Schwazer a cuore aperto «Siamo quasi alla verità»
«Mi piacerebbe tornare alle gare, ma non è un’ossessione»
«Ho detto che sarei andato fino in fondo e, a questo punto, siamo quasi arrivati alla verità. Volevano colpirmi, ma ora voglio che sia certificata la mia innocenza». Ma se dall’altra parte c’è «una giustizia sportiva di cui non posso più fidarmi, perché in questi casi la colpa è sempre dell’atleta», è come marciare con le scarpe di piombo. L’Alex Schwazer apparso ieri nella trasmissione “Ogni mattina” su TV8, l’Alex Schwazer di oggi, è una maschera di gesso, determinato a mettere la parola fine su uno dei (presunti) casi di doping più controversi nella storia dello sport mondiale. «Però non mi aspettavo che, dalla mia sospensione a ridosso dei Giochi di Rio, a distanza di quattro anni fossimo ancora qui a parlarne», ha detto il 35enne marciatore di Vipiteno al giornalista Daniele Piervincenzi.
In mezzo, la testimonianza dal comandante del Ris di Parma, Giampietro Lago, a confermare quanto dichiarato dieci giorni fa: «Sono state sorprendenti le difficoltà trovate a Colonia (per avere il campione B nel laboratorio accreditato dall’agenzia mondiale antidoping, la Wada; ndr). Volevano fornirmi una provetta di urine anonima con una concentrazione di Dna tre volte superiore a quella dichiarata. Questa
anomalia deve trovare una spiegazione».
Ancora il marciatore: «Io so quello che ho fatto - anzi, non ho fatto - e quindi non mi interessa quello che gli altri possano pensare». E ancora: «Non mi sorprende che la giustizia ordinaria abbia trovato reticenze dalla Wada. In un anno è stato fatto di tutto pur di non mandare le provette in Italia. Mi sorprende piuttosto che nessuno abbia detto niente».
Alex Schwazer tornerà mai alle gare? «Ci penso, poco ma ci penso. Sono ancora un atleta integro ed efficiente, mi farebbe piacere tornare a marciare per chiudere la carriera in attività. Ma non è un’ossessione». Gli allenamenti, intanto, continuano...