Corriere dello Sport

Entrano gli anti Pirlo

Il manifesto della stagione nelle parole di ad e tecnico Marotta: «I confronti duri ci sono stati, fanno parte del gioco» Conte: «La verità fa sempre bene»

- Di Alberto Dalla Palma

Hanno aspettato una settimana in più e si presentano tutti e tre oggi: sono Antonio Conte, Simone Inzaghi e Gian Piero Gasperini, proprio i tre allenatori che in momenti diversi avevano conteso, la stagione scorsa, lo scudetto alla Juve di Sarri. Proveranno a farlo anche quest’anno, ma dovranno confrontar­si con Pirlo e non più con il tecnico toscano.

Volendo, si è trattato di un’appendice del patto di Villa Bellini. Con una sostanzial­e differenza, però. Allora, c’erano decisioni fondamenta­li da prendere sul futuro, e, in particolar­e, una panchina, quella di Conte, in bilico. Ieri, invece, Zhang, Marotta e Ausilio hanno raggiunto il tecnico leccese alla Pinetina per “celebrare” la vigilia dell’esordio in campionato contro la Fiorentina. Insomma, è l’effettivo momento della ripartenza. E l’occasione è servita anche perché l’ad nerazzurro e l’allenatore spezzasser­o un silenzio che durava ormai dallo scorso 21 agosto, ovvero dall’amara finale di Europa League con il Siviglia. Quella sera, con le dichiarazi­oni, sembrava che dovesse saltare tutto per aria. Invece, davanti all’impossibil­ità di un esonero o di dimissioni da parte del tecnico, i cocci sono stati ricomposti.

UNITI E COESI. A parole, dunque, si riparte con sintonia e totale unità d’intenti. «Tutto è stato fatto sempre per il bene dell’Inter. Ora andiamo avanti più uniti e coesi», è il messaggio che hanno lanciato insieme Conte e Marotta. «Incomprens­ioni non è il termine giusto - ha poi aggiunto l’allenatore - Ci sono stati confronti onesti e leali, sono emerse visioni diverse, ma come in tutte le buone famiglie è normale esporre le proprie ragioni, che possono essere giuste o sbagliate. Quando si è chiari e diretti, quando si dice la verità, si può solo trovare giovamento da queste situazioni. Se ci si trova tra persone intelligen­ti che hanno solo il bene dell’Inter in testa, c’è sempre una soluzione: sono molto contento perché continuiam­o tutti insieme un percorso iniziato tutti insieme». Sulla stessa linea l’ad: «L’anno scorso è stato fatto un lavoro straordina­rio e il grande merito è proprio di Conte, ma non avevamo dubbi di questo. Ci sono stati confronti anche duri, ma tutto fa parte del gioco e, alla fine, hanno prodotto risultati positivi. Mi aspetto che anche quest’anno ci siano momenti di tensione, non fosse così vorrebbe dire che c’è rilassamen­to, mentre serve adrenalina».

SEMPRE PROTAGONIS­TI. Garantita la compattezz­a, come si presenta l’Inter alla nuova stagione? «Il nostro obiettivo deve essere quello di confermare la credibilit­à che ci siamo guadagnati in Italia e soprattutt­o in Europa - non si è sbilanciat­o Conte - Nessun allenatore può dare garanzie assolute di vittoria. Visto com’è andata l’anno scorso e visto come ci siamo andati vicino, si è rivelata giusta la mia percezione che qui all’Inter c’erano i margini per vincere, anche se magari ridotti. Poi, alla fine, solo una squadra può festeggiar­e. Beh, noi abbiamo il dovere di essere protagonis­ti e in tutte le competizio­ni a cui prenderemo parte, restando in ballo per il successo fino alla fine». Marotta è stato ancora più concreto («una squadra come l’Inter ha l’obbligo di arrivare nei primi quattro posti e partecipar­e con decoro alla Champions»), anche perché le sue parole sono state la conclusion­e di un altro ragionamen­to: «Oggi i club devono pensare innanzitut­to alla sostenibil­ità. I costi sono certi, i ricavi no, con tutto quello che ha provocato la pandemia. Cercheremo di cogliere qualche opportunit­à e dare una rosa larga, ma non siamo nella condizione di fare grandi investimen­ti. Non è un rallentame­nto del progetto, ma solo una condizione di emergenza da affrontare».

TEMPI CAMBIATI. Conte era stato adeguatame­nte avvisato proprio in occasione dell’incontro di Villa Bellini. E così ieri ha messo da parte il piccone («Kantè come Lukaku? Sono cambiati i tempi. Sappiamo quali sono le indicazion­i della proprietà e siamo consapevol­i della situazione particolar­e che stiamo vivendo. Tutti insieme abbiamo sposato e condiviso un progetto»), celebrando piuttosto gli arrivi di Vidal e Kolarov («ci danno esperienza. Arturo sta bene, si è presentato in buone condizioni fisiche: è forte e ha grande mentalità, nel nostro centrocamp­o può fare tutto, centrale, trequartis­ta e interno»), del gioiello Hakimi («ha potenziali­tà importanti, ma ha bisogno di tempo per adattarsi») e del “figliol prodigo” Perisic («è tornato con grande volontà e voglia di giocare nell’Inter: così è più facile per un allenatore») e spingendos­i, di fatto, a promettere meno esternazio­ni: «Forse pretendo troppo da me stesso. Devo imparare anche a godermi il percorso che intraprend­o con una squadra». L’importante è che regga…

«Forse pretendo troppo da me stesso Devo imparare anche a godermi il percorso che intraprend­o con una squadra»

Antonio Conte ieri in conferenza stampa

«Non possiamo fare grandi investimen­ti. Non è un rallentame­nto del progetto, ma solo una condizione di emergenza»

Beppe Marotta ieri in conferenza stampa

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Da sinistra: il ds Ausilio, Conte, il presidente Zhang e Marotta
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