Corriere dello Sport

È il risveglio dell’Italia

La prima volta di Conte, il ritorno nerazzurro dopo il mito del Triplete la Uefa vinta nel ‘98 e poi passata al Parma: ora un nuovo inizio

- di Roberto Perrone

Alleluia, una squadra italiana, l’Inter, è in finale di Europa League. Dal 1999 aspettavam­o questo momento: c’era ancora la lira, moriva Fabrizio De André, la Nato bombardava la Serbia, il Parma vinceva la Coppa Uefa. Da allora una lunga (e grottesca) attesa.

Alleluia, una squadra italiana, l’Inter, è in finale di Europa League. Dal 1999 aspettavam­o questo momento: c’era ancora la lira, moriva Fabrizio De André, la Nato bombardava la Serbia, il Parma vinceva la Coppa Uefa. Da allora una lunga (e grottesca) attesa, ma anche per l’Inter è la fine di un periodo buio. Da Madrid 2010 a Colonia 2020. Molti allenatori, molte delusioni in questo decennio interista. Ma ora il passato non conta più. L’Europa italiana si colora di nerazzurro. Dopo l’Atalanta che sfiora la clamorosa semifinale di Champions League, persa per due gol del Psg nei minuti finali, ecco la finale di Europa League dell’Inter dieci anni dopo la Tripletta firmata Josè Mourinho, dieci anni dopo la Coppa dei Campioni alzata nel cielo spagnolo dal capitano, ora vice-presidente, Javier Zanetti. Molte sottolinea­ture bisogna fare in questa notte santa. Una squadra italiana è arrivata in fondo a questo calcio d’agosto, a questa Europa anomala del football che chiude la sua stagione quando, normalment­e, dovrebbe essere già cominciata quella nuova. Una squadra che è cresciuta al momento giusto, che forse può recriminar­e per quei punti buttati nel momento cruciale del campionato italiano di clausura, ma che con questa finale continua il suo migliorame­nto, la sua maturazion­e. Ecco, maturità è la parola giusta. L’Inter gioca una partita perfetta, senza perdere la testa quando lo Shakhtar accarezza il pareggio e cerca di alzare il livello dello scontro. Proprio in quel momento regge e chiude i conti. Anzi travolge l’avversario, lo annienta.

Questa Inter testimonia la sua diversità rispetto al recente passato, certifica la superiorit­à del lavoro di Antonio Conte. E anche per l’allenatore più pagato d’Italia si tratta di una primizia: non era mai arrivato a una finale europea. L’aveva sfiorata nel 2014 con la Juve contro il Benfica. Nella finale di Torino lo attendeva il Siviglia. Lo ritrova ora a Colonia.

Ma il dato più importante è che, finalmente, troviamo una squadra in finale di Coppa Uefa-Europa

League. Il calcio italiano conquista una finale dopo tre anni, dalla finale di Champions di Cardiff, persa dalla Juventus con il Real Madrid. Uno spicchio di cielo è italiano. E meno male che è stata cancellata la maledizion­e dell’Europa League, la coppa perduta, la coppa snobbata dai club italiani che l’hanno sempre affrontata con il birignao di chi pensa che conti solo la Champions e il resto mancia. Ci voleva l’anno del Covid, con la fase finale giocata ad agosto per prendere sul serio questa manifestaz­ione. Dal 1999, quando si chiuse il decennio italiano con il trionfo del Parma, non c’era più stata una squadra italiana in finale. E pensare che, nel periodo che va dal 1989 al 1999, l’avevano conquistat­a otto volte: Inter (3), Juventus (2), Parma (2) Napoli (1). Nelle altre tre edizioni, per due volte è arrivata la sconfitta in finale: per il Torino conl’Ajax (1992), la notte della famosa sedia di Mondonico ad Amsterdam; per l’Inter, battuta ai rigori dallo Schalke 04 (1997). Quattro finali, poi, erano state disputate in totale autarchia: Juventus-Fiorentina 1990, Inter-Roma 1991, Juventus-Parma 1995, Inter-Lazio 1998.

Dopo la doppia riforma (1999 e 2009), l’oblio italiano. Molte semifinali, ma niente di più. Forse la Fiorentina, sconfitta ai rigori del 2008 dai Rangers di Glasgow, è stata la squadra che si è avvicinata di più all’ultimo atto del trofeo (come la Viola e il Napoli del 2014-15). Trofeo a cui ora accede l’Inter. Non per caso: gioca a livello europeo, dimostrand­o di conoscere quello che serve per arrivare in fondo: la coesione, la compattezz­a. Più squadra, più Europa. Non solo un segno, un segnale per tutti.

Per il club di Zhang finalmente la luce Un lungo percorso di crescita in campo

Una doppia riforma e tante semifinali per le italiane: Juve Viola (2) e Napoli

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Milito, Sneijder, Mourinho ed Eto’o: i volti del Triplete Lautaro, Lukaku, Eriksen e Conte: l’Inter 2020 Il cammino dei nerazzurri nelle coppe europee dal Triplete

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