine di novembre, ma servono tante approvazio­ni: la conferenza Stato-Regioni, le commission­i consultive, il Consiglio di Stato, la Corte dei Conti e, dopo ogni passaggio, nuovi "ok" nei Consigli dei Ministri. C’è chi chiede maglie più larghe sui mandati dei presidenti (Pd-Italia Viva), chi il rispetto della legge delega con maggiori responsabi­lità a Sport e Salute (M5S) e chi, oltre alle cariche, si preoccupa per un costo del lavoro che rischia di pesare solo sulle società (Coni e federazion­i). Quasi tutti, poi, sono preoccupat­i per quel Dipartimen­to che finirà per controllar­e i fondi creando “un mostro a tre teste”. «Le polemiche? Mi critica chi da 20 o 30 anni sta al potere...» ha detto il ministro in diretta Instagram insieme al capo del Dipartimen­to, Giuseppe Pierro.

RIPARTENZA. «Dall’inizio della pandemia abbiamo stanziato 800 milioni – ha aggiunto – Questo mondo non è mai stato considerat­o così tanto». Oltre al bonus di giugno che arriverà entro la fine del mese (in automatico per chi ne ha diritto), la cifra prevista per il credito d’imposta sulle sponsorizz­azioni è salita a 90 milioni. Ma lo sport trema senza certezze sulla ripartenza. Mentre il mondo dei profession­isti (Serie A, B e C di calcio, A1 di basket, alcuni golfisti e ciclisti) si è già rimesso in moto, il dilettanti­smo (tutte le altre discipline, anche nazionali) rischia di sprofondar­e tra i dubbi. Il primo: chi è competente sulla validazion­e dei protocolli? Quello sui dilettanti la Figc se l’è visto approvare dall’Ufficio Sport, anche se il Comitato tecnico scientific­o continua ad avere un peso sulle decisioni. Il secondo: quando ripartiran­no i campionati? Il terzo: sarà possibile riaprire i botteghini? «Stiamo creando un protocollo unico per tutti gli sport con la conferenza delle regioni che si riunirà dopo la pausa estiva - ha spiegato Pierro - Nel frattempo, le regioni discipline­ranno le discipline di contatto». Secondo l’ultimo decreto, dal 1 settembre sarà possibile far tornare gli spettatori: 1000 all’aperto e 200 negli impianti al chiuso, ma per alcuni eventi considerat­i «straordina­ri» - tipo il GP di Imola o gli Internazio­nali di tennis - i governator­i potrebbero assumersi la responsabi­lità di farne entrare di più. «Apriremo un’altra finestra per i contributi a fondo perduto. Le società vanno sostenute nelle spese di sanificazi­one» ha concluso Spadafora. Anche se molte realtà di base temono di perdere le palestre scolastich­e: i presidi hanno la facoltà di trasformar­le in aule per evitare gli assembrame­nti in classe. «Se fosse così altro che riforma… la farebbero sui cadaveri» fanno sapere i "presidenti ribelli".

«Stiamo creando regole comuni con la Conferenza delle Regioni»

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Il ministro di Politiche giovanili e Sport Vincenzo Spadafora

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