L’AMICHEVOLE Simone e Pippo non riescono a superarsi
FINISCE SENZA GOL LA SFIDA “IN FAMIGLIA” COL BENEVENTO
Baci, abbracci e neppure un gol. Il derby dell’Olimpico tra i fratelli Inzaghi, a una settimana dal via in campionato, è finita in pareggio e con sensazioni contrastanti. Il Benevento sembra pronto o quasi, la Lazio non ancora. Pippo ha buoni motivi per guardare al debutto di Marassi pensando di sorprendere la Samp, per Simone ci sono diverse preoccupazioni e sempre meno tempo a disposizione per tornare ai livelli dello scorso inverno: i nuovi acquisti, tolto Escalante, non li ha ancora visti sul campo e sabato lo attende la corrida di Cagliari. I segnali, più che da corsa scudetto e da Champions, sono da post lockdown ma non sarebbe giusto dare un eccessivo peso ad un’amichevole di questo tipo.
POCA QUALITÀ. La Lazio ha iniziato meglio tenendo i ritmi alti solo nel primo quarto d’ora, poi è calata e ha costruito poco. Senza i colpi e le intuizioni di Luis Alberto e Milinkovic, chi poteva dare il pallone giusto a Immobile e Correa? Nessuno. Rifornimenti scarsi e un centrocampo piatto, solo muscolare, con Parolo, Leiva e Akpa Akpro. Bene Lazzari, forse il più in forma e scattante. Attenti e risoluti i tre centrali (Patric, Acerbi, Radu). Poco concreto il Tucu sotto porta (divorate le due occasioni più limpide in avvio di ripresa), anche Ciro non è apparso brillante. L’impressione è che abbiano anche bisogno di assist e di palloni in profondità che negli ultimi due test (Frosinone e Benevento) non si sono mai visti. Discreta la risposta di Leiva, sotto ritmo per difetto di condizione, ma recuperato dal punto di vista clinico: il ginocchio regge, la forma arriverà. Guizzi di Akpa Akpro, un recupera-palloni che a Inzaghi ricorda Onazi, corsa infinita e un quasi gol in avvio. Sufficiente Lukaku, vice a sinistra in attesa di Fares.
TANTA CORSA. Il Benevento ha giocato la partita che doveva, raccolto benissimo dietro la linea della palla. La difesa di Pippo non ha lasciato un metro di campo a Immobile e Correa, Ionita incrociava Parolo e Dabo duellava con Akpa, poche sbavature con Caldirola e il muro alzato da Glik. Quando la Lazio ha abbassato il ritmo, è venuta fuori senza mai scoprirsi la Strega, a tratti pungente con gli esterni. Caprari e Roberto Insigne hanno creato qualche insidia per Patric e Radu, Moncini era tenuto a freno da Acerbi. Ci poteva scappare il gol in apertura di ripresa, quando Strakosha si è superato per alzare sopra la traversa il colpo di testa ravvicinato di Caprari. Pippo, nell’ultima mezz’ora, ha sganciato Lapadula, Sau, Maggio e Kragl. Nel solco tradizionale di una neopromossa, il Benevento ha sfoggiato una condizione atletica ottima.
CAMBI. La fisicità della Lazio, a cui serve un nuovo difensore, è una garanzia. Almeno l’intesa tra Patric, Acerbi e Radu è fuori discussione. Certo nelle prime tre giornate si avvertirà l’assenza (pesantissima) di Luiz Felipe. A metà ripresa, impiegato da mezzala, è riapparso Cataldi, mai utilizzato nelle amichevoli. Buono l’impatto di Escalante, considerato regista alternativo.