Tour,una vittoria per due Abbracciati al traguardo
Amici e compagni: a Kwiatkowski la tappa, a Carapaz la maglia a pois
È uno sport di squadra e di fatica, il ciclismo, poi c’è una dura legge che incorona solo un eroe per volta. Come dimostra l’ultimo chilometro del Tour.
Èuno sport di squadra e di fatica, poi al momento cruciale c’è una dura legge che incorona solo un eroe per volta. Il ciclismo sa essere spietato, spesso destina al dimenticatoio chi non taglia per primo il traguardo, che siano gregari, compagni di fuga o sconfitti al fotofinish. È il sopravvento della vittoria sul partecipare e il lottare per il successo, la solitudine di chi perde appena per un soffio.
L’ultimo chilometro del Tour, nella tappa di La Roche-sur-Foron, ha mandato in tilt logiche consolidate, per una volta il romanticismo ha trionfato sulla competizione con due compagni di squadra – in quel momento anche rivali – stretti in un abbraccio, sorridenti, pieni di gioia. Kwiatkowski e Carapaz, del Team Ineos, sono stati in fuga tutto il giorno, sono sopravvissuti alla selezione naturale dell’ennesima tappa dura e hanno tagliato il traguardo fianco a fianco, abbracciati tra gli applausi, senza che per una volta ci sia stato il solito finale crudele, animato da un gioco di scatti, surplace e strategie. Almeno finché il ciclismo non si è riappropriato delle sue regole e ha imposto il verdetto del fotofinish, a favore del polacco Kwiatkowski, per ribadire che a vincere è uno soltanto e lo decide quella riga tirata sul traguardo.
GESTO E RIVINCITA. Poco male, stavolta contava il gesto e anche la rivincita, perché l’ecuadoriano Carapaz ha sfilato a Pogacar la maglia a pois e completato la festa del Team Ineos, l’armata che doveva dominare il Tour e invece ha visto il suo leader Egan Bernal ritirarsi dopo una serie di debacle.
Non è la prima volta che lo sport ad alti livelli diventa più “umano”, che per un momento mette da parte la competizione e porta in trionfo altre logiche, come successo in Formula 1 nel settembre 2002. Sul circuito di Indianapolis Schumacher dominò l’intera gara prima di schiacciare il freno, per lasciarsi affiancare da Barrichello il quale tagliò appena prima di lui il traguardo (per pochi millesimi).
Analoga intesa la trovarono ai Mondiali di atletica di Tokyo 1991 anche i connazionali Aleksandr Potashov e Andrei Perlov, arrivati insieme al traguardo prima di essere beffati dal fotofinish: oro a Potashov per qualche mildra, limetro di vantaggio. E sempre a Tokyo l’estate scorsa nel triathlon le britanniche Learmonth e Taylor-Brown sono andate fino all’arrivo esultanti, mano nella mano, per poi beccarsi una squalifica dagli organizzatori con il regolamento alla mano.
DUE ANNI DI ATTESA. Tornando al Tour de France, il gioioso epilogo di ieri ha spezzato un digiuno di successi in Francia che per la Ineos (che fu Team Sky) durava dal 2018, da quando Geraint Thomas vinse sull’Alpe d’Huez, mentre uno degli uomini più fidati come Kwiatkowski ha colto il suo primo successo alla Grande Boucle in undici anni di carriera: «Sul finale avevo la pelle d’oca, è stato indescrivibile – ha dichiarato il polacco – Ora torno a mettermi al servizio della squaaiuterò Carapaz a portare la maglia a pois fino a Parigi e poi festeggeremo tutti assieme. Abbiamo sofferto tanto e ci meritiamo un momento così».
L’ecuadoriano Carapaz, vincitore del Giro l’anno scorso, dopo il forfait di Bernal non ha mai smesso di provarci e oltre alla giornata di ieri era arrivato secondo a Villard-de-Lans e tra i primi anche nella tappa del proibitivo Col de la Loze. Da segnalare l’ennesima giornata buona per Damiano Caruso, infilatosi nella fuga giusta e ormai a un passo dalla Top 10, con soli 19 secondi a dividerlo da Valverde. La classifica generale è assestata, Roglic è in pieno controllo verso Parigi. Solo la scalata a La Planche des Belles Filles di domani lo divide dalla gloria.