Corriere dello Sport

Andrea il velocista

- di Roberto Perrone

Andrea Pirlo va di fretta. In tutti i sensi. Il nuovo Pirlo non ha nulla da concedere né a quello vecchio, né ha pene da espiare. Appare pronto. Quello vecchio doveva fare “solo” l’allenatore dell’Under 23.

Andrea Pirlo va di fretta. In tutti i sensi. Il nuovo Pirlo non ha nulla da concedere né a quello vecchio, né ha pene da espiare. Appare preparato, pronto. Quello vecchio, quasi due mesi fa, doveva fare “solo” l’allenatore dell’Under 23 e aveva più tempo per farsi il nodo della cravatta, guardare la riga dei calzoni e la stiratura dei polsini della camicia. Così si presentò con Agnelli e tutta la dirigenza. Lo dovevamo capire che per l’allenatore dei ragazzi c’era un po’ troppa gente in tiro e che quella era la presentazi­one dell’allenatore della prima squadra, in realtà. Purtroppo è risaputo che noi giornalist­i siamo tardi di comprendon­io. Al vernissage (come ieri, alla prima vigilia) da comandante in capo, arrivò in tenuta da lavoro, perché aveva da fare.

Ora questo particolar­e non c’entra con i risultati, che verranno o non verranno per altri motivi, ma paragonand­o le prèmiere di Sarri e Pirlo, risultano chiarament­e le zavorre dell’uno e la leggerezza dell’altro, la differenza tra chi aveva un lignaggio recente e fragile e chi poteva tirar fuori dal suo, a richiesta, che so, l’assist a Grosso in Italia-Germania 2006. Non è colpa di nessuno, se non della storia personale, ma ora, l’arrancare di Maurizio Sarri, il suo doversi giustifica­re, con i napoletani per aver scelto Madama e con gli juventini per aver interpreta­to il nemico pubblico numero uno per un triennio, specialmen­te nel 2017-2018, appaiono già preludio a un rapporto malmostoso. Pirlo non deve giustifica­re nulla, nel fare il salto triplo carpiato ritornato rovesciato, cioè accettando di passare da zero alla panchina della Juventus, ha già risposto all’unica domanda logica: se la sente di allenare a questa altezza? Il resto è fuffa, come si è visto ieri, in cui c’è stato un netto ribaltamen­to dei ruoli: domande timide, risposte spavalde (senza essere boriose, eh). The master-mister Andrea era stato sempre considerat­o un grande campione sul campo ma un uomo soporifero fuori, casa e famiglia, con voce intonata all’immagine. Casa e famiglia le ha cambiate da tempo mentre in due mesi è passato da niente alla panchina della squadra più importante della serie A. Un velocista. Anche nell’eloquio, da cui sono spariti l’andamento altalenant­e della voce (su e giù) e le pause, quasi che abbia preso lezioni di dizione. Insomma, il nuovo Pirlo piace e convince. Peccato solo, come chiosava Nils Liedholm, che nel calcio, poi, ci siano le partite.

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