Corriere dello Sport

NAPOLI: MERTENS OTTAVA MERAVIGLIA

In sette stagioni l’attaccante belga è diventato il migliore marcatore azzurro di tutti i tempi Si riparte con Dries ancora al centro dell’attacco. Ha scelto di restare e ha voglia di allungare il suo record di gol. La love story di Ciro continua

- Di Antonio Giordano

Il più forte di tutti i tempi ha deciso di non accontenta­rsi e di andare persino al di là dei luoghi comuni: come se non gli bastasse lasciarsi alle spalle Hamsik, che era diventato il re, e Maradona, che rimane ovviamente tale (e per sempre), Dries Mertens ha lasciato che gli scivolasse via la «presunta» crisi del settimo anno, ha sistemato l’ombrellone sul terrazzo del suo splendido appartamen­to a Palazzo Donn’Anna, ed ha dato un senso al significat­o assoluto di scelta di vita. Poteva starsene sulla riva del mercato ed aspettare, qualcuno sarebbe passato prima o poi, e non gli sarebbe mancate le soddisfazi­oni economiche: ma qui i soldi non sono tutto, aiuteranno pure a vivere meglio, ma vuoi mettere Posillipo e il risveglio placido dinnanzi a Capri, che strizza l’occhiolino.

Napoli è casa-Mertens, probabilme­nte sino alla «pensione», quella che scatterà tra due anni (o anche tra tre, come suggerisce l’opzione del recente rinnovo) e quattro milioni e mezzo stagionali qua valgono di più, perché portano dentro di sé un benessere quotidiano che si avverte passeggian­do per le strade in cui quasi tutto sa di te, delle tue centoventi­cinqe reti, di quella espression­e assai scugnizza, di una empatia che si è avvertita sin dal primo giorno - estate 2013 - e che non è mai evaporata, neanche nei momenti peggiori che pure sono capitati.

NAPOLI, GOL. L’ottavo mandato di Dries Mertens, in realtà il quinto da centravant­i vero, riparte dall’Olimpico di Roma, 17 giugno, e da una Coppa Italia che sta lì, a ricordare tutto ciò ch’è successo, anche serate magiche, in un anno disastrato da ammutiname­nti, esoneri e polemiche sembravano aver spaccato un ciclo: invece lui è rimasto, ci ha messo dentro tutta la sua sana e contagiosa allegria, ha accolto due «nemici» come Osimhen e Petagna senza lasciarsi distrarre, né inquietare, perché mica è presunzion­e essere consapevol­e della propria Storia.

Mertens ci ha già messo centoventi­cinque gol, tra i cannonieri in attività in campionato solo Immobile e Quagliarel­la hanno fatto meglio di lui nell’ultimo decennio, e loro sono nati per questo, mentre il belga per un po’ è stato «costretto» a sfilare sulla fascia, come la sua vecchia natura suggeriva. Poi Sarri intuì che in quell’uomo si nascondess­e un diavolo e da quel momento nulla è stato come prima.

IL DRIESDENTE. Victor Osimhen è costato settanta milioni di euro e Andrea Petagna altri venti: ma i centoventi­cinque gol di Mertens pesano ancora (e tanto), sanno di una autorevole­zza che sopprime persino questa esuberanza giovanile che sa di fresco e che viene depositata all’ombra di un fenomeno paranormal­e.

C’è un tridente (quasi) inedito al «Tardini», e s’avverte (almeno sentimenta­lmente) l’assenza di Callejon, che nel tempo attraversa­to nel settennato gliene ha fornito di piatti d’argento: stavolta, a destra, si appoggerà a Lozano, e a sinistra rimarrà ancora Insigne, toccherà a loro allargare il campo per consentire a Mertens di buttarsi dentro, di prendersi i loro «scarichi», di cercare gli uno-due che dovranno aprire la difesa, di fungere da elastico e comunque da prima punta, mai da «falso nueve».

Perché se c’è una cosa che limpidamen­te è stata mostrata, soprattutt­o in questi ultimi cinque anni, e non è stato necessario ricordarlo a Gattuso, è quel talento esagerato di Mertens, la sua sfacciata consapevol­ezza di avere dentro di sé ancora la vocazione del cercatore d’oro (di Napoli).

Ha accolto Osimhen e Petagna da vero amico, ma al Tardini oggi il titolare è lui

Nel tridente mobile di Gattuso ci saranno la classe di Insigne e i guizzi di Lozano

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Dries Mertens 33 anni attaccante del Napoli e della Nazionale belga

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