Calcio e Regioni si ribellano e il governo apre gli stadi
Vertice con i governatori: subito mille spettatori e dall’8 ottobre il 30% della capienza. Juve pronta. La Lega attacca Spadafora
È terminato il lockdown dei popolo – al di termine duelli dei sentimenti. per purtroppo, tifosi. una rusticani, di due parte Ma giornate Non quella e polemiche, del nemmeno per grande di dense tutti, ieri passi inquadrata in avanti come e retromarce una svolta – decisiva va mille verso spettatori il ritorno possono alla normalità: entrare già da oggi negli stadi della Serie A, tutti distanziati di almeno un metro, con mascherina e dopo essersi sottoposti alla misurazione della temperatura. Il governo ieri sera ha dato il “via libera” per arginare le fughe in avanti di chi stava autorizzando la riapertura senza un coordinamento nazionale (Emilia Romagna, Veneto e Lombardia). Non uscirà alcun documento da Palazzo Chigi: si andrà avanti a colpi di ordinanze regionali, ma stavolta c'è il benestare dell'Esecutivo.
SCENARI. Nessun club metterà in vendita i 1000 biglietti per le partite di oggi (bisognerebbe attrezzare in tempi record anche il complesso apparato della sicurezza…), quasi tutti doneranno i tagliandi a sponsor e amici. I presidenti continuano a chiedersi perché si è arrivati a dama proprio durante il weekend in cui ricomincia il campionato (e non prima, dato che la riunione del Cts c’è stata martedì), creando problemi non risolvibili in 24 ore. Finché
non scadrà l’attuale dpcm (7 ottobre) questo è lo scenario, con Serie B e Serie C che dovrebbero ricevere l'ok nei prossimi giorni. Il presidente della Figc, Gravina, ha comunque lanciato l'allarme: «L'apertura degli stadi è una bella notizia, ma il fatto che il via libera sia arrivato solo per la Serie A mi lascia perplesso. I protocolli di sicurezza sono i medesimi in tutte e tre le serie professionistiche, quindi ci deve essere lo stesso trattamento». E la Lega di B, che definito la decisione adottata “irrazionale” in un comunicato ha auspicato che «ci possa essere al più presto da parte del governo una decisione uniforme, i protocolli di sicurezza sono i medesimi per tutti campionati professionistici e la B ha un valore sociale ed economico fondamentale».
OTTOBRE. Il nuovo decreto del premier, dal giorno 8, toglierà i lucchetti da tutti gli impianti consentendo alle società di ripopolarli al 30% della loro capienza. «Per non fare disparità tra le squadre, ho chiesto che questa decisione venisse estesa a tutto il territorio nazionale» ha confermato il ministro Spadafora in serata. Ai vertici del pallone non era piaciuto il tira e molla di venerdì, quando il titolare del dicastero aveva dato l’ok ai mille spettatori «per tutte le competizioni all’aperto» prima di compiere un passo indietro e concedere la deroga solamente agli Internazionali di tennis sotto la pressione dal Comitato tecnico scientifico. Le regioni hanno rotto il fronte, aprendo la battaglia politica (Lombardia e Veneto sono governate dalla Lega) che ha costretto l’Esecutivo a convocare d’urgenza una conferenza stato-regioni (decisiva per la svolta) alla presenza dei ministri Spadafora, Boccia e Speranza.
DAL PINO E SPADAFORA. Ieri mattina il presidente della Serie A, Paolo Dal Pino, si era sfogato in un'intervista a Radio Deejay: «Meritiamo rispetto. A luglio abbiamo fatto uno studio di 300 pagine su come riaprire gli stadi in sicurezza, nessuno ci ha mai chiamato nemmeno per affrontare questo discorso. Con il nostro ministero dello sport il dialogo non è quello che dovrebbe essere. Questa è un’industria che se non ha attenzione rischia di andare in grandissima difficoltà e mettere in pericolo molti posti di lavoro». Con l'occasione, il numero uno di via Rosellini ha toccato altri argomenti: «Sulla riforma dello sport non siamo stati sentiti. Abbiamo una serie di appunti che siamo pronti a tirare fuori. Per quanto riguarda il bando per i diritti dico: vogliamo trasformare la Serie A in una media company attraverso un progetto che farebbe entrare in Italia 1,5 miliardi. I playoff? Lavoriamo a delle ipotesi nel caso non si riesca a completare la stagione». La risposta del ministro non si era fatta attendere: «L’attenzione è stata costante, le soluzioni trovate per portare a termine lo scorso campionato e iniziare nei tempi quello che comincia oggi sono state condivise. L'audizione di lunedì scorso al Comitato tecnico scientifico ha avuto come oggetto anche i protocolli per l'alleggerimento della frequenza dei tamponi». Sui test molecolari per i componenti del gruppo-squadra si passerà da uno ogni 4 giorni a uno ogni 8, accontentando la richiesta della Federazione che li considera troppo invasivi per gli atleti e troppo costosi per i club. Ma il calcio, anche quando vince, lascia il campo di battaglia con una spiacevole sensazione: per farsi ascoltare sui tavoli istituzionali deve sempre e solo urlare.
Spadafora replica: «L’attenzione è sempre costante, soluzioni condivise»