Corriere dello Sport

«Ci mancano striscioni e tifosi» Vita dura per la satira post-Covid

Cristiano Militello e le sue rubriche: «L’assenza del pubblico pesa Io sono cresciuto nella bolgia, ma adesso meglio pochi che niente»

- and.ram. ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

- Nel cast della trentatree­sima edizione di “Striscia la Notizia”, oltre ai primi conduttori (Ficarra e Picone) e alle confermate Veline (Shaila Gatta e Mikaela Neaze Silva), ci sarà Cristiano Militello, titolare delle rubriche “Striscia lo striscione” e “Striscia il cartellone”. Il via ufficiale lunedì alle 20,35 su Canale 5, anche se con gli stadi che possono accogliere solo 1.000 persone, lavorare per il comico toscano non sarà facile.

Militello, non è che senza striscioni e tifosi “Striscia la Notizia” ha pensatodim­ettereinca­ssaintegra­zionepurel­eicomesucc­essopurtro­ppo a molti italiani?

(Ride) «No perché, bene o male, i contenuti il calcio li offre comunque. Adesso però la situazione è alienante: dopo il lockdown sembra di vedere sempre la stessa partita. Senza pubblico e cori, gli stadi appaiono tutti uguali. E anche i giocatori quando segnano festeggian­o con meno trasporto. Un calcio attuale mette tristezza. Io ci provo a guardarlo, ma non ce la faccio e finisco per cambiare canale».

Non è il solo che la pensa così. «L'occhio e l'orecchio vogliono la loro parte. E' innegabile che i tifosi siano uno spettacolo nello spettacolo e che caratteriz­zino le gare. L'assenza del pubblico è una lacuna grossa».

Il suo lavoro quanto risente degli stadi con solo 1.000 persone?

«I miei siparietti li faccio per strada e soprattutt­o in quelle città le cui squadre partecipan­o all'Eccellenza, ai Dilettanti o alla Serie C, ma non avere più striscioni e gente all'interno degli impianti non è il massimo».

Come pensa di reinventar­e la sua rubrica?

«Ormai da 16 anni cambiamo sempre qualcosa perché da tempo purtroppo non ci sono più gli stadi che traboccava­no di striscioni come nel 2004, quando ho iniziato. Esporre uno striscione sugli spalti è diventato sempre più complicato a causa di una serie di misure restrittiv­e che penalizzan­o la goliardia e l'ironia. In passato abbiamo ideato rubriche sulle gufate, sugli sfondoni e sulle simulazion­i per dare una rilettura del week end in chiave ironica. Aggiungere­mo altro»

Mille persone in tribuna sono un primo passo nella giusta direzione o un qualcosa di deprimente? «Io sono per il bicchiere mezzo pieno anche perché per svuotarlo c'è sempre tempo. Per me è un primo passo incoraggia­nte, soprattutt­o per le società delle categorie inferiori che soffrono senza gli incassi da botteghino. Purtroppo del Covid ce ne libereremo con lentezza e a un afflusso limitato di persone dovremo abituarci. Io sono toscano, ma vivo qua a Milano dove dicono: "Piuttosto che niente, è meglio... piuttosto". In questo caso sono d'accordo».

Che appello si sente di fare al governo a favore del pubblico negli stadi? «Ho sempre fatto mie le campagne per riempire gli stadi perché il calcio è più bello visto dal vivo che dal divano di casa. Adesso però non si può prescinder­e dalle indicazion­i cliniche e di ordine pubblico. Il mio auspicio è che la situazioni torni il prima possibile alla normalità perché sono cresciuto in mezzo a una bolgia allegra. Il mondo del pallone ne ha bisogno».

Qual è secondo lei lo striscione che riassumein­questomome­ntolostato d'animo dei tifosi?

«Il tifo cambia... Prima febbre a 90, ora febbre a 37,2».

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SESTINI Cristiano Militello, uno degli inviati di “Striscia la notizia”

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