Andrea il velocista
Andrea Pirlo va di fretta. In tutti i sensi. Il nuovo Pirlo non ha nulla da concedere né a quello vecchio, né ha pene da espiare. Appare pronto. Quello vecchio doveva fare “solo” l’allenatore dell’Under 23.
Andrea Pirlo va di fretta. In tutti i sensi. Il nuovo Pirlo non ha nulla da concedere né a quello vecchio, né ha pene da espiare. Appare preparato, pronto. Quello vecchio, quasi due mesi fa, doveva fare “solo” l’allenatore dell’Under 23 e aveva più tempo per farsi il nodo della cravatta, guardare la riga dei calzoni e la stiratura dei polsini della camicia. Così si presentò con Agnelli e tutta la dirigenza. Lo dovevamo capire che per l’allenatore dei ragazzi c’era un po’ troppa gente in tiro e che quella era la presentazione dell’allenatore della prima squadra, in realtà. Purtroppo è risaputo che noi giornalisti siamo tardi di comprendonio. Al vernissage (come ieri, alla prima vigilia) da comandante in capo, arrivò in tenuta da lavoro, perché aveva da fare.
Ora questo particolare non c’entra con i risultati, che verranno o non verranno per altri motivi, ma paragonando le prèmiere di Sarri e Pirlo, risultano chiaramente le zavorre dell’uno e la leggerezza dell’altro, la differenza tra chi aveva un lignaggio recente e fragile e chi poteva tirar fuori dal suo, a richiesta, che so, l’assist a Grosso in Italia-Germania 2006. Non è colpa di nessuno, se non della storia personale, ma ora, l’arrancare di Maurizio Sarri, il suo doversi giustificare, con i napoletani per aver scelto Madama e con gli juventini per aver interpretato il nemico pubblico numero uno per un triennio, specialmente nel 2017-2018, appaiono già preludio a un rapporto malmostoso. Pirlo non deve giustificare nulla, nel fare il salto triplo carpiato ritornato rovesciato, cioè accettando di passare da zero alla panchina della Juventus, ha già risposto all’unica domanda logica: se la sente di allenare a questa altezza? Il resto è fuffa, come si è visto ieri, in cui c’è stato un netto ribaltamento dei ruoli: domande timide, risposte spavalde (senza essere boriose, eh). The master-mister Andrea era stato sempre considerato un grande campione sul campo ma un uomo soporifero fuori, casa e famiglia, con voce intonata all’immagine. Casa e famiglia le ha cambiate da tempo mentre in due mesi è passato da niente alla panchina della squadra più importante della serie A. Un velocista. Anche nell’eloquio, da cui sono spariti l’andamento altalenante della voce (su e giù) e le pause, quasi che abbia preso lezioni di dizione. Insomma, il nuovo Pirlo piace e convince. Peccato solo, come chiosava Nils Liedholm, che nel calcio, poi, ci siano le partite.