LO SPORT UNITO «NO ALLA RIFORMA»
Dal Consiglio Nazionale del Coni presa di posizione dura contro Spadafora «Violata la carta olimpica e la nostra autonomia. Siamo pronti a ogni forma di azione»
Ormai sono saltate tutte le tattiche: quella tra Spadafora e le federazioni è una guerra in campo aperto. I presidenti denunciano di essere stati scavalcati, sopraffatti, ignorati e derisi; il ministro ha avviato quella che considera una rivoluzione «per eliminare i privilegi dell’ultima casta di baroni presente nel Paese». Intanto, la sua riforma si avvicina al primo passaggio formale dopo le 8 versioni di bozze: l’approvazione in Consiglio dei Ministri entro la fine del mese.
DOCUMENTO. Ieri mattina il Consiglio Nazionale del Coni ha votato, a larghissima maggioranza, un documento che boccia senza appello il testo unico. «Se la Repubblica riconosce e favorisce l’autonomia dell’ordinamento sportivo - si legge nella premessa - allora le disposizioni contenute nella riforma vanno in direzione decisamente opposta stravolgendo il modello italiano». Agli occhi del Comitato Olimpico, il testo crea «sovrapposizioni e attribuisce compiti e ruoli a soggetti estranei all’ordinamento sportivo». La chiosa è una dichiarazione d'intenti: «Siamo pronti a ogni forma di azione», anche se Malagò ha allontanato l’ipotesi di uno sciopero generale.
RICHIESTE. Le federazioni lamentano l’ingerenza del nuovo Dipartimento e l'assenza, nel testo, dello sport scolastico (vogliono l’assunzione di 12 mila laureati in scienze motorie); chiedono il raddoppio dei finanziamenti (da 410 a 820 milioni) e risposte sulla chiusura delle palestre scolastiche, facendo sapere di non voler accettare nuovi organismi senza che ci sia una loro rappresentanza. Tre grandi preoccupazioni: ammorbidire l'abolizione del vincolo (riconoscendo dei premi alle società), rendere sostenibile il lavoro sportivo e rivedere «la pericolosa norma» sui criteri di ripartizione dei fondi in base al numero dei tesserati. A proposito di atleti, ieri Masciadri (che li rappresenta in consiglio) ha preso le distanze da alcuni sindacati che nelle ore precedenti avevano invece apprezzato la riforma. Il Coni pretende, inoltre, il rispetto della sua pianta organica di 238 dipendenti come attestato dal Ministero della Funzione Pubblica (la Francia, per citare un paragone, ne ha 70) e dei beni come la Scuola dello Sport e l’Istituto di Medicina e Scienza.
DIVERGENZE. Gli Enti di promozione continuano a chiedere più rappresentanza e sembrerebbero disposti ad abbandonare Palazzo H pur di far valere i propri diritti. Ieri non hanno votato il documento, astenendosi come Barelli del Nuoto («serve un gruppo di lavoro per presentare domattina una controriforma») e Binaghi del Tennis («Avremmo dovuto avviare noi un processo di riforma, anziché inseguire gli altri») considerato vicino a Spadafora. Tensione alta in consiglio quando è stato fatto notare che, secondo l’ultimo dpcm, solamente gli Enti possono iscriversi all’elenco del 5 per mille. «Spero sia solo un refuso…» ha detto Malagò che ieri ha anche commissariato due federazioni olimpiche: il Pentathlon, con Pigozzi al posto del dimissionario Magini, e l’Hockey che non è riuscita a eleggere un presidente (parità assoluta tra i candidati Mignardi e Silvano): toccherà a Mornati, già segretario generale del Coni, indire nuove elezioni.
«Basta, c’è un limite a tutto, sono 5 mesi che paralizzano lo sport. Stanno cancellando la storia del Coni»
Gianni Petrucci, 75 anni, presidente della Federbasket ANSA
IPRESIDENTI. Petrucci (Federbasket) non le ha mandate a dire: «Veniamo insultati ogni giorno, ma c’è un limite a tutto. Non sappiamo se ripartiremo, se i campionati finiranno, e ci presentano una legge inapplicabile che soffoca lo sport. Solo due persone non cambiano mai parere: i morti e gli stupidi». «Questo tavolo vuole dialogare con il Parlamento. Una riforma che tocca 11 milioni di persone non si fa con una legge delega» ha dichiarato Aracu degli sport rotellistici. Così Casasco (Medici Sportivi): «La cura non solo può essere peggio del male, ma può persino uccidere». Il numero uno della Federcalcio, Gravina, ha parlato di «binario morto». Intanto James Macleod del Cio ha scritto una lettera all'Italia in cui sollecita «una soluzione legale adeguata per porre fine a una violazione della carta olimpica». Gli oppositori di Malagò la vedono come una mossa studiata a tavolino con Bach per mettere pressioni al governo. Ma il rischio sanzioni per il nostro Paese è uno scenario da evitare a tutti i costi.
«Non siamo un modello, avremmo dovuto avviare noi un processo di riforma anziché inseguire gli altri»
Angelo Binaghi, 60 anni presidente della Federtennis ANSA