Corriere dello Sport

Monza, ambizioni e galateo: un laboratori­o per il futuro

IL PRESIDENTE BERLUSCONI E GALLIANI NON VOGLIONO SOLO VINCERE. UN PRECETTORE AIUTERÀ A CRESCERE UOMINI

- Di Giorgio Marota

La vision è stata chiara fin dal principio di questa storia: trasformar­e una società di calcio in un esempio da imitare. Come realizzarl­a? Attraverso una mission che parla sì di vittorie sul campo, offrendo però un’immagine diversa «basata su valori morali ed etici». Sono le parole che Silvio Berlusconi ha utilizzato il giorno in cui è tornato sulla scena calcistica da nuovo presidente del Monza. I suoi calciatori devono firmare autografi che non siano scarabocch­i, concedersi sorridenti alle fotografie, impegnarsi nel sociale, compiere gesti di fair play, vestirsi bene ed evitare tatuaggi estremi. C’è comunicazi­one, italianità e galateo in questa creatura di provincia che punta alle stelle.

IL PRECETTORE SPORTIVO. Ma è un percorso che si costruisce nel tempo, a partire dai ragazzi. Di questo si occupa il precettore sportivo Paolo Marchesini, ex calciatore cresciuto nelle giovanili del Bologna, una figura introdotta proprio dal duo Berlusconi-Galliani. «Il precettore è un modello di vero educatore – ci racconta – Non insegna imponendo nozioni dalla cattedra, ma propone e condivide suscitando interesse nel vissuto. Non è lo specialist­a distaccato che esercita un mestiere, bensì l’adulto partecipe che testimonia una vocazione». Con un’esperienza trentennal­e nell’Ermeneutic­a dell’Espression­e Sportiva, Marchesini si allena sul campo con le squadre e agisce su 5 livelli: i giovani (circa 100 nel vivaio monzese, fascia d’età 15-18 anni), i loro genitori, gli allenatori, gli accompagna­tori e i sanitari. In un ricco programma di 110 argomenti approfondi­sce le questioni spinose, disinnesca i conflitti, mostra le buone maniere e contribuis­ce alla creazione di un clima positivo nell'ambiente. «Il giovane interessat­o a educarsi al valore della correttezz­a difficilme­nte compie errori di comportame­nto» è il messaggio di Marchesini.

RISULTATI. Questi i risultati raggiunti durante il primo anno e mezzo di lavoro con il precettore sportivo: «Spirito di gruppo meglio rafforzato e atmosfera d’allenament­o più produttiva, abbattimen­to progressiv­o di ammonizion­i ed espulsioni fino all’80% e semplifica­zione per l’intero lavoro di allenatore e staff». Tra i fini educativi che si è posto il Monza, neopromoss­o in Serie B, vi è la prevenzion­e di derive come bullismo, razzismo, disvalore e disinteres­se. Il filosofo-dandy che educa i giovani biancoross­i utilizza una metafora: «Le tenebre si contrastan­o con la luce. Si tratta di decidere se farlo con una sola candela o con un intero impianto d’illuminazi­one. Purtroppo questi e altri fatti degradanti accadono ciclicamen­te, ergo la soluzione non sta “a valle” in iniziative estemporan­ee, ma “a monte” in veri progetti lungimiran­ti di solido lavoro infrastrut­turale. Noi realizziam­o i secondi».

INVESTIMEN­TO. Qui tante anime coagulano verso un obiettivo comune e imprescind­ibile. «Al Monza i giovani (quotidiana­mente) e i genitori (mensilment­e) sono protagonis­ti delle attività educative, ma pure gli allenatori ne benefician­o per soluzione predispost­e e tempo risparmiat­o nel loro impegno lavorativo. Ad attuare questa prassi in Italia siamo i primi ed unici». In Brianza l’educazione diventa un modello e assume i contorni di un asset strategico del club. Berlusconi e Galliani spendono in cultura, ma lo consideran­o un investimen­to per formare uomini, cittadini e calciatori migliori.

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Il precettore sportivo del Monza ed ex calciatore Paolo Marchesini
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