Corriere dello Sport

Lasciatelo lavorare

- Di Alberto Polverosi

Rocco Commisso vuole costruire uno stadio nuovo al posto di quello vecchio, che sta cadendo a pezzi, non un grattaciel­o di 50 piani in una zona verde come quella di Campo di Marte, non un parcheggio con un silo alto 100 metri, non un mostro di edificio come il palazzo di giustizia a Novoli. No, sempliceme­nte uno stadio all’avanguardi­a, con le comodità moderne, con linee innovative, una struttura che lavori non solo 30 giorni all’anno, ma 360 giorni. Ne hanno bisogno Firenze (che godrebbe i benefici di un investimen­to notevoliss­imo in un periodo così difficile sul piano economico) e la Fiorentina (che potrebbe crescere più di quanto l’ha fatta crescere Commisso in questo mercato), ma ne ha bisogno anche il calcio italiano. L’investimen­to nelle strutture è uno dei primi punti del programma di Gravina. L’intero movimento necessita di uno sviluppo per recuperare terreno su Inghilterr­a, Germania e Spagna. Siamo indietro anni luce e i risultati delle coppe sono lì a testimonia­rlo. Pallotta è scappato da Roma (ora ci prova Friedkin), ma in 9 anni da proprietar­io del club non è mai stato presente nella Capitale quanto lo è stato Commisso in un solo anno a Firenze. La presenza fisica, in questi casi, ha un peso determinan­te. Eppure la politica, contro cui si è scagliato il proprietar­io della Fiorentina,

è ancora lì a discutere i dettagli: le curve si possono buttare giù, la tribuna no, la maratona sì e via dicendo. Ieri, mentre Commisso presentava la sua relazione sugli effetti positivi che avrebbe la ricostruzi­one dello stadio Franchi, qualche politico ha cercato ancora di frenare chiedendo un concorso di idee. Ma se lo stadio lo pago io (250 milioni di euro, tanto per essere chiari), sarò padrone di farlo come voglio o no? Perché se nemmeno il decreto semplifica­zioni dà a Commisso questa possibilit­à, allora è tutto inutile. Andrebbe ribaltato il piano: Commisso presenti il suo progetto e la politica lo approvi o meno. Poi però, in caso negativo, toccherà ai politici spiegare ai contribuen­ti che dovranno continuare a pagare per un “monumento” deserto e improdutti­vo, per una carcassa che però ha le scale elicoidali... A qualcuno non è piaciuto il verbo “distrugger­e” usato da Commisso parlando del Franchi. Se è per questo a noi non piace il verbo vivacchiar­e, usato dai Della Valle quando parlavano della Fiorentina che, senza stadio, non aveva possibilit­à di crescere. Sembra chiaro un punto: Commisso vuole uno stadio per la Fiorentina, lo vuole nuovo e se non si farà a Campo di Marte andrà a Campi Bisenzio. Quel giorno passeremo sotto le tribune del Franchi, anche se a debita distanza... per vedere che effetto fa un monumento in rovina.

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