Corriere dello Sport

Conte il nostro Mourinho

- di Alberto Dalla Palma

Dieci anni dopo Mourinho, Antonio Conte riporta l’Inter in una finale europea travolgend­o lo Shakhtar in una partita senza storia e imponendo la sua legge. Quella del più forte e del più antipatico, e il tecnico non si offenda perché anche il portoghese era così duro, così estremo, così provocator­e da andarsi a cercare i nemici anche quando non li aveva. Era un modo per caricare la squadra, per creare un gruppo, per alzare un muro e difendersi. Conte, lo abbiamo sempre sostenuto, è il più mouriniano dei tecnici italiani: certo, per ora molto meno vincente (soprattutt­o in Europa), ma per certi versi ancora più capace di creare conflitti per trarne poi vantaggi. Per questo è possibile che l’ennesimo sfogo contro il club, il padrone e i suoi dirigenti, subito dopo il secondo posto conquistat­o in campionato alle spalle della Juve, sia stato studiato a tavolino. E’ vero, sul tema “nessuno ci ha difesi e nessuno ci ha protetti” si era già ampiamente esibito durante la stagione, ma quella notte di Bergamo aveva proprio esagerato, tanto che a pochi giorni dalla finale di Colonia contro il Siviglia non è ancora sicuro al cento per cento che il matrimonio tra l’allenatore e l’Inter prosegua, a prescinder­e dal possibile successo contro gli spagnoli. Perché il presidente Zhang non ha gradito le accuse e perché i cinesi, come dice un vecchio proverbio, hanno una pazienza infinita, tanto da aspettarti sulla riva del fiume per la resa dei conti.

Per mettere Conte nelle condizioni di vincere e di trasformar­e l’Inter nell’unica anti Juve, lo stesso Zhang ha speso tra luglio e gennaio quasi 200 milioni: forse soltanto il City, per Guardiola, aveva investito una cifra così alta. Sentirsi dire che la società non era all’altezza delle sue ambizioni è stato offensivo per il patron cinese, che a differenza di Marotta non conosceva alcuni lati caratteria­li del tecnico pugliese, arrivato allo scontro con la Juve (lasciata perché giudicata non più competitiv­a...) e poi con il Chelsea, portato addirittur­a in tribunale. Conte, nella notte di Bergamo, ha creato la nuova Inter, quella che si sarebbe presentata al mini torneo tedesco per conquistar­e l’Europa League: ne ha dette di tutti i colori, ha contestato chi è salito sul carro a giochi fatti e ha portato la squadra dalla sua parte, più incattivit­a che mai. E il risultato si è visto: eliminando Getafe, Bayer Leverkusen e Shakhtar con un Lukaku maestoso e un Lautaro (ieri sera) stile Barça, l’Inter è finalmente arrivata in finale, dove affronterà il Siviglia in un testa a testa molto equilibrat­o, ma in cui i due attaccanti nerazzurri possono fare la differenza. Poi Zhang dovrà decidere il futuro di Conte: noi pensiamo che l’Inter sia pronta a sorpassare la Juve, dopo nove anni, basta solo imparare a sopportare gli “scleri” del suo tecnico perché se vince ne vale la pena.

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