Spadafora: 800 milioni allo sport E porteremo a casa la riforma
Nodo ripartenza per i campionati Se tutto il calcio ha i protocolli, le discipline dilettantistiche no
Sembrano lontani i giorni in cui Vincenzo Spadafora, battendo i pugni sul tavolo di Palazzo Chigi, minacciava di rimettere la delega allo sport nelle mani del premier Conte. Le dimissioni parziali del 4 agosto (avrebbe mantenuto le politiche giovanili), rigettate, sarebbero state come una pietra tombale su una riforma criticata persino dai colleghi del Movimento 5 Stelle. Oggi il ministro si affaccia dal balcone e non vede più franchi tiratori, bensì il mare. E dalle vacanze ha rassicurato tutti: «Non c'è nessun problema col testo unico, solo qualche confronto. Lo porteremo a casa».
LA RIFORMA. Il termine ultimo per chiudere la partita coincide con la fine di novembre, ma servono tante approvazioni: la conferenza Stato-Regioni, le commissioni consultive, il Consiglio di Stato, la Corte dei Conti e, dopo ogni passaggio, nuovi "ok" nei Consigli dei Ministri. C’è chi chiede maglie più larghe sui mandati dei presidenti (Pd-Italia Viva), chi il rispetto della legge delega con maggiori responsabilità a Sport e Salute (M5S) e chi, oltre alle cariche, si preoccupa per un costo del lavoro che rischia di pesare solo sulle società (Coni e federazioni). Quasi tutti, poi, sono preoccupati per quel Dipartimento che finirà per controllare i fondi creando “un mostro a tre teste”. «Le polemiche? Mi critica chi da 20 o 30 anni sta al potere...» ha detto il ministro in diretta Instagram insieme al capo del Dipartimento, Giuseppe Pierro.
RIPARTENZA. «Dall’inizio della pandemia abbiamo stanziato 800 milioni – ha aggiunto – Questo mondo non è mai stato considerato così tanto». Oltre al bonus di giugno che arriverà entro la fine del mese (in automatico per chi ne ha diritto), la cifra prevista per il credito d’imposta sulle sponsorizzazioni è salita a 90 milioni. Ma lo sport trema senza certezze sulla ripartenza. Mentre il mondo dei professionisti (Serie A, B e C di calcio, A1 di basket, alcuni golfisti e ciclisti) si è già rimesso in moto, il dilettantismo (tutte le altre discipline, anche nazionali) rischia di sprofondare tra i dubbi. Il primo: chi è competente sulla validazione dei protocolli? Quello sui dilettanti la Figc se l’è visto approvare dall’Ufficio Sport, anche se il Comitato tecnico scientifico continua ad avere un peso sulle decisioni. Il secondo: quando ripartiranno i campionati? Il terzo: sarà possibile riaprire i botteghini? «Stiamo creando un protocollo unico per tutti gli sport con la conferenza delle regioni che si riunirà dopo la pausa estiva - ha spiegato Pierro - Nel frattempo, le regioni disciplineranno le discipline di contatto». Secondo l’ultimo decreto, dal 1 settembre sarà possibile far tornare gli spettatori: 1000 all’aperto e 200 negli impianti al chiuso, ma per alcuni eventi considerati «straordinari» - tipo il GP di Imola o gli Internazionali di tennis - i governatori potrebbero assumersi la responsabilità di farne entrare di più. «Apriremo un’altra finestra per i contributi a fondo perduto. Le società vanno sostenute nelle spese di sanificazione» ha concluso Spadafora. Anche se molte realtà di base temono di perdere le palestre scolastiche: i presidi hanno la facoltà di trasformarle in aule per evitare gli assembramenti in classe. «Se fosse così altro che riforma… la farebbero sui cadaveri» fanno sapere i "presidenti ribelli".
«Stiamo creando regole comuni con la Conferenza delle Regioni»