«Honda, moto solo per Marquez Prenda Dovi come collaudatore»
Il punto di vista, sempre fuori dai denti, di un manager celebre nel paddock Pernat: «Spero che la Ducati vinca il Mondiale Per il titolo ha chance anche Vale: un buon 20%»
milione e mezzo di euro: la più vecchia è una rarissima Rêve 275 del 1907, la più importante l’unico esemplare esistente al mondo della Benelli GP 4 250 Competizione del 1942, oggi valutato oltre il mezzo milione di euro; ma anche la Benelli GP 175 usata nel 1934 da media dell’8,5%. Qualcuno potrebbe anche decidere di cambiare bici in corsa, tramite l’ammiraglia al seguito, ma il leader Primoz Roglic non potrà fare a meno delle nuove estensioni sul manubrio, più leggere e performanti, tanto da potergli garantire fino a 9 secondi di vantaggio in una prova di 40 km. Un vantaggio non indifferente rispetto a Tadej Pogacar, staccato di 57’’ dalla maglia gialla e che oggi dovrà provare anche a riprendersi la maglia a pois, distante soli due punti e sulle spalle di Carapaz.
Intanto la carovana vede lo striscione d’arrivo, Parigi (sempre zona rossa) è dietro l’angolo nonostante i dubbi e le paure che avevano accompagnato il via da Nizza. Per il gran finale la capitale sarà blindata, il circuito conclusivo verrà chiuso dopo il raggiungimento massimo di cinquemila spettatori e l’arrivo in volata è previsto al momento del tramonto. L’attimo migliore per far calare il sipario.
Dorino Serafini, di origini pesaresi come il grande Valentino Rossi. Fondamentale anche il ruolo giocato dal Comune di Pesaro, che disporrà una sede prestigiosa in modo che la collezione torni presto a essere visitabile.
Dopo sei gare la MotoGP non ha ancora un leader definito e a commentare quanto sta accadendo è Carlo Pernat, uno dei manager più famosi del paddock che oggi segue Enea Bastianini, futuro pilota del team Avintia in MotoGP, e Tony Arbolino, pronto al passaggio in Moto2.
Che lettura dà del campionato? «Quando il gatto non c’è (Marquez, ndr) i topi ballano e ballano bene. Ogni tanto vanno a cercare il formaggio e c’è una trappola (le cadute, ndr). È un campionato orfano del fenomeno che non sappiamo quando rientra e che problemi ha, e penso che la situazione non sia delle più rosee».
Questo è anche un anno particolare e il calendario va di conseguenza.
«I piloti sono stati tanto fermi, è un campionato complicato, sia per il fisico sia per le moto. Con questa gomma nuova, e senza test se ci sono problemi si ingigantiscono. Il campionato non ha padroni. Se oggi dovessi dirti chi vince, non scommetterei 10 euro su nessuno».
Nessun pronostico dunque? «Bisogna vedere a chi sono favorevoli i circuiti. Mi auguro che vinca la Ducati, perché sono italiano e per gli sforzi che fa. Speriamo che Dovizioso torni a essere il primo degli umani, per ora l’unica soddisfazione è che è primo in classifica».
Riuscirà Dovizioso a trovare il bandolo della matassa?
«Il tempo è limitatissimo per mettersi a posto, tutti i valori vengono un po’ cambiati quest’anno. Dopo il test l’ho visto sollevato, qui non è solo una cosa tecnica, ma anche mentale».
Si riferisce alla convivenza da separati in casa tra Dovizioso e Ducati?
«Se il pilota lo coccoli, lo fai sentire importante, ti rende il 10% in più. Se è in un ambiente dove non è coccolato perde quel 10% che ti fa fare il salto. Dovizioso è umano e questo l’ha patito. Secondo me la questione andava risolta prima dell’inizio del campionato. Penso che Dovi comunque possa vincere».
Cosa vede nel suo futuro? «Penso che Honda abbia bisogno di un tester vero per fare una moto che non sia solo per Marquez, fossi in loro lo prenderei. Gli farei fare il collaudatore e due o tre wild card. Oppure se Aprilia si decidesse a fare il salto di qualità, io metterei occhi e soldi su di lui».
Si aspettava di più da Quartararo quest’anno?
«Lui è recidivo. Quando aveva 15 anni aveva fatto il fenomeno nel CEV, gli avevano cambiato il regolamento per farlo arrivare nel
Mondiale e si è perso. In MotoGP ha trovato una moto che gli piace, sembrava l’anti Marquez e poi la pressione l’ha fregato un’altra volta. Per provocazione dico che gli manca quasi Marquez, era il suo punto di riferimento. È uno dei favoriti, ma deve fare un reset mentale».
Valentino invece domenica ha perso il podio all’ultimo giro. «Ha passato il testimone ai piloti che ha tirato su. Dobbiamo ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per il Mondiale e che sta facendo per il futuro. Se domenica avesse ottenuto il podio sarebbe stato un trionfo anche mediatico. Chissà quante parolacce ha detto sotto il casco. Se a 41 anni arriva vicino al podio, quelli che gli sono dietro dovrebbero strapparsi la licenza. Il podio aveva la media di circa 23 anni, lui ha superato i 40. In un campionato così strano il 20% di possibilità di vincere il titolo ce l’ha».
Cosa si aspetta dalla seconda gara di Misano, dopo i test? «Una KTM più competitiva, una conferma Yamaha e una Ducati sul podio con Dovizioso e/o Bagnaia, che ha preso talmente possesso della sua moto che sembra la guidi da una vita. E Suzuki potrebbe anche vincere».
Suzuki pare essere la moto più equilibrata, eppure né Mir né Alex sono sempre lì davanti. «Devono imparare a fare le qualifiche. Mir si è sbloccato, ha imparato a guidare questa moto, la fa scorrere un po’ di più. Rins purtroppo ha il problema alla spalla, mi sarebbe piaciuto vederlo senza l’infortunio. Se Suzuki parte bene non la prendi».
«Quartararo si è perso, e non è la prima volta: aveva bisogno di Marc»