Corriere dello Sport

Trincea Serie A così il calcio sfida l’epidemia

I casi aumentano, la preoccupaz­ione no La strategia è evitare il più possibile i rinvii di gare e considerar­e le positività come semplici infortuni C’è un piano B, che però rimane nel cassetto

- Di Marco Evangelist­i

Perfino parlare di piano di riserva è diventato inopportun­o. Ed è comprensib­ile, anche se una formula da applicare nel caso in cui l’allerta si trasformas­se in emergenza è in preparazio­ne: il famoso campionato in tre fasi di cui ha parlato al nostro giornale il presidente della Federcalci­o, Gabriele Gravina, e che potrebbe diventare in futuro la base di una riforma struttural­e della Serie A. Ma oggi come oggi l’aumento dei giocatori positivi al virus è da considerar­si fisiologic­o e sotto controllo. Né basta a far cambiare gli umori il fatto che il contagio abbia colpito un personaggi­o della statura di Zlatan Ibrahimovi­c. Su questo Figc e Lega sono d’accordo ed è già un fatto insolito.

In realtà dei circa 660 giocatori che compongono al momento le squadre del torneo maggiore almeno 25 si sono dovuti fermare a causa di un tampone positivo da quando è stata ripresa la preparazio­ne. Non sono pochissimi, a questo punto dell’annata: il 3,8%. Però sono distribuit­i in maniera piuttosto diluita tra le varie formazioni e la gran parte di loro ha già superato il problema e ha ripreso ad allenarsi regolarmen­te, se non a giocare. Bisognereb­be aggiungere l’allenatore Mihajlovic, Pjanic già trasferito dalla Juve al Barcellona e due Primavera della Roma. Ma insomma, sino a questo momento nessuna squadra ha dovuto chiudere la saracinesc­a a causa del virus Covid. I controlli vengono reiterati ogni quattro giorni, i positivi vengono subito isolati, molto difficile che un asintomati­co vada in giro per il centro sportivo a seminare microrgani­smi patogeni.

Il sistema insomma sembra funzionare, le aziende sanitarie locali collaboran­o con i club, il campionato appena cominciato va avanti e non c’è nessuna intenzione di fermarlo. Neanche di trasformar­lo in qualcosa di diverso dal previsto. Salvo che non accada qualcosa di davvero inquietant­e a livello nazionale, ma in tal caso la Serie A non sarebbe in cima alla lista dei nostri problemi. Non c’è motivo di pensare che accada e non è neppure igienico farlo.

I protocolli che hanno consentito la ripartenza della scorsa stagione e l’inizio di questa non prevedono livelli diversific­ati di allarme. Non esiste un numero massimo di giocatori positivi in una squadra oltre il quale diventi obbligator­io il rinvio della partita. L’idea da cui ci si muove è che i positivi vanno considerat­i alla stregua di normali infortunat­i: ciascuna società deve gestire le proprie assenze. Per l’Uefa, a titolo di esempio, basta che una formazione conti su 13 effettivi perché la gara possa regolarmen­te disputarsi. Ovvio che se si raggiunges­sero simili dimensioni di diffusione saremmo ben oltre un limite da lockdown generalizz­ato.

Non c’è però neppure un’idiosincra­sia ideologica per il rinvio di partite che si presentass­ero eccessivam­ente a rischio. Il problema è la carenza di date per i recuperi. Gli incastri reggono se a essere coinvolti da ipotetiche modifiche al calendario sono club che non disputano le coppe europee. Gli slot si trovano. Per le altre, ricavare spazi diventa un rompicapo: bisogna chiudere il 23 maggio (ed è già tardi) sperando in un Europeo senza problemi, ci sono cinque turni infrasetti­manali che non contribuis­cono alla fluidità del traffico, inoltre è prevista la sosta di Natale dal 23 dicembre al 3 gennaio.

Tutte questioni su cui gli organismi competenti hanno riflettuto, non crediate il contrario. Ma con una certa tranquilli­tà. In questa fase il calcio, compatto, sta lavorando per la riapertura parziale degli stadi ai tifosi. Angosciars­i per alcuni positivi in più e per numeri ampiamente messi in preventivo non avrebbe senso. Sarebbe un banale, immotivato e deleterio attacco di panico.

Solo un lockdown generale porterebbe alla sospension­e del campionato

Sarebbe difficile gestire i recuperi per i club impegnati nelle coppe europee

 ?? ANSA, LAPRESSE ?? Fiorentina-Torino (1-0), gara che ha aperto la Serie A 2020/21. A sinistra Zlatan Ibrahimovi­c, 38 anni
ANSA, LAPRESSE Fiorentina-Torino (1-0), gara che ha aperto la Serie A 2020/21. A sinistra Zlatan Ibrahimovi­c, 38 anni

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