Anche per Conte è la prima volta «Adesso proviamo a vincerla»
A Düsseldorf i nerazzurri dilagano nella ripresa trascinati dall’argentino che segna e fa segnare e dal belga che alla fine schianta lo Shakhtar
Due gol di Martinez, due di Romelu (con assist del compagno). A segno anche D’Ambrosio. Venerdì ultimo atto contro il Siviglia per la coppa
Un'Inter stupenda, la più bella della stagione, ha travolto lo Shakhtar Donetsk e venerdì nella finale di Europa League sfiderà il Siviglia. Un'impresa così a un'italiana non riusciva da 21 anni, da quando nel 1998-99 il trofeo (che allora si chiamava Coppa Uefa) fu alzato dal Parma. Conte ha fatto un capolavoro annientando gli ucraini, capaci di concludere una sola volta nello specchio e letteralmente spazzati via in una ripresa a senso unico nella quale la differenza tra le due formazioni è stata abissale. A tratti imbarazzante. Merito anche dell'incisività dell'attacco: una doppietta a testa per Lautaro Martinez, ai primi gol in questa Europa League dopo un digiuno fuori dai confini nazionali che durava da novembre, e per Lukaku, salito a quota 33 centri nel 2019-20 (in 50 incontri) e a -1 dal Fenomeno Ronaldo versione 1997-98. Zhang, ieri sera in tribuna, quasi non ci credeva: la sua formazione ha giocato un calcio sontuoso e tatticamente è stata perfetta. E' venuta fuori nel momento chiave della stagione grazie a una condizione fisica invidiabile, a una difesa di ferro (ha subito solo un gol negli ultimi 7 incontri) e a una personalità che adesso non difetta più ai nerazzurri. Il Siviglia ha una maggiore esperienza internazionale e un'abitudine a vincere sconosciuta ad Handanovic e compagni, ma la prestazione di ieri sera dei contiani, alla sesta affermazione di fila, avrà preoccupato non poco Lopetegui: venerdì a Colonia non lo aspetta una passeggiata.
COMPATTEZZA. Dei due tempi il primo è stato l'unico un minimo equilibrato, ma l'Inter lo ha chiuso meritatamente in vantaggio: ha concesso agli ucraini un possesso palla marcato (66% al 45'), ma neppure una conclusione pericolosa. Bravo Conte a tenere la squadra corta, con i "quinti" che si abbassavano su Taison e Marlos e con tutti abilissimi a occupare gli spazi. L'obiettivo era non farsi trovare mai scoperti, a patto anche di abbassarsi molto come successo negli ultimi minuti della prima frazione. Lo Shakhtar aveva preparato la sfida snaturandosi: niente classico 4-2-3-1 e spazio per un 4-1-4-1 che aveva Stepanenko davanti alla difesa per cercare di sporcare i rifornimenti per Lukaku e bloccare le ripartenze avversarie più che per impostare a tre con i centrali Kryvstov e Khocholava. Il cambio di spartito tattico non ha tolto agli uomini di Castro l'abilità nel palleggio, ma non ha fatto loro trovare il modo di mettere in difficoltà una formazione che si difendeva bene per poi ripartire quando ne aveva l'occasione. L'Inter era come un pugile che si rifugiava alle corde in attesa di trovare un varco nella guardia avversaria per piazzare il colpo che fa male. E quel colpo lo ha sferrato già al 19', dopo un errore nel rilancio del portiere Pyatov che
ha servito Barella invece di un compagno: il centrocampista ex Cagliari è partito, si è allargato a destra e ha crossato per Martinez che di testa ha anticipato Kryvstov firmando l'1-0. La reazione degli ucraini non c'è stata: hanno continuato a giocare nel solito modo, palleggiando neppure con troppa rapidità e provando a cambiare fronte nella speranza che le sovrapposizioni di Dodô e Matviyenko (con Marlos e Taison che si accentravano) potessero far male ai nerazzurri. E invece è stata l'Inter a sfiorare il gol con un tiro di Barella alzato in angolo da Pyatov e un'occasione di D'Ambrosio (in lieve fuorigioco). La produzione offensiva dello Shakhtar? Un tiro nel finale alto di Marcos Antonio e poco altro. Alla vigilia gli ucraini facevano più paura.
INTERTRAVOLGENTE.La ripresa non ha avuto storia e si è trasformata in un'esecuzione calcistica. Dopo aver visto Martinez e Lukaku andare vicini al 2-0, Castro si è giocato la carta del 4-2-3-1 con Solomon nei tre dietro Moraes, ma lo Shakhtar ha creato una sola palla gol, un colpo di testa del suo centravanti che Handanovic ha parato. Da lì in poi, l'Inter non ha più concesso niente: è come se quel pericolo corso avesse risvegliato il killer instinct che tante volte in passato era mancato ai nerazzurri. D'Ambrosio di testa, su angolo di Brozovic, ha raddoppiato e poi Lautaro ha firmato il 3-0. Il match era finito, ma Lukaku voleva segnare per la decima gara di Europa League di fila e con una doppietta nell'arco di 6' ha fatto salire il totale dei gol stagionali della squadra a 107, record per la storia del club. Ora Siviglia per tornare a vincere un trofeo che in bacheca manca dal 2011.