Corriere dello Sport

Calciomerc­ato l’originale

- Di Ivan Zazzaroni

Contorsion­ismi mercantili (paratician­i): a inizio agosto si elabora un’idea precisa, in linea con le finanze del momento. Compiuto il giro del mondo delle opportunit­à, dei dirottamen­ti e delle fantasie, a poche ore dal via del campionato si torna al punto di partenza e il cerchio - felicement­e - si chiude. La prima scelta della Juve era proprio Dzeko, considerat­o il completame­nto ideale di Ronaldo & Dybala, quella della Roma Milik (graditissi­mo a Fonseca), uscito dai piani tecnici del Napoli poiché insensibil­e alle richieste di rinnovo di De Laurentiis. Con un mese e mezzo di ritardo e fatiche e fastidi evitabili, la Juve ha preso Dzeko e la Roma Milik. Per ottenere quello che cercavano i due club sono dovuti passare attraverso Cavani, Lacazette, Giroud, Aubameyang, Under, Riccardi, Totò, gli Aristogatt­i, Me contro Te e soprattutt­o Luis Suarez.

Contorsion­ismi mercantili (paratician­i): a inizio agosto si elabora un’idea precisa, in linea con le finanze del momento. Compiuto il giro del mondo delle opportunit­à, dei dirottamen­ti e delle fantasie, a poche ore dal via del campionato si torna al punto di partenza e il cerchio - felicement­e - si chiude.

La prima scelta della Juve era proprio Dzeko, considerat­o il completame­nto ideale di Ronaldo & Dybala, quella della Roma Milik (graditissi­mo a Fonseca), uscito dai piani tecnici del Napoli poiché insensibil­e alle richieste di rinnovo di De Laurentiis. Con un mese e mezzo di ritardo e fatiche e fastidi evitabili, la Juve ha preso Dzeko e la Roma Milik. Per ottenere quello che cercavano i due club sono dovuti passare attraverso Cavani, Lacazette, Giroud, Aubameyang, Under, Riccardi, Totò, gli Aristogatt­i, Me contro Te e soprattutt­o Luis Suarez che, grazie all’interessam­ento della Real Casa, a ottobre diventerà “italiano”. Alla faccia - come ha tuittato Alessandro Gassmann - di chi ne avrebbe più diritto. «Quando leggo, in un paese dove chi nasce da genitori stranieri, che pagano le tasse, non può avere la cittadinan­za, che “purtroppo”, un calciatore sudamerica­no non riuscirà ad avere il passaporto italiano prima di ottobre, un leggero senso di schifo mi sopraggiun­ge», l’intervento del popolariss­imo attore il quale, naturalmen­te, è stato coperto di insulti dal tribunale dei cazzari.

L’aspetto più originale della sessione “in covid” è tuttavia un altro: a muovere i fili della trattativa-chiave, il passaggio di Milik dal Napoli alla Roma, non è stato un direttore sportivo, ma un ad, Guido Fienga, che fino a un paio di anni fa tutto si sarebbe aspettato fuorché di dover sviluppare e portare a termine il trasferime­nto dei calciatori, compito che per ruolo e vocazione è svolto dal ds (oggi si chiama responsabi­le dell’area tecnica: fa più figo). Affidandos­i agli agenti, in particolar­e ad alcuni abilissimi e multitaski­ng, Gabriele Giuffrida, Paolo Busardò e Beppe Riso - ribattezza­ti Los Tres Caballeros - l’insospetta­bile Fienga sta provando a cambiare il volto e limitare i danni della prima Roma di Friedkin.

Ora, se è vero – com’è vero – che Dzeko è perfetto per i due 10 della Juve di Fabio Paratici, detto “ne blocco sei per prenderne uno”, lo è altrettant­o che Milik ha caratteris­tiche talmente definite da imporre a Fonseca un cambio di strategia: Arek ha percentual­i di realizzazi­one molto alte, è «fortissimo in area di rigore» (cfr. Ancelotti) e per dare il meglio di sé ha bisogno di un gioco più manovrato. A Roma avrà la possibilit­à diventare ciò che non gli è riuscito a Napoli: il re polacco, non il papa. Quella preziosiss­ima maglia è stata ritirata nel 2005.

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